Fisco, Gino Paoli nella bufera Ma Beppe Grillo lo difende

Gino Paoli, sempre nell'occhio del ciclone per la presunta evasione fiscale, incassa la solidarietà di Beppe Grillo: no a questo gioco al massacro

«Chiariremo tutto. L’accusa è infondata». È quanto ha detto Andrea Vernazza, legale di Gino Paoli, indagato perché avrebbe portato in Svizzera due milioni di euro evadendone 800 mila. «Mi ha detto che voleva dimettersi dalla presidenza della Siae. Gli ho consigliato di sospendersi in attesa di chiarire tutto», ha detto Vernazza, aggiungendo che Paoli «è dispiaciuto per questa cosa, per l’immagine che ne esce fuori. Ma lui non ha commesso alcun reato». Il cantautore incontrerà il suo legale domenica al suo rientro a Genova.

La Guardia di Finanza di Genova ha intanto sequestrato materiale cartaceo nella sede delle tre società che farebbero capo a Gino Paoli (la Edizioni musicali senza fine, la Grande Lontra e la Sansa), già  perquisite nell’ambito dell’inchiesta. Il materiale deve essere ancora catalogato dagli uomini delle fiamme gialle. Nulla, invece, sarebbe stato portato via dalla casa di Paoli.

Il cantautore verrà interrogato il 2 marzo nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per evasione fiscale. L’interrogatorio è stato concordato tra il suo legale e il procuratore aggiunto Nicola Piacente che coordina le indagini della Guardia di finanza. «Gino Paoli - ha sottolineato il legale - aveva contattato il commercialista Andrea Vallebuona per riportare i soldi in Italia, quindi per rientrare nella legalità. Non per portarli in Svizzera. Resta comunque da dimostrare che quei soldi siano stati portati nel 2008». Secondo l’accusa il cantautore avrebbe portato in Svizzera due milioni di euro evadendo il fisco per 800 mila.

Sottoposto a un fuoco di fila di critiche e attacchi, Paoli può invece contare sulla solidarietà del leader dei 5 Stelle Beppe Grillo. Il legale del cantautore ha riferito che Grillo ha chiamato Paoli «per scusarsi con lui dopo gli attacchi del Movimento 5 stelle».

«Premetto che Gino Paoli è mio amico» e «quindi potrei essere considerato poco obiettivo. Ma a questo gioco al massacro di una persona di 80 anni non pregiudicato, mai inquisito, per alcunché, che mi risulti, io non ci sto! I cittadini sono diventati vittime sacrificali, mostri da sbattere in prima pagina senza che possano difendersi», ha poi scritto Grillo sul suo blog. Dove precisa: «Io non ho “mosso i miei” contro Gino Paoli. Aspetto la magistratura prima di emettere qualunque giudizio, alla faccia degli sciacalli dell’informazione». «Il Secolo XIX ha pubblicato un titolo di condanna che non ammette replica: “Maxi evasione in Svizzera, blitz della Finanza a casa di Gino Paoli” dal quale un lettore distratto evince che Paoli avrebbe evaso senza alcun dubbio cifre persino superiori al Costituzionalista di Arcore condannato per truffa fiscale»,  scrive Grillo, che parla di «un articolo costruito su delle ipotesi che si para il culo con l’uso dei condizionali. Sbatti il mostro in prima pagina. Nel caso Paoli risulti innocente, e questo lo decideranno i giudici e non i giornalisti, chi lo risarcirà?».

Grillo continua: «Il Secolo XIX si sdegna per “la mancanza di rispetto dell’amico Beppe Grillo. Ieri il Movimento 5 Stelle che ha chiesto le dimissioni di Paoli da presidente della Siae. La fretta con la quale Grillo ha mosso i suoi, però, è sintomo di un giustizialismo cinico, per nulla democraticò. Io - scrive però il leader M5s in un post che si conclude con Sapore di sale - non ho mosso i miei contro Gino Paoli».

Il gruppo dei deputati M5s ha però confermato la posizione espressa sul caso («in attesa del responso della magistratura valuti le dimissioni dalla Siae») e smentisce prese di distanza di Beppe Grillo. «Non c’è alcuna presa di distanza di Beppe Grillo dai deputati M5S rispetto alla vicenda che ha investito il cantautore Gino Paoli» precisa il gruppo parlamentare alla Camera.

«Il gruppo, come sempre, ha agito in piena autonomia, riconosciuta da Grillo, e aspettiamo che la magistratura faccia il suo corso. Nel frattempo - conclude il gruppo M5S a Montecitorio - chiediamo a Paoli di valutare l’opzione delle dimissioni dalla Siae. Non stiamo gridando che debba dimettersi, come alcuni vorrebbero far credere».

Sempre sul fronte Siae, di cui Paoli è presidente, per il 24 febbraio è stato convocato un consiglio di gestione, nel quale il cantautore comunicherà le sue decisioni. Lo annuncia la stessa Società, smentendo le indiscrezioni su una sospensione dello stesso Paoli dalla presidenza, in quanto non prevista dallo statuto Siae.

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