Così il governo dichiara guerra ai falsi malati

Governo a caccia dei falsi malati della pubblica amministrazione. E il mantra rimane lo stesso: impedire che chi fa il «furbo» pesi su chi invece lavora diligentemente: «i tanti bravissimi funzionari pubblici che lavorano con onore hanno il diritto di non essere infangati da furbetti e furbastri», ribadisce il premier Matteo Renzi in una lettera al Pd.

La strada, anche se non ci sono conferme ufficiali, sembra essere segnata e porta all’attribuzione all’Inps dei controlli fiscali sulle malattie degli statali, finora ad appannaggio delle Asl. Non a caso Renzi ha incontrato il neo presidente dell’Inps, Tito Boeri, dopo che fonti dell’Istituto si erano dette pronte a farsi carico dell’incombenza dei controlli: «il sistema delle Asl ha a bilancio 70 milioni per i controlli nell’ambito del pubblico impiego, noi siamo pronti a farlo alla metà del costo», hanno spiegato le fonti.

Ciò avverrebbe, si spiega, grazie a «un sistema di data mining e all’archivio dei certificati online di cui l’Istituto ha la gestione». In particolare, l’adozione di un sistema di ‘data mining’ (letteralmente estrazione di dati) permette di ottenere la scelta dei soggetti da sottoporre a visita di controllo attraverso un ‘sistema informatico espertò, che garantisce oggettività, conservazione e riproducibilità delle azioni effettuate e soprattutto minori costi. Una disponibilità già manifestata a febbraio alla Camera, in audizione alla Commissione Affari sociali, anche se allora il d.g. dell’Inps, Mauro Nori, si era detto disponibile «ad assumere l’onere di effettuare le verifiche anche per il segmento pubblico, previo conferimento dello stanziamento attualmente stabilito per il settore, che è di circa 70 milioni di euro».

Con il dimezzamento della spesa, però, c’è il rischio di una flessione nei controlli, visto che, come ha sottolineato il documento conclusivo della Commissione della Camera, con la spending review, si è passati da «circa 78.700 visite mediche d’ufficio effettuate mensilmente nel 2012 a circa 10.000 visite mensili a luglio e agosto 2013 ed a 5.000 visite a settembre».

Tali visite potrebbero essere comunque «redditizie» se indirizzate appropriatamente, proprio con il ricorso a sistemi informatici. Ma, spiega il sottosegretario all’economia, Enrico Zanetti, c’è anche un’altra strada: la «franchigia retributiva», ovvero una riduzione del trattamento retributivo per i primi giorni di assenza breve per malattia, compensata da un aumento del salario corrispondente al risparmio che ne deriva per l’impresa, può secondo Scelta Civica costituire lo strumento più efficace per combattere l’assenteismo abusivo.

Le regole contro i furbetti già ci sono, replicano i sindacati in ordine sparso, chiedendo «nel pubblico, come nel privato, servono più verifiche e controlli», dice la Cisl Fp, con la Uil Pa che accoglie positivamente un sistema unico di controlli in carico all’Inps «per sradicare dall’immaginario collettivo l’idea del lavoratore pubblico come fannullone o privilegiato», così come, per ragioni opposte, il sindacato dei medici generici (Fimmg): «1.000 medici farebbero solo quello, acquisendo sempre più professionalità e con abilità e competenze specifiche in attività libero professionale ma in convenzione, quindi con un rapporto costante e regolamentato».

 

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