Ucraina, la tregua non scatta: scontri fra l'esercito e i ribelli

Altro che tregua. La situazione nell’Ucraina orientale in queste ore sembra essere esplosiva. A Debaltseve «ci sono aspri scontri» e «si combatte per ogni quartiere, per ogni strada», ha detto il vicecapo della polizia regionale di Donetsk (filo-Kiev) Ilià Kiva.

I miliziani ribelli filo-russi sostengono di aver preso il controllo di gran parte della città di Debaltseve, importante snodo ferroviario a metà strada tra le roccaforti separatiste di Donetsk e Lugansk attorno al quale migliaia di soldati ucraini sono circondati dai ribelli e dove i combattimenti non sono stati fermati dalla tregua. Lo fa sapere l’agenzia Interfax citando un portavoce ribelle secondo cui decine di soldati si sarebbero già arresi. Non ci sono però conferme di questa notizia da fonti indipendenti.

«Gli Stati Uniti sono gravemente preoccupati dal deterioramento della situazione a Debaltseve e nei suoi dintorni, nell’Ucraina orientale», afferma il Dipartimento di Stato americano. Gli osservatori dell’Osce - sottolinea poi il dipartimento - hanno confermato che «gli gli attacchi continuano in questa e in altre zone», mentre «il governo ucraino riferisce che i ribelli sostenuti dalla Russia hanno sparato contro le sue forze 129 volte nelle ultime 24 ore, causando cinque morti e 25 feriti» e queste «azioni aggressive minacciano il più recente cessate il fuoco».

Queste azioni, si legge in una nota della portavoce del dipartimento Jen Psaki, mettono inoltre «a rischio il ritiro pianificato delle armi pesanti, come richiesto nel pacchetto del 12 febbraio di Minsk». Gli Usa - continua la nota - stanno inoltre «monitorando con attenzione informazioni riguardo ad una colonna di equipaggiamenti militari russi in viaggio verso Debaltseve».
«Chiediamo alla Russia e ai separatisti che sostiene di fermare immediatamente gli attacchi, di impegnarsi con l’Osce per facilitare il cessate il fuoco e, come richiesto dal pacchetto ci misure concordate il 12 febbraio, di applicare pienamente i loro impegni assunti il 5 e 19 settembre a Minsk».

Ribelli e forze ucraine, dunque, non hanno rispettato i termini per l’inizio del ritiro delle armi pesanti, secondo step degli accordi di Minsk-2 siglati la settimana scorsa e che sarebbe dovuto iniziare oggi per creare entro 14 giorni una zona di sicurezza nel sud-est ucraino.
La creazione di questa zona - che dovrebbe essere larga tra 50 e 140 km a seconda della gittata dei pezzi di artiglieria e dei lanciarazzi - è messa in dubbio dal mancato rispetto della tregua in alcune aree del Donbass, e in particolare a Debaltseve.

Oltre ai combattimenti nella sacca di Debaltseve, dove migliaia di soldati ucraini sono circondati dai miliziani, scontri e bombardamenti più o meno sporadici si registrano anche in altre aree, e forze governative e ribelli si accusano a vicenda delle violazioni della tregua.
Il portavoce del ministero della difesa dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Eduard Basurin, non esclude comunque che il ritiro delle armi pesanti possa iniziare in certi punti della ‘linea di contattò «dove le parti hanno già cessato il fuoco completamente».
Secondo Denis Pushilin, uno dei leader separatisti, in mattinata dovrebbe svolgersi una videoconferenza del Gruppo di contatto (Kiev-Mosca-Osce-separatisti) per cercare di risolvere la situazione.

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