Il «cantiere» di Dellai già divide il Pd

Lorenzo Dellai continua ad essere motivo di fibrillazione per il Pd trentino, anche se non è più governatore, dividendo i democratici tra chi si dice pronto a dialogare con lui, per rafforzare l’ala di centrosinistra della coalizione alle comunali del 10 maggio - in funzione anti-Patt - e in prospettiva per costruire insieme quel Pd territoriale che non si fece a suo tempo

di Luisa Maria Patruno

Lorenzo Dellai continua ad essere motivo di fibrillazione per il Pd trentino, anche se non è più governatore, dividendo i democratici tra chi si dice pronto a dialogare con lui, per rafforzare l’ala di centrosinistra della coalizione alle comunali del 10 maggio - in funzione anti-Patt - e in prospettiva per costruire insieme quel Pd territoriale che non si fece a suo tempo. E chi invece proprio non ne vuole sapere delle avances dellaiane, considerate strumentali e interessate, e sbarra la porta.

Sia la segretaria del Pd trentino, Giulia Robol, che Luca Zeni, entrambi ex margheritini, si sono espressi in termini di grande disponibilità nei confronti di Dellai e dell’Upt, cosa che non è piacita affatto al consigliere provinciale Mattia Civico. Il consigliere dice di non riconoscersi affatto nelle parole della segretaria che ha parlato di «ricomposizione delle anime di Pd e Upt che a suo tempo fecero scelte diverse», sulla base della necessità di «semplificare il quadro politico» e di una «comune cultura politica».

«Faccio sommessamente notare - dichiara Civico, che alle primarie aveva votato Elisa Filippi non Robol - che la cultura politica a cui appartiene il Pd fa riferimento alla famiglia dei socialisti e democratici europei e non al partito popolare, che alle ultime elezioni nazionali l’Upt ha sostenuto alla Camera una lista alternativa a quella del Pd e che in vista delle prossime elezioni amministrative sono da registrare comportamenti ambigui di dialogo con elementi esterni alla coalizione di centro sinistra autonomista».

E aggiunge: «Nell’azione di governo provinciale abbiamo registrato in più occasioni la formale ed esplicita opposizione dei rappresentanti dell’Upt alle nostre proposte, fino ad organizzare incontri pubblici su tematiche che riguardano competenze a noi affidate nel chiaro intento di organizzare il dissenso. Non é dunque chiaro, non essendo stato discusso nelle opportune sedi, quali sarebbero i forti presupposti per i quali si starebbe pensando a percorsi di unificazione».

Civico contesta dunque la segretaria Robol per aver detto come la pensa prima che della questione si sia discusso e deciso nel partito: «Non é una singola persona che può decidere la forma e il colore del contenitore in cui siamo chiamati a riconoscerci». E poi definisce «espediente di vecchia politica» quello di «pensare ad assi privilegiati con una parte della coalizione, per indebolirne o contrastarne un’altra. Dovremmo invece praticare la leadership che abbiamo spiegando idee e prospettive, perseguendo soluzioni ai problemi della nostra comunità. Rafforzare la coalizione vuol dire esercitare pienamente la propria forza. E su questo - conclude Civico - mi pare evidente che abbiamo margini di miglioramento».

Anche la consigliera provinciale Lucia Maestri critica le esternazioni di Robol e di Zeni non tanto nel merito, ma nel metodo: «Anch’è penso che con Dellai si possa aprire un confronto interessante, ma di questo si deve discutere nel partito non ha senso che ognuno di noi si alzi e dica la sua».
Il capogruppo provinciale del Pd, Alessio Manica, però la sua la dice, anche perché sull’argomento si è già espresso in occasione della convention dellaiana di Sanbapolis.

«L’evoluzione dell’Upt - dice Manica - è qualcosa che dobbiamo guardare come Pd con attenzione e interesse. Io sono convinto e l’avevo scritto anche nella mozione congressuale che il Pd trentino deve evolversi staccandosi un po’ da quello nazionale per esprimere una dimensione più territoriale. Penco che con l’Upt si possa fare un percorso di questo tipo perché siamo affini avendo un percorso comune di 15 anni al governo e credo che dovremmo trovarci per valutare la cosa. E non penso, come dicono molti - aggiunge Manica - che Dellai pensi solo al suo salvataggio, io penso a un progetto che va oltre Dellai e oltre noi stessi». Manica però non crede che Pd e Upt possano riuscire a fare liste unitarie nei comuni più grossi, mentre vede ampi spazi di possibili sperimentazioni «in quelli fra i 2.000 e i 7.000 abitanti».


