Disastro GermanWings: pilota barricato in cabina?

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La procura tedesca sta perquisendo le due case di Andreas Lubitz, il copilota che avrebbe fatto deliberatamente precipitare il volo Germanwings. Lo rende noto la stampa tedesca. Lubitz viveva insieme con i genitori a Montabaur, ma aveva anche una casa a Dusseldorf, nella periferia della città. Su Facebook Andreas viene, intanto, definito un eroe: "Siamo a conoscenza della situazione. Il nostro team verificherà ogni possibile violazione dei nostri Community Standards e reagirà di conseguenza": lo ha detto all'ANSA un portavoce di Facebook, in merito alla pagina spuntata sul social network che inneggia al copilota Germanwings Andreas Lubitz, definendolo, in francese, un "eroe dello Stato Islamico".

PARLA IL PROCURATORE DI MARSIGLIA

Il copilota che si chiude in cabina di comando e decide di far scendere l'aereo fino all'impatto contro la montagna. È questo l'incredibile scenario che emerge dalle informazioni appena fornite a Marsiglia dal procuratore che coordina le indagini sullo schianto di due giorni fa, costato la vita a 150 persone a bordo di un aereo GermanWIngs in volo da Barcellona a Düsseldorf. Il copilota dell'Airbus caduto martedì sulle Alpi francesi è «rimasto solo» in cabina e ha «attivato i bottoni per azionare la discesa dell’aeroplano», ha detto il procuratore, aggiungendo che, stando ai dati recuperati dalla scatola nera, l'uomo «sembrava vivo fino al momento dell’impatto». Trova dunque le prime conferme l'ipotesi che il disastro aereo sia la conseguenza di un gesto volontario. Il secondo pilota, che era di nazionalità tedesca, potrebbe dunque essere stato il responsabile della tragedia per la quale ora si segue la pista del suicidio per motivi personali o dell'atto terroristico.

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Dall’esterno della cabina «si sentono i diversi appelli del comandante di bordo per consentire l’accesso alla cabina pilotaggio, ma non arriva nessuna risposta da parte del copilota», ha aggiunto il procuratore, spiegando che dalle registrazioni delle scatola nera «si sente il respiro umano all’interno della cabina fino all’impatto finale», ma nessuna parola da parte del copilota. Questi «si è rifiutato volontariamente di aprire la porta». Poco prima, «l’aereo era stato azionato con il comando automatico. Il comandante aveva detto al pilota: “Ti lascio il comando” ed è andato in bagno».

I passeggeri si sono accorti all’ultimo momento di quello che stava succedendo e soltanto poco prima dell’impatto si sono messi a urlare: «La morte è stata istantanea».

Ora, dunque, sono in corso indagini sul copilota, che secondo questa ricostruzione ha deliberatamente fatto precipitare l’airbus della Germanwings. Gli investigatori francesi hanno chiesto alle autorità giudiziarie tedesche un supplemento di informazioni sulla persona in questione, Andreas Lubitz, 28 anni, originario di Montabaur (Renania-Palatinato), che lavorava per la compagnia tedesca dal settembre del 2013 e aveva accumulato 630 ore di volo.

Dall’audio estratto dalla scatola nera si sente inizialmente «il capitano di bordo preparare il briefing in vista dell’atterraggio a Dusseldorf». Spiega il procuratore: «Il comandante chiede al copilota di prendere i comandi, le risposte del copilota sembrano laconiche, poi si sente il rumore del sedile che indietreggia e la porta che si chiude. Possiamo pensare che il comandante sia uscito per un bisogno personale. A questo punto quando è solo al comando, il copilota manipola i bottoni del flight monitoring system per azionare la discesa dell’apparecchio. L’intervento su questo selezionatore di altitudine - osserva ancora il procuratore francese, ricordando che l’azione avviene quando il velivolo è ancora ben lontano dalla fase prevista per l’atterraggio - può essere solo volontario».

Si sentono quindi «diversi appelli del comandante di bordo per chiedere l’accesso alla cabina di pilotaggio, non arriva nessuna risposta da parte del copilota. Si sente un respiro umano all’interno della cabina fino all’impatto finale».

A diffondere le prime informazioni inquietanti sull'analisi della scatola nera dell'Airbus finito contro una montagna in Francia due giorni fa era stato nella notte il New York Times: dall'audio registrato dalla scatola nera del volo GermanWings emergerebbe che uno dei piloti, probabilmente il comandante, era rimasto chiuso fuori dalla cabina di pilotaggio nei minuti che hanno preceduto lo schianto. Il Nyt cita una fonte coinvolta nelle indagini secondo la quale dall'audio risulta che il pilota rimasto chiuso fuori dalla cabina avrebbe tentato invano di rientrare secondo la normale procedura, per poi tentare inutilemente con la forza: «Si sente che sta tentando di buttare giù la porta». A questo punto si profila uno scenario che vede il copilota all'interno della cabina, determinato a dirigere l'aeromobile contro la montagna, e il comandante all'esterno che tenta disperatamente di entrare per assumere il governo del velivolo.

