M5S, in 100mila per l'onestà «Vogliamo i nomi dal Pd»

Largo del Nazareno e Piazza del Popolo, sulla mappa di Roma, sono solo a poche centinaia di metri in linea d'aria. Ma ieri sera tra l'ufficio del segretario del Pd Matteo Renzi, pronto alle consultazioni per il nuovo Capo dello Stato, e il palco del M5s, riunito per la «Notte dell'Onestà», la distanza sembra essere incolmabile. E il «no» alla vicenda giudiziaria di Mafia Capitale, che ha ispirato l'evento, si fonde inestricabilmente al «no» politico al premier. Deve essere la gente, attraverso la rete, a giudicare il nome del prossimo inquilino del Quirinale, che deve essere eletto ad ampia maggioranza, è la posizione, senza appello, dei pentastellati. Il «la» lo dà il leader Beppe Grillo al suo arrivo in piazza, ma è Alessandro Di Battista che infiamma la piazza dal palco con il suo «fuori i nomi» all'indirizzo del presidente del Consiglio.


«Il Nazareno? - ha detto Grillo arrivando a Piazza del Popolo - Io non so neanche cosa sia...». È proprio lui a definire il salto di senso tra l'onestà giudiziaria e quella politica: «Per me - ha aggiunto - l'onestà è quella intellettuale, non quella di chi ruba, o non ruba perché si stanca di rubare. È parlare con persone leali. È la politica aperta: noi siamo questo». Quando arriva Grillo la piazza è già piena, ci sono migliaia di persone. Migliaia che più tardi leggeranno in coro dal maxischermo la lettera che Di Battista idealmente consegna a Matteo Renzi, che denuncia «il partito unico, il suo con Berlusconi. Con tutto il rispetto - aggiunge il parlamentare - c'è andato Berlusconi, noi al Nazareno non ci andiamo». E il popolo a 5stelle approva, agita le bandiere e gli striscioni. Grida a più riprese «onestà, onestà» e «fuori la mafia dallo Stato».
L'evento di Piazza del Popolo è iniziato puntuale alle 16.30.


Ci sono Paola Taverna, Carlo Sibilia e tanti altri «portavoce» del M5s. Apre Enrico Montesano con un invito allo sciopero fiscale e un sonetto salace sul «mondo di mezzo», quello dove secondo la Procura di Roma spadroneggiava Massimo Carminati. E sono le intercettazioni dell'inchiesta che diventano dialoghi di sceneggiatura nelle voci degli attori Claudio Santamaria e Claudio Gioè. Roberta Lombardi cita direttamente il Libanese, boss di Romanzo Criminale: «Roma se la ripijamo», giura, mentre il capogruppo in Campidoglio si scaglia contro il sindaco Ignazio Marino. Il nobel Dario Fo, tra ironia e amarezza, parla in un videomessaggio di «italiani, popolo di ladri, di furfanti moderati». Sabina Guzzanti mette il carico: «Gli italiani siamo noi che potrebbero cambiare e non cambiano, non siamo consapevoli che i più forti siamo noi». Salvatore Borsellino chiama alla «resistenza», mentre la toga Ferdinando Imposimato ringrazia Grillo e il Movimento, «unico contro la corruzione». E sarà Grillo a ribadire il concetto tra gli applausi della piazza.

IL POST DI GRILLO

Il M5S ha chiesto i nomi dei candidati alla presidenza della Repubblica a Renzie. Si prende atto che non vuole darli. Si dice che il nome in realtà sia uno solo e sia già deciso: Giuliano Amato imposto da Berlusconi come presidente di garanzia e che verrà votato al quarto turno quando il voto delle opposizioni (interne ed esterne) sarà ininfluente, al contrario dello spirito della Costituzione che voleva un presidente super partes e non del governo o di due partiti. Renzie, e questo è stupefacente, i nomi non li vuole comunicare neppure al partito di cui è segretario. Vuol fare una sorpresa ai suoi senza nessuna discussione interna. Ora ci chiede di andare al tavolo del Nazareno, ma a fare che? E' un tentativo grossolano di rovesciamento delle parti supportato dai media. Ma noi siamo stanchi di questi giochini. La ricreazione è finita. E' sufficiente che Renzie ci mandi un tweet con la rosa dei nomi e noi la sottoporremo ai nostri iscritti attraverso la Rete. La rosa a questo punto la chiediamo al Partito Democratico. C'è nessuno in casa? Toc, toc, un segnale di democrazia da parte di chi se la è intestata nel nome è doveroso.

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