Biancofiore: «Forza Italia di nuovo vincente se diamo spazio al merito»

«Da troppi anni a questa parte in Forza Italia e settori collaterali, l'esercizio più frequente non è quello di occuparsi dei problemi della gente offrendo soluzioni, né di sporcarsi le suole delle scarpe percorrendo chilometri fra la gente e nelle piazze per cercare il consenso insieme al Presidente Berlusconi, ma quello di distruggere per interesse personale o di parte la splendida creatura politica inventata da Berlusconi». Lo afferma Michaela Biancofiore (FI).

«È infatti la diffamazione dell'amico - prosegue - non dell' avversario, il dileggio e la guerra fratricida l'esercizio quotidiano e preferito tra i dirigenti e gli eletti del partito, quasi si stesse giocando con una squadra i cui giocatori indossano tutti una maglietta diversa e giocano a fare goal nella propria porta. Sono infatti stupefatta innanzi a coloro che tentano di attribuire la sconfitta in Trentino Alto Adige alla sottoscritta che non si è occupata di questa campagna».

«Per me parlano i numeri depositati al ministero dell'Interno anche se in queste ore, anche da coloro che dei numeri hanno fatto una professione vincente, si è cercato di mistificare e sui quali sono pronta in ogni momento al confronto. Basti pensare a chi narra irresponsabilmente che il 2,5 % delle provinciali 2013 sia non solo da ascrivere a me ( che non ero candidata ma che ho solo supportato stupidamente il partito ) ma soprattutto che certifichi che a Bolzano si è preso il doppio con il 3,7 %. Per la cronaca elementare, il 2,5 % su quasi 300.000 votanti tra i quali solo 1/3 è di lingua italiana, significa 7,5% nazionale e in termini di voti parliamo di ben 7.120 di cui nella città di Bolzano, nella quali si rovescia il rapporto etnico, col 70 % italiano e il 30 % tedesco, 3718 voti pari all'8,2 %. Dunque si è perso dalle provinciali quasi 4 punti percentuali e dalle comunali 2005 e 2010, da me gestite oltre il 6%. Se FI vuole tornare a vincere dunque, la strada è solo quella del merito basato sul consenso vero e sulla capacità di fare squadra per salvaguardare e rilanciare la nostra storia» conclude.

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