Evasione e «sconto» fiscale, altro rinvio di sei mesi

Il governo prende tempo. Per la seconda volta. La revisione del contestato decreto delegato sulle sanzioni contro l’evasione fiscale, quello in cui era stata inserita la cosiddetta norma del 3% «Salva Berlusconi», non arriverà - come annunciato da Matteo Renzi - sul tavolo del consiglio dei ministri del 20 febbraio. La presentazione in cdm slitterà a maggio e l’entrata in vigore, ha corretto il tiro il premier, a settembre, con un rinvio reso possibile dalla proroga della delega fiscale.

La storia del provvedimento è nota: il 24 dicembre scorso, in un consiglio dei ministri atteso soprattutto per i decreti attuativi del Jobs act, il governo approva anche il decreto attuativo delle delega su sanzioni e compliance. Il testo passa all’inizio un pò in sordina rispetto al contratto a tutele crescenti e alla nuova Aspi, ma bastano pochi giorni perchè esploda la bomba.

Una norma, apparentemente inserita all’ultimo momento, prevede infatti una soglia pari al 3% dell’imponibile al di sotto della quale non scattano le sanzioni penali per evasione fiscale. Un salvacondotto che riguarda anche Silvio Berlusconi. Le dietrologie sul legame tra decreto e patto del Nazareno si sprecano e il presidente del Consiglio, prendendosi la responsabilità del blitz natalizio, decide di ritirare le misure e di rifletterci su. Dandosi come scadenza il 20 febbraio, giorno in cui è convocato un apposito cdm. Fino ad oggi nell’entourage di governo tutti hanno confermato data e tempistica, giudicando, in pieno stile Renzi, non necessario un allungamento dei tempi.

Ma ecco il nuovo slittamento, in un momento in cui il quadro politico e il rapporto tra Berlusconi e Renzi è profondamente cambiato. Un primo pacchetto della delega fiscale al consiglio dei ministri della prossima settimana arriverà, ma non, come annunciato, il decreto sulle sanzioni.

«La parte del Fisco come giudice, - così l’ha definito il presidente del Consiglio - la stiamo studiando, riflettiamo per evitare che accada una schifezza. Ma dal primo settembre avremo un sistema che funziona dove si riescono a riportare a casa tutti i soldi, senza fare pasticci». Berlusconi, ha ribadito ancora una volta per fugare ogni sospetto, «non c’entra niente». Si vuole invece evitare quel che è accaduto con la lista Falciani con la quale «l’Italia ha contestato 740 milioni di potenziale evasione e ne ha portati a casa 29».

La versione ufficiale dello slittamento la spiega il vice-ministro per l’Economia, Luigi Casero alla Camera. «Per omogeneità di materia» - argomenta - le sanzioni andranno di pari passo con i decreti su contenzioso e accertamento, particolarmente complessi e per questo già previsti in tempi più lunghi. Per fare ciò, a slittare saranno anche inevitabilmente i tempi di attuazione di tutta la delega fiscale, in scadenza il 27 marzo. Il governo, ha spiegato ancora Casero, chiederà una proroga di sei mesi: tre mesi per presentare i decreti legislativi e tre per ottenere l’approvazione del Parlamento. Il motivo illustrato dal viceministro è quello di coinvolgere le Commissioni di Camera e Senato in un dialogo proficuo con il governo, facendo in modo di ottenere il risultato finale di provvedimenti «il più possibile condivisi».

Di tempo ne rimane parecchio, ma, secondo quanto confermato da fonti di governo, il decreto sulle sanzioni non dovrebbe modificare in alcun modo la normativa vigente sulle frodi, inserendo qualche novità invece sulla dichiarazione infedele, nel caso cioè di errori materiali. Interpellato sul tema, però, il premier Renzi ha lasciato intendere che sul punto si è ancora al lavoro.
Al Cdm del 20 dovrebbero intanto arrivare le nuove norme in materia di fiscalità internazionale per le imprese, sui giochi, sulla fatturazione elettronica e sul catasto, argomento che sarà oggetto domani del confronto all’interno della cosiddetta «bicameralina».

Sul nodo partite Iva, dopo che il Tesoro ha certificato ieri un boom di oltre il 200% a dicembre dovuto proprio all’approssimarsi del nuovo regime, i giochi rimangono invece aperti. L’orientamento potrebbe essere quello di garantire per l’anno in corso la coesistenza del vecchio sistema (approvando l’emendamento in tal senso presentato da Scelta Civica al decreto Milleproroghe), puntando ad una revisione complessiva per il 2016 nelle prossime settimane.

Mila Onder

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