E MANICA SFIDUCIA ROBOL
Il capogruppo provinciale del Pd, Alessio Manica, che era stato uno dei principali sostenitori della mozione con cui Giulia Robol si era presentata alle primarie per la segreteria del Pd provinciale, «scarica» la segretaria proponendo che l’accordo Robol-Scalfi che aveva messo in minoranza la candidata renziana Elisa Filippi (prima alle primarie ma senza raggiungere la maggioranza dell’assemblea) venga riconsiderato.

«Serve - dichiara Manica che si è scontrato con Robol sul nodo Rovereto - un reinstradamento con una gestione più larga e trasparente del partito. La gestione da parte della maggioranza non ha funzionato. Torniamo a una gestione unitaria coinvolgendo la componente di Elisa Filippi, come fecero Nicoletti, Pinter e Tonini, che consentì di vincere tutte le elezioni». Manica propone anche che gli organi direttivi del partito siano integrati con la presenza dei 4 consiglieri provinciali, lui e Luca Zeni, Mattia Civico e Lucia Maestri, esclusi dall’ultimo coordinamento.

GILMOZZI SPINGE DELLAI
«Ci siamo messi in discussione noi per cercare di rilanciare la coalizione, affinché non vada perso quanto abbiamo costruito negli ultimi vent’anni in Trentino. Il parlamentino dell’Upt ha condiviso questa proposta di Lorenzo Dellai per le elezioni comunali, ora ci aspettiamo però che lui si impegni pancia a terra nei prossimi tre mesi in particolare su Trento, non come candidato naturalmente, ma per dare concretezza a questa prospettiva politica».

Mauro Gilmozzi, assessore provinciale dell’Upt, conferma come sia soprattutto su Trento che l’Unione pensa di sperimentare le «liste aperte a persone, associazioni, movimenti che siano disponibili a concorrere al rilancio della positiva ed anomala esperienza realizzata in Trentino negli ultimi anni nel campo del centro sinistra autonomista» con un simbolo diverso, come deciso lunedì scorso dall’assemblea del partito. È su Trento, infatti, che l’Upt si sta giocando molto, visto che le elezioni provinciali del 2013 hanno fatto registrate un pericoloso calo in città, dove il partito non è riuscito a eleggere nessun consigliere provinciale, neppure i consiglieri uscenti come Giorgio Lunelli o Salvatore Panetta.

A determinare questo calo due anni fa - seppure nella tenuta complessiva dell’Upt a livello provinciale - è stata naturalmente la presenza della lista di Progetto Trentino lanciata dall’ex Upt, Silvano Grisenti, che si era portato via un bel pezzo di partito e di voti della città. Poi le elezioni non sono andate come sperato per Progetto Trentino, che a sua volta ha perso pezzi. Però continua ad esserci e si presenterà questa volta nel capoluogo con una coalizione ci centrodestra contro il centrosinistra del sindaco Andreatta. Il 3 marzo, poi, si saprà se la Cassazione confermerà la condanna per corruzione o assolverà Silvano Grisenti.

Nella seconda ipotesi nulla impedirebbe all’ex assessore persino di candidarsi come sindaco se la sua nuova coalizione fosse d’accordo, visto che le liste vanno presentate a fine marzo. È chiaro dunque che per l’Upt queste elezioni comunali sono piene di insidie, ma lo sono anche per la tenuta della coalizione che sostiene Andreatta, benché venga dato per scontato che non ci sia gara. Il Patt ha infatti imbarcato molti volti che fino a ieri facevano opposizione al sindaco del Pd pur di riuscire a sfilare all’Unione la seconda posizione e quindi la poltrona di vicesindaco.

Elisabetta Bozzarelli, segretaria del Pd di Trento, dichiara: «Il Patt non riuscirà a diventare il secondo partito perché siamo in città non nelle valli. Comunque noi siamo interessati a capire dall’Upt cosa intendono per sperimentazione. Fino ad ora nessuno ci ha detto niente. Ecluso che si possa fare una lista unitaria, ma possiamo trovare una collaborazione più stretta a partire dai contenuti. Nelle circoscrizioni potremmo anche decidere subito di fare un gruppo unico. Parliamone».

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