Svolta di Dellai: ora guarda al Pd di Renzi

Dopo DC, Ppi, Margherita, UPT, Api, Scelta Civica e Per l'Italia, Lorenzo Dellai è pronto per il Pd. Il successo del Pd alle Europee e il contemporaneo svuotamento delle altre forze politiche che sostengono il governo, ha convinto Lorenzo Dellai a guardare il Pd con occhi diversi

di Luisa Maria Patruno

«Non sempre c'è Grillo che aiuta a concentrare i voti, se Renzi vuole mantenere un consenso così forte deve avviare un percorso che dia stabilità, allargando l'orizzonte del dialogo del suo partito con le diverse culture che oggi non sono nel Pd, ma che potrebbero identificarsi in prospettiva in un "campo democratico"». Dopo il successo del Pd alle Europee e il contemporaneo svuotamento delle altre forze politiche che sostengono il governo, Lorