Energia, Unione consumatori: sopruso cancellare le tariffe tutelate

Il ddl concorrenza è «una vergogna, quando non, addirittura, dannoso, come nel caso dell’abolizione del regime di maggior tutela su energia e gas»: lo afferma l’Unione nazionale consumatori, che avanza quattro proposte di cose che potrebbero essere facilmente fatte e di cui non c’è traccia nel disegno di legge: liberalizzare le vendite sottocosto; eliminare le spese di spedizione delle bollette a carico degli utenti; liberalizzare i saldi; definizione di prezzo anomalo.

Per quanto riguarda il ddl concorrenza, sull’energia «il passaggio obbligato al mercato libero dell’energia è un sopruso e un gentile omaggio alle imprese, non certo ai consumatori», osserva l’Unione, ricordando che, secondo i dati dell’Authority, chi è passato al mercato libero ha pagato prezzi superiori del 15-20% rispetto a quello tutelato. Per il gas è ancora peggio: è dal 2003 che i consumatori possono scegliere il proprio fornitore di gas naturale, eppure dopo oltre 12 anni solo 4 venditori hanno quote di mercato significative in più di 5 regioni e, di questi, solo 2 sono presenti in più di 15 regioni».

L’Unione consumatori critica inoltre che dal ddl siano spariti i taxi. Ed evidenzia come il provvedimento reintroduca le penali per chi abbandona la compagnia telefonica: «Invece di eliminare del tutto le spese di chiusura del conto telefonico, realizzando la vera portabilità, il governo prima partorisce un topolino (le spese e gli altri oneri restano e l’unico obbligo è quello di commisurarle al valore del contratto e renderle note al consumatore e all’Agcom); poi inserisce un tetto al contratto di 2 anni perchè il consumatore possa liberarsi della compagnia».

Nella sua relazione l’Autorità per l’energia riconosce in effetti che la concorrenza «è ancora poco matura» e che i prezzi del mercato libero sono ancora più alti, del 15-20% per l’energia elettrica rispetto alla maggior tutela (si tratta dell’unica parte di prezzo su cui è possibile agire, vale a dire costi di approvvigionamento, vendita e commercializzazione). E pensare che per loro natura i prezzi di mercato dovrebbero essere più vantaggiosi rispetto alle tariffe decise dall’Autorità per giustificare il cambio di operatore, 

La situazione, da questo punto di vista, è anche peggiorata rispetto al 2011, quando l’Autorità aveva calcolato in un +12,8% la differenza tra libero e tutelato.

Il problema è che «spesso» le offerte sul mercato libero sono «caratterizzate da ulteriori servizi aggiuntivi collegati alla fornitura». Proprio per questo l’Autorità suggerisce una certa attenzione «nel processo di accompagnamento regolatorio al pieno accesso dei clienti al solo mercato libero.

Nell’ambito di tale processo è infatti fondamentale evitare che l’accelerazione della transizione al mercato libero sia caratterizzata da massicci trasferimenti di ricchezza dai clienti finali ai venditori del mercato libero. Questo potrebbe accadere qualora la rimozione dei sistemi di tutela avvenisse in modo repentino, consentendo ai venditori esistenti di innalzare i prezzi senza che i clienti finali possano reagire tempestivamente, sia per l’elevata concentrazione dell’offerta, sia per la mancanza di consapevolezza circa i benefici di prezzo ottenibili attraverso il cambio di venditore».

Per quanto riguarda in particolare l’elettricità l’organismo presieduto da Guido Bortoni rileva una «effettiva concorrenza» per l’attività di vendita ai grandi clienti, con i primi tre operatori che hanno solo circa il 23% dei volumi di vendita nel libero: ma l’analisi su famiglie e pmi evidenzia che la maggior tutela riguarda ancora il 75% dei clienti domestici. E sono proprio gli operatori della stessa tutela (vale a dire dell’operatore storico in quella zona) che «appaiono godere di un vantaggio nel convincere i clienti a rifornirsi alle loro condizioni nel libero»: quasi il 60% di chi passa al libero, infatti, sceglie il venditore dello stesso gruppo che aveva in tutela.

Questo si traduce in una concorrenza ancora abbastanza scarsa, con il primo operatore che detiene circa il 50% dei volumi nel libero. Si tratta di livelli di concentrazione, a giudizio dell’Autorità, che «se si confermassero in caso di riduzione dei clienti in tutela risulterebbero critici per una piena concorrenza».

Anche per il settore del gas l’Autorità parla di «condizioni di limitata concorrenza» per quanto riguarda l’attività di vendita: «Gli indici di concentrazione su base regionale - si legge nella nota dell’Autorità - segnalano la presenza di vantaggi concorrenziali per i venditori tradizionali o incumbent locali, cioè quei venditori che in passato operavano come monopolisti».

Per entrambi i settori, comunque, dal 2011 si registrano miglioramenti nei processi e meccanismi organizzativi a supporto del funzionamento del mercato, pur con alcune criticità ancora presenti. Si riduce nel biennio l’indisponibilità in tempo utile dei dati di misura, rendendo in parte più efficace il processo di switching (nel 2013 scesa al 2,1% dei casi nel settore elettrico, allo 0,8% nel gas); in contrazione anche il fenomeno delle doppie fatturazioni nell’elettrico, con una riduzione del 50%.

In miglioramento anche i servizi telefonici e quelli di distribuzione. Di contro il numero di reclami nel mercato libero è superiore rispetto alla tutela, in particolare crescita nel gas. Il fenomeno dei contratti non richiesti non è ancora del tutto abbattuto, anche se è stato contenuto: l’incidenza dei reclami per contratti non richiesti rispetto al numero dei clienti serviti sul mercato libero è mediamente dello 0,15% circa nel settore elettrico e dello 0,09% nel gas.

 

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