Il ministro della Salute boccia i punti nascita piccoli: «Vanno chiusi subito»

di Luisa Maria Patruno

Lo aveva già detto varie volte negli incontri con gli amministratori regionali, ma ieri il «no» del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin , alle richieste di deroga al limite minimo di 500 parti all'anno per poter tenere aperto un punto nascita, è stato pubblico e categorico. «Non ci sarà nessuna deroga per la chiusura dei centri dove si realizzano meno di 500 nascite l'anno» ha dichiarato infatti il ministro Lorenzin intervenendo durante la trasmissione della Rai «I fatti vostri». «È pericoloso partorire in strutture piccole - ha aggiunto - e non voglio più sentire gli amministratori che mi chiedono deroghe per evitarne la chiusura. La mia preoccupazione è che non si ripetano altri casi come quello della piccola Nicole morta nel trasferimento da Ragusa a Catania».


Ieri il ministro della Salute, che oltre tutto è lei stessa incinta, ha risposto anche al question time alla Camera sul caso siciliano spiegando l'esito del lavoro degli ispettori ministeriali che hanno riscontrato «l'assenza di un efficace sistema di governance per sicurezza dei punti nascita e mancata attuazione del protocollo relativo al trasporto neonatale d'emergenza».  La morte della neonata siciliana, nata in una struttura senza la rianimazione e che non è stata soccorsa - secondo il ministero come i protocolli di sicurezza avrebbero richiesto, sembra mettere dunque una pietra sopra alla possibilità, che le Province di Trento e Bolzano intendevano sondare presso il ministero della Salute, di continuare a tenere aperti dei punti nascita che non rispettano gli standard richiesti dal prococollo siglato dalla Conferenza delle Regioni e dallo Stato, tra cui in particolare il numero minimo di parti, che a livello internazionale viene indicato in 1.000, ma che si tollera possa essere ridotto a 500 parti all'anno.


Il governatore trentino Ugo Rossi e il collega altoatesino Arno Kompatscher nei giorni scorsi avevano annunciato l'intenzione proprio di recarsi personalmente dal ministro Lorenzin per perorare la causa dei punti nascita periferici che non rispettano gli standard. Ma la risposta è arrivata prima ancora che l'incontro avesse luogo. «L'incontro per quanto ci riguarda è confermato - dice il presidente Ugo Rossi - stiamo attendendo che ci fissi un giorno entro la fine del mese. Quello che noi andremo a chiedere non è una deroga agli standard, compreso quello sui 500 parti, che tutte le Regioni e noi ci siamo impegnati a rispettare con l'accordo Stato-Regioni. Vorremmo però rappresentare delle situazioni che sono al limite degli standard, come Silandro in Alto Adige o Tione e Cavalese per quanto riguarda il Trentino, nei quali si possono considerare dei criteri di flessibilità».


«Ma lo faremo in maniera laica - mette le mani avanti Rossi - e a fronte della risposta che il ministro ci darà tireremo le conclusioni. Riteniamo però doveroso non lasciare nulla di intentato e provare ad aprire tutte le porte. In Trentino la situazione è molto diversa rispetto a quella siciliana e anche il nostro modello organizzativi. Ad esempio, noi abbiamo un servizio di elisoccorso in funzione anche di notte e che sopperisce al problema della distanza da un pronto soccorso neonatale. L'anno scorso, ad esempio, l'elicottero è intervenuto tre volte, una in val di Non e le altre due da altri ospedali periferici per soccorrere tempestivamente dei neonati, per questo non si può parlare di zone disagiate».

comments powered by Disqus