Dellai: «Cantiere con il Pd a Trento e a Roma»

La «sperimentazione» di liste aperte con l’uso di un simbolo diverso alle elezioni comunali - dove sarà possibile - su cui Lorenzo Dellai ha ottenuto il consenso del Parlamentino dell’Upt è solo il primo passo di un percorso che sembra avere lo sbocco obbligato, almeno nelle intenzioni del fondatore del partito

La «sperimentazione» di liste aperte con l’uso di un simbolo diverso alle elezioni comunali - dove sarà possibile - su cui Lorenzo Dellai ha ottenuto il consenso del Parlamentino dell’Upt è solo il primo passo di un percorso che sembra avere lo sbocco obbligato, almeno nelle intenzioni del fondatore del partito.

Lo sbocco è quel «cantiere» di cui l’onorevole Dellai ormai continua a parlare che nei prossimi mesi è destinato ad accomunare non solo Pd e Upt a livello locale, ma anche il Partito democratico e tutte le altre piccole o piccolissime forze politiche nazionali o territoriali, come quella di Dellai, che si riconoscono nel centrosinistra e che hanno il comune interesse a trovare il modo per stare insieme per superare la fatidica e non facile soglia del 40% di partito, che la nuova legge elettorale che sta per essere approvata in via definitiva prevede per garantirsi il premio di maggioranza.

Lorenzo Dellai lo dice apertamente: «La decisione del Parlamentino dell’Upt si aggancia alla fase politica che stiamo attraversando a livello nazionale e che prevede l’apertura di un cantiere politico in quello che chiamo il campo democratico. La nuova legge elettorale, che si chiama Italicum e che a me non piace ma che ormai non cambierà, fa sì che non esistano più le coalizioni. Le forze politiche si devono mettere insieme in un’unica lista che dovrà rappresentare il centrosinistra in tutte le sue pluralità. Cambia tutto e dovrà cambiare anche il Pd».

Molti, sia nell’Upt che nel Pd, accusano Dellai per questo suo movimentismo ritenendo che si stia dando un gran da fare per accasare se stesso visto che a livello nazionale oggi si ritrova con un non partito, ma è vero che anche l’Upt si trova oggi nella condizione di non avere un riferimento nazionale e a differenza del Patt, che è un partito territoriale da sempre slegato dalle logiche politiche nazionali, l’Unione e prima la Margherita, proprio perché espressione di una cultura politica che è quella del popolarismo e del cattolicesimo democratico, ora tornato così in auge, hanno sempre avuto un partito di riferimento nazionale.
«Un conto - dice convinto Dellai - è il Pd com’è oggi, un partito strutturato ma con grandi fragilità al suo interno, un conto è quello che potrà nascere dal cantiere politico con le diverse culture del centrosinistra. C’è una discussione importante da fare e che si farà».

Per questo Dellai ritiene che fare partire anche in Trentino questo «cantiere politico» in occasione delle elezioni comunali sia «una opportunità» per dare l’idea di «di grande apertura e di una fase di evoluzione» dell’Upt. Se le liste uniche a livello comunale non vedranno - come sembra probabile - la convergenza del Pd che nei grandi comuni si ritiene forte e autosufficiente, l’apertura dovrebbe consentire all’Upt di rilanciare la sua proposta di centrosinistra, sempre che riesca a coinvolgere effettivamente, quelle persone, movimenti e associazioni di cui parla il documento approvato con cui l’Unione spera di evitare il tracollo annunciato.

All’indomani della decisione del parlamentino, la segretaria dell’Upt, Donatella Conzatti ha precisato con una nota che: «Il partito non cambia e non cambierà il simbolo». L’Upt ha deciso di non usarlo. Il documento prevede di usare un altro simbolo in quei comuni dove ci saranno le «liste aperte». Per altro, il documento non parla esplicitamente di «cantiere» o asse privilegiato con il Pd ma di «centrosinistra autonomista» anche se tutti sanno che al Patt questo cantiere non interessa.

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