Gaza, oltre 500 i morti Onu: tregua immediata

Salgono a oltre 500 le vittime palestinesi dell'offensiva israeliana, almeno 135 solo ieri, dopo la scoperta di altri cadaveri tra le macerie. Stamani un raid a Rafah ha sterminato una famiglia con 7 bimbi. L'Onu chiede la fine immediata delle ostilità e il ritorno al cessate il fuoco del 2012

Salgono a oltre 500 le vittime palestinesi dell'offensiva israeliana, almeno 135 solo ieri, dopo la scoperta di altri cadaveri tra le macerie. Stamani un raid a Rafah ha sterminato una famiglia con 7 bimbi. L'Onu chiede la fine immediata delle ostilità e il ritorno al cessate il fuoco del 2012.

 

gaza israele

 

Una domenica di sangue segna il terzo giorno dell'offensiva israeliana nella Striscia: oltre 90 palestinesi sono morti ieri, per un totale di circa 436 vittime e più di 3.000 feriti. L'evento più tragico a Sajaya, popoloso quartiere a ridosso di Gaza City, dove sotto i bombardamenti israeliani sarebbero morte oltre 60 persone, di cui 17 bambini e 14 donne.
Tutti il mondo arabo è insorto definendo quanto accaduto «un crimine di guerra» e chiedendo alla comunità internazionale di intervenire subito. Ma Israele - che ieri ha annunciato la morte di 13 soldati nelle operazioni, per un totale di 18 perdite da inizio invasione - ha respinto le accuse, sostenendo che da quella zona della Striscia sono partiti 140 razzi. Ed ha ricordato di aver più volte avvisato la popolazione civile di allontanarsi dall'area.
Per il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, i bombardamenti sono stati «barbari» e l'attacco contro Sajaya a Gaza è un «crimine di guerra» contro civili palestinesi. Stessa condanna dal leader palestinese Abu Mazen, ieri a Doha per incontrare il capo in esilio di Hamas Khaled Meshaal ai fini di una possibile tregua e dove c'è anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon.
Di fronte ai fatti di Sajaya le parti hanno aderito a una richiesta di tregua umanitaria, prima interrotta perché Hamas -  secondo Israele - ha continuato a tirare razzi sullo Stato ebraico e infine accettata fino alle 16.30 locali, per consentire il recupero di morti e feriti.
Il premier Benyamin Netanyahu - che ha convocato il Gabinetto di sicurezza per decidere un'eventuale espansione dell'intervento - si è scagliato contro Hamas, accusandola di usare «i suoi civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani», mentre «Israele usa i missili per proteggere i civili». Poi Netanyahu ha ribadito che Israele «completerà la missione» fino a che la quiete non sarà ripristinata nel sud e nel centro del Paese.
A fianco di Israele gli Usa: il segretario di Stato John Kerry, che dovrebbe arrivare oggi al Cairo per favorire un cessate il fuoco - ha detto che Israele «è sotto assedio di un'organizzazione terroristica» e «ha tutti i diritti del mondo di difendersi».
La diplomazia internazionale tuttavia non è ancora riuscita a imboccare la strada  giusta per la tregua invocata anche dal Papa. E il ministro italiano Federica Mogherini ha di nuovo chiesto che «le armi tacciano». La situazione umanitaria nella Striscia è al collasso: l'organizzazione dei rifugiati dell'Onu Unrwa ha riferito di 62mila sfollati a Gaza (ma fonti locali parlano di 80mila) che hanno trovato posto in 49 scuole dell'agenzia. E un asilo della cooperazione italiana - denuncia la ong «Vento di terra» - è stato «raso al suolo» dall'esercito israeliano.

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