Attentati di Parigi, caccia ai complici in fuga

Vietato abbassare la guardia. In Francia nessuno si illude che l'offensiva del terrore sia un capitolo chiuso. C'è un complice, un altro elemento di mistero, che si aggira in libertà.Ma fonti di polizia citate dall'Associated Press evocano «fino a sei» terroristi legati alla cellula jiahdista ancora alla macchia: uno di loro sarebbe stato avvistato alla guida di una Mini Cooper registrata a nome di Hayat Boumeddiene, la compagna del killer Coulibaly.

La donna è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza mentre varca la frontiera all'aeroporto di Istanbul. Le immagini sono state diffuse dalla tv privata turca Haberturk. Nello scalo di Sabiha Gokcen, la donna è arrivata proveniente da Madrid il 2 gennaio. Le immagini diffuse da Haberturk la mostrano, con un velo islamico bianco sul capo, mentre si presenta allo sportello del controllo passaporti accompagnata da un uomo. Il controllo viene sbrigato molto rapidamente, in meno di un minuto, dal funzionario della sicurezza turca. Secondo la stampa turca l'uomo che l'ha accompagnata a Istanbul é un francese di origine nordafricana, Mehdy Sabry Belhoucine. La donna è poi passata dal territorio turco in Siria l'8 gennaio. E fino a sei elementi della cellula terroristica islamica legata agli attacchi di Parigi di questi giorni risultano tuttora in fuga.

Intanto per far ritornare i figli degli ebrei di Francia sui banchi dei 717 istituti israelitici del paese, il governo schiererà 4.700 poliziotti a loro protezione. E da al Qaida arrivano nuove minacce. «Finché i soldati francesi occupano Mali o Centrafrica e bombardano la nostra gente in Siria e in Iraq, e finché la sua stupida stampa continuerà a offendere il Profeta, la Francia si esporrà al peggio», tuona Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) in un messaggio pubblicato sui siti jihadisti e rilanciato dai media francesi.

È l'ora degli interrogativi e delle polemiche, ma soprattutto della sicurezza e il primo ministro Manuel Valls, per anni ministro dell'Interno (il «primo flic» del Paese), l'ha spiegato via radio ai francesi: «Il piano Vigipirate resterà in vigore al suo livello più alto», riferendosi al dispositivo normativo che innalza la protezione del territorio e dei cittadini in caso di rischio. Restano le pattuglie davanti agli edifici pubblici, alle scuole e soprattutto ai giornali, che si continua a considerare nel mirino del terrore. Il governo, lungi dallo smobilitare, schiererà 10mila militari in più per proteggere «tutte le istituzioni che possono essere obiettivo di attacchi, in particolare le sinagoghe, le scuole confessionali ebraiche ma anche le moschee», dove sono saliti a cinquanta gli atti anti-islamici dopo l'attacco a Charlie Hebdo.


Un capitolo a parte per le scuole ebraiche. La Federazione delle scuole israelitiche di Parigi ha spiegato che «la maggior parte degli istituti sono aperti, ma alcuni direttori hanno deciso di restare chiusi fin quando non avranno una protezione adeguata davanti al portone». A questo ha già pensato Bernard Cazeneuve, ministro dell'Interno, che ha annunciato ai genitori di una di queste scuole che tutti i 717 istituti ebraici del Paese saranno protetti da poliziotti.
Cazeneuve parlava davanti alla scuola di Montrouge, banlieue di Parigi dove Amedy Coulibaly, uno dei terroristi uccisi, ha assassinato lo scorso giovedì mattina una poliziotta che si trovava in strada per controlli, Clarissa Jean-Philippe, 26 anni, ancora in tirocinio.

Proprio Coulibaly, i suoi contatti, la sua compagna Hayat Boumeddiene sparita in Siria nei giorni in cui lui passava all'azione a Parigi, i suoi movimenti precedenti gli attacchi terroristici, vengono passati al setaccio dagli inquirenti. La Boumeddiene, ha fatto sapere la Turchia, ha soggiornato a Istanbul dal 2 all'8 gennaio per poi partire diretta in Siria. Ma come agiva Hayat al fianco di Coulibaly? Da complice o semplice compagna?

Le indagini si sono concentrate da ieri sull'uomo di 32 anni gravemente ferito da alcuni spari mentre faceva jogging a Fontenay-aux-Roses, proprio dove abitava la coppia Coulibaly-Boumeddiene. I bossoli ritrovati sarebbero gli stessi del sequestro nel negozio kosher di Vincennes, ma il ferito, prima di cadere in coma, avrebbe descritto l'aggressore come «un bianco». Coulibaly è inoltre sospettato di aver fatto esplodere un'autobomba a Villejuif, dintorni di Parigi, così almeno direbbe egli stesso nel video «postumo» comparso e poi fatto sparire dal web. Nel quale appare in modo sfocato una persona che assomiglia a Coulibaly. In ogni caso, sarebbe proprio l'esistenza di questo video ad aver convinto gli inquirenti dell'esistenza di un «quarto uomo», «complice» del quale ha parlato questa mattina Valls come di una certezza.

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