Esperti di pilotaggio fanno notare che la scelta di una manovra di discesa apparentemente controllata ha evitato che intervenisse un sistema computerizzato di emergenza che corregge la rottanel caso di picchiata improvvisa. Ma la discesa programmata inserita dal giovane copilota prevedeva una traiettoria che finiva nel cuore di un massiccio montuoso.

La porta blindata della cabina di pilotaggio dell’Airbus A320 è dotata di un meccanismo di sicurezza che ne permette l’apertura automatica in caso di emergenza, ma se dall’interno l’accesso viene negato non c’è modo di aprirla: lo ha spiegato all’agenzia di stampa Ap un pilota che ha volato su questo tipo di aerei per sei anni.

Normalmente, riferisce il pilota, se qualcuno vuole entrare nella cabina di pilotaggio richiede l’accesso e attraverso una videocamera il pilota (o il copilota) decide se consentire l’ingresso o meno.
Se invece dalla cabina non arriva nessuna risposta un membro dell’equipaggio può digitare un codice segreto di emergenza richiedendo l’accesso. Se non c’è ancora una risposta la porta si apre automaticamente dopo 30 secondi. Se tuttavia la persona nella cabina di pilotaggio nega l’accesso la porta blindata rimane chiusa, ha spiegato il pilota, che ha preferito mantenere l’anonimato.

Il pilota ha aggiunto che le compagnie aeree europee, a differenza di quelle americane, non sono obbligate ad avere sempre due persone nella cabina di pilotaggio. In questo caso, se il pilota o il copilota si assentono temporaneamente il regolamento prevede che il loro posto sia preso da un assistente di volo.

Se l’ipotesi del suicidio del copilota dell’Airbus 320 venisse confermata, non si tratterebbe del primo caso nella storia dell’aviazione commerciale.
Un primo precedente si verificò il 9 febbraio del 1982 quando un DC-8 della Japan air lines precipitò in mare poco prima di atterrare all’aeroporto Haneda di Tokyo per colpa di una manovra errata fatta deliberatamente dal comandante Seiji Katagiri. La commissione d’inchiesta appurò che l’uomo - il quale, soffriva di disturbi nervosi - nonostante un tentativo di intervento di altri due membri dell’equipaggio, aveva invertito la spinta dei motori a 300 metri dalla pista, facendo precipitare l’aereo in mare. Nell’incidente morirono 24 persone e 150 rimasero ferite.

Nell’ottobre del 1999, il volo 990 della EgyptAir, partito da New York e diretto al Cairo con 217 persone a bordo, precipitò nell’Oceano Atlantico, al largo dell’isola di Nantucket (Massachusetts), subito dopo il decollo. L’inchiesta della Ntsb (National transportation security board, l’agenzia federale americana che indaga sui disastri aerei) stabilì che il volo fu intenzionalmente sabotato da Gameel El-Batouty, il co-pilota il quale, secondo gli americani aveva manifestato propositi suicidi. Una tesi mai accolta dal Cairo.

Infine, nell’agosto del 1994, l’Atr-42 della Royal Air Maroc, con 44 persone a bordo, tra cui 8 italiani, precipitò vicino Agadir. L’aereo era diretto a Casablanca. Il cockpit voice recorder, il registratore delle conversazioni di cabina, rivelarono che fu il comandante, Younis Khayati, a causare l’incidente nonostante i tentativi disperati del co-pilota, Sofia Figuiqui, la quale dopo aver lanciato per ben tre volte il may-day, cercò invano di bloccare il comandante.

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Frattanto, sono riprese all'alba le operazioni di recupero delle 150 vittime dell'Airbus della Germanwings. I primi corpi, sparsi sul massiccio dei Trois-Eveches, sulle Alpi francesi al confine con l'Italia dove l'aereo si è schiantato, sono stati recuperati con gli elicotteri nel tardo pomeriggio di ieri.

Diverse centinaia di persone, tra famiglie e persone legate alle 150 vittime, in arrivo da Germania e Spagna, sono attese oggi nel luogo dell’incidente. Saranno accolte nelle camere ardenti allestite in due località vicine all’incidente, Seyne-les-Alpes et Le Vernet. Almeno due grandi tendoni in plastica bianca, completamente chiusi, sono stati sistemati questa mattina davanti alla cappella di Seynes-les-Alpes.

La macchina organizzativa francese lavora da ieri per offrire loro la migliore accoglienza. Sul posto sono già stati reclutati quaranta interpreti di tedesco e spagnolo, la lingua della maggior parte delle vittime, e quattro unità medico-psicologiche, due francesi, una tedesca e una spagnola. In parallelo, prosegue l'indagine internazionale per far luce sulle cause dello schianto.

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