Pd e Patt ai ferri corti dopo il voto sui grandi elettori. I democratici minacciano le dimissioni e chiedono una verifica

di Luisa Maria Patruno

Si sono alzati ieri i toni nello scontro in atto fra il Partito democratico e il governatore Ugo Rossi dopo lo strappo avvenuto mercoledì scorso sul voto dei grandi elettori del capo dello Stato nel quale il Pd si è astenuto.

Gli assessori democratici, il vicepresidente Alessandro Olivi insieme a Donata Borgonovo Re e all'assessora a università e ricerca, Sara Ferrari, ieri hanno infatti preso posizione minacciando addirittura le dimissioni dalla giunta a fronte di alcune dichiarazioni riportare dalla Rai nel Tg regionale di giovedì alle 14 secondo cui il governatore avrebbe detto che i tre assessori «non sono riusciti a dare segnali forti né a elaborare strategie per il rilancio economico e sociale della provincia».

Già giovedì sera gli assessori del Pd avevano mandato una nota, insieme alla segretaria del partito, Giulia Robol , al presidente Ugo Rossi chiedendo una formale smentita di quanto riferito nel servizio Rai. Ma la smentita non è arrivata. A questo punto ieri mattina si è riunito il gruppo consiliare del Pd, insieme agli assessori, per decidere come comportarsi di fronte a questo silenzio del governatore autonomista.

Alla fine, nel primo pomeriggio è stato diffuso un comunicato in cui il gruppo guidato da Alessio Manica ribadiva la richiesta. «Le dichiarazioni che il servizio Rai di ieri attribuisce al presidente Rossi, se confermate, - si legge nel comunicato Pd - sarebbero gravi e politicamente inammissibili. Il gruppo del Pd del Trentino ne pretende dunque la smentita pubblica ed inequivocabile. Se così non fosse, sarebbe chiara l'intenzione del presidente di aprire una verifica di maggioranza che valuti l'operato dell'intero esecutivo provinciale». 

Nel tardo pomeriggio poi il presidente Rossi ha risposto «rinnovando la fiducia a tutti gli assessori della mia giunta».

E a questo punto, dopo quattro ore, i tre assessori del Pd hanno rilasciato una dichiarazione che scongiurava le dimissioni ma chiedeva nel contempo una verifica di coalizione.

«Consideriamo - hanno detto Borgonovo Re, Olivi e Ferrari - la conferma della fiducia agli assessori del Pd la conditio sine qua non per proseguire a lavorare insieme. Adesso è però inderogabile un chiarimento di coalizione per riconoscere il contributo dei membri del Pd nella giunta e per rinsaldare un'alleanza politica che non può dare la sensazione di vacillare». 

L'assessora alla salute, Donata Borgonovo Re , prima della risposta di Rossi era stata molto dura: «Non so se il presidente Rossi abbia effettivamente fatto quella dichiarazione, che per prima cosa macchia chi l'ha fatta, perché si riferisce ai propri colleghi all'interno di una giunta, che non può delegittimare senza delegittimare se stesso. Io mi auguro che questa frase sia stata male interpretata o male intesa e in ogni caso quello che abbiamo chiesto è di avere una dichiarazione altrettanto pubblica nella quale si dice che stiamo lavorando ed è un lavoro di qualità per tutti i componenti della giunta». «Non vorrei - aggiunge Borgonovo Re - che il presidente ritenesse di sottovalutare questa cosa, altrimenti ci verrebbe da dire: non siamo utili, non siamo produttivi, non siamo efficaci per il bene del Trentino, per cui, come assessori del Pd ci dimettiamo, come ha già detto il vicepresidente Olivi. A noi non è concesso fare chiacchiere da bar, non possiamo buttare parole in libertà, per cui è necessario questo pubblico chiarimento».

«Stupisce - commenta il consigliere provinciale Luca Zeni - che Rossi che guida la giunta cerchi di scaricare la responsabilità sui collaboratori in giunta. La realtà è che il Pd ha posto questioni importanti su: turismo, Cantina Lavis, Fondazione Mach, Mediocredito e altro e il governatore reagisce infastidito invece di gestire i processi».

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