Primiarie centrosinistra: in Veneto Moretti, in Puglia Emiliano

Alessandra Moretti in Veneto e Michele Emiliano in Puglia saranno i due candidati presidente del centrosinistra alle elezioni regionali della primavera 2015. La ex portavoce di Pier Luigi Bersani poi passata tra le file dei renziani, prima deputata e ora parlamentare europeo Pd, ha ottenuto il 66,44% (25.842 voti), seguita dalla senatrice trevigiana Simonetta Rubinato, esponente della minoranza vicina a Pippo Civati, con il 29,2% (11.391) e dal consigliere regionale dell’Idv Antonino Pipitone con il 4,2% (1.663). Il totale dei votanti resta poco sotto i i 40 mila (39.476).

L’obiettivo dichiarato della Moretti è «cambiare la storia del Veneto, di una Regione governata da un ventennio dal centrodestra, prima con i cinque lustri a firma Giancarlo Galan poi dal 2010 con il leghista Luca Zaia. Alessandra Moretti si carica sulle spalle un compito non certo facile, vista anche la tradizione politica del Veneto, ma le urne delle primarie l’hanno designata e da oggi comincia la corsa per arrivare all’obiettivo. «È la certezza del merito: il Veneto merita questa vittoria. A vincere non sono io, ma tutti noi veneti», dichiara. L’europarlamentare, la prima donna a correre nel confronto diretto per la guida della Regione.

Ieri, negli oltre 600 seggi messi in piedi dalla macchina organizzativa, a forte impronta Pd, hanno espresso la loro preferenza circa 40mila persone. Un dato considerato «buono», in linea con quelle che erano le aspettative delle ultime settimane, anche se erano state state stampate circa 70mila schede. Già alle 16, in casa Pd si tirava un sospiro di sollievo, con 26 mila persone votanti; quasi 6.000 in più rispetto agli iscritti al partito nel 2013. Insomma, il rischio ‘Emilià era superato a metà giornata.
«Il desiderio di cambiamento dei cittadini - dice Roger De Menech, segretario regionale del Pd - è stato predominante rispetto alla tentazione dell’astensionismo. chi prevedeva un flop è rimasto deluso. Da domani mattina comincia la sfida vera per una regione giusta, onesta e prospera. Per le primarie è stata una sfida vera senza protagonismi, ma con l’interesse comune di superare il centrodestra» La partita vera per arrivare al candidato anti Zaia è cominciata meno di un mese fa, il 2 novembre, dopo settimane di voci sussurrate su possibili candidature uniche (e il nome che girava era Moretti), di mezzi annunci e di riunioni in casa Pd, anche romane, per sciogliere il nodo non andate a buon fine.

L’orizzonte nero che si stava profilando è stato affrontato quel giorno dal Pd veneto con due colpi a raffica: a metà pomeriggio, con una nota, Alessandra Moretti ha annunciato la sua discesa in campo con una richiesta - urne aperte «entro la fine di novembre» - e a sera l’esito della direzione regionale. Al termine di una riunione piuttosto accesa, il Pd aveva deciso i tempi e i modi per le candidature e aveva fissato la data delle primarie al 30 novembre. Voti a favore 42, un contrario e tre astenuti.
Una scaletta accolta male da Simonetta Rubinato, l’unica che aveva già annunciato di voler presentarsi per la sfida, e che ha fatto sentire in riunione la sua voce critica, altrettanto duro il commento della senatrice Laura Puppato, che ha parlato di risultato già scritto.
Da quel momento, però, è cominciata la corsa alla raccolta delle firme a sostegno della candidature da presentare entro il 17 novembre. Alla fine, ne è uscita una gara a tre: oltre alle due rappresentanti del Pd, l’outsider Pipitone.

Nelle due settimane di campagna - segnate anche dal gossip dei media sulle frasi della Moretti riguardo alle sue frequenti visite all’estetista - le due sfidanti, evidentemente su posizioni politiche non sempre conciliabili, si sono tenute ben distanti una dall’altra e una certa aria di gelo è caduta solo davanti ai sostenitori venerdì scorso quando una stretta di mano ha siglato il patto: l’unico obiettivo è scalzare Zaia da Palazzo Balbi.

Anche in Puglia, malgrado le fibrillazioni e le liti della vigilia, si sono concluse senza sorprese la primarie del centrosinistra: Michele Emiliano, magistrato, ex sindaco di Bari e segretario regionale del Pd, è il candidato della coalizione per la successione a Nichi Vendola nella guida della Regione.
L’ex sindaco di Bari ha ottenuto il 57,18% delle preferenze (76.930 voti); il candidato sostenuto da Sel, il senatore Dario Stefano, ha ottenuto il 31,38% (42.216 voti), mentre l’assessore regionale del Pd Guglielmo Minervini ha raggiunto l’11,44% (15.389 voti).
Molto alta l’affluenza alle urne che ha toccato i 100 mila votanti. Decisamente al di sopra delle prudenziali previsioni di 60-80mila fatte qualche giorno fa dagli organizzatori dopo l’alta astensione alle regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Nelle prime primarie celebrate in Puglia per le regionali del 2005, quando Vendola si affermò a sorpresa sul candidato favorito, Francesco Boccia, votarono 78 mila persone.

Cinque anni dopo, quando si replicò la stessa sfida tra i due candidati e Vendola sconfisse nuovamente Boccia, ci fu una mobilitazione sorprendente e a votare furono 192.000 pugliesi.
Il successo di partecipazione di oggi fino a ieri mattina era stato messo in forse dallo scontro consumatosi tra Emiliano, che qualche giorno prima aveva annunciato in solitaria un’alleanza con l’Udc e gli altri candidati ma soprattutto con Vendola che, dopo un vertice di maggioranza convocato ad horas, venerdì sera aveva annunciato il disimpegno di Sel dai gazebo. Sabato mattina è stato un altro vertice tra i partiti della coalizione a sancire la pace, o almeno una tregua che ha consentito oggi di celebrare in tranquillità la consultazione.

«Ora comincia la campagna per le secondarie. E comincia anche la partita perchè il centrosinistra mantenga la propria fisionomia e non venga inquinato. Questa è la battaglia di oggi», ha commentato il leader di Sel, parlando con i giornalisti di eventuali allargamenti della coalizione.
«Non mi pare - ha aggiunto - ci possa essere la definizione di un impianto proprietario del centrosinistra che è una proprietà condivisa, una bene comune. Nessuno può pensare di usarla a piacimento e credo non sia neanche nelle intenzioni di Michele Emiliano». Abbiamo tutti interesse a difendere la fisionomia« del centrosinistra. Ci sono quelli che io ho chiamato i lupi mannari, ebbene i lupi mannari frequentino altre coalizioni. Noi non vogliamo un centrosinistra licantropico ma pulito. Che si occupi veramente di costruire le risposte necessarie per fare della Puglia ancora di più un laboratorio dell’innovazione e del cambiamento».

Emiliano non ha al momento un antagonista certo perché il centrodestra non ha ancora ufficializzato la propria scelta. Naufragata ormai l’ipotesi di primarie, per la coalizione ci sono in campo l’autocandidatura del presidente della Provincia, Francesco Schittulli, che sembrerebbe il favorito, e quella del vicepresidente del Consiglio regionale Nino Marmo (Fi). Alle primarie hanno contribuito oltre 2.000 volontari che hanno garantito l’apertura di 290 seggi allestiti nei 258 comuni pugliesi.

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