Comuni, la Provincia dà l'ok ad altre 19 fusioni

Dagli attuali 208 a 172. Nuova accelerata sulla strada delle fuzioni dei comuni trentini

Dagli attuali 208 a 172. Nuova accelerata sulla strada delle fuzioni dei comuni trentini. La Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla coesione territoriale Carlo Daldoss, ha espresso parere favorevole a 19 processi di fusione che interessano ben 55 comuni.
Il Consiglio comunale di ogni comune coinvolto ha avviato il procedimento di fusione e in ogni comune sono state raccolte le sottoscrizioni di almeno il 15% degli elettori, come previsto dalla normativa regionale. Tutti i comuni interessati «salteranno» il prossimo turno elettorale fissato per il 10 maggio, in quanto l’avvio del processo di fusione determina la proroga degli attuali organi comunali. I referendum sulle fusioni saranno fissati dalla Regione entro il prossimo 31 luglio. In caso di esito positivo i nuovi comuni saranno istituiti dal 1° gennaio 2016 e le prime elezioni avranno luogo nella primavera di quell’anno. Nel frattempo saranno prorogati gli attuali organi comunali fino al 31 dicembre 2015 mentre a partire dal 1° gennaio 2016 e fino alle suddette prime elezioni sarà nominato un commissario. Nel caso di esito negativo del referendum si procederà, invece, con le elezioni comunali in una domenica compresa tra il 1 novembre e il 15 dicembre 2015. Di seguito i progetti di fusione su cui la Giunta provinciale ha espresso parere favorevole:

  1. Albiano Lona Lases, mediante la fusione dei comuni di Albiano e Lona Lases;
  2. Altavalle, mediante la fusione dei comuni di Faver, Valda, Grumes e Grauno;
  3. Altopiano della Vigolana, mediante la fusione dei comuni di Bosentino, Vattaro, Vigolo Vattaro e Centa San Nicolò;
  4. Amblar-Don, mediante la fusione dei comuni di Amblar e Don;
  5. Borgo Chiese, mediante la fusione dei comuni di Brione, Cimego e Condino;
  6. Borgo Lares, mediante la fusione dei comuni di Bolbeno e Zuclo;
  7. Castel Ivano, mediante la fusione dei comuni di Strigno, Spera e Villa Agnedo;
  8. Cembra Lisignago, mediante la fusione dei comuni di Cembra e Lisignago;
  9. Civezzano Fornace, mediante la fusione dei comuni di Civezzano e Fornace;
  10. Madruzzo, mediante la fusione dei comuni di Calavino e Lasino;
  11. Porte di Rendena, mediante la fusione dei comuni di Villa Rendena, Vigo Rendena e Darè;
  12. Primiero San Martino di Castrozza, mediante la fusione dei comuni di Fiera di Primiero, Tonadico, Transacqua e Siror;
  13. Tesino, mediante la fusione dei comuni di Pieve Tesino, Castel Tesino e Cinte Tesino;
  14. Rendena Terme, mediante la fusione dei comuni di Caderzone Terme, Bocenago e Strembo;
  15. Tre Ville, mediante la fusione dei comuni di Ragoli, Preore e Montagne;
  16. Vallelaghi, mediante la fusione dei comuni di Terlago, Vezzano e Padergnone;
  17. Ville d’Anaunia, mediante la fusione dei comuni di Tuenno, Nanno e Tassullo;
  18. Sella Giudicarie, mediante la fusione dei comuni di Breguzzo, Bondo, Lardaro e Roncone;
  19. Contà, mediante la fusione dei comuni di Cunevo, Flavon e Terres.


Il processo di fusione dei comuni attivo da qualche anno ha registrato un rinnovato impulso a partire dal 2014 portando all’istituzione dei nuovi comuni di Predaia, Valdaone, San Lorenzo-Dorsino, Pieve di Bono Prezzo, Dimaro Folgarida, interessando 14 preesistenti amministrazioni. Il provvedimento di oggi interesserà complessivamente 52.641 cittadini residenti in 55 comuni, di cui 20 con una popolazione superiore ai 1000 abitanti, 18 con una popolazione fra i 500 ed i 1000 e 17 con una popolazione sotto i 500. Qualora tutti i processi di fusione, recentemente avviati, dovessero andare a buon fine, dal 1° gennaio 2016 il numero di comuni in Trentino passerebbe dagli attuali 208 a 172.
«Siamo molto soddisfatti per quanto sta accadendo - hanno commentato il presidente Ugo Rossi e l’assessore Daldoss - perché abbiamo sempre creduto che le fusioni siano la strada principale per superare la frammentazione amministrativa e creare migliori condizioni organizzative e di governo del territorio, a vantaggio, innanzitutto, dei cittadini. L’Autonomia trentina - hanno detto - dimostra grande reattività rispetto ai cambiamenti in corso a livello nazionale, dove nel 2014 i processi di fusione registrati hanno interessato complessivamente 62 comuni».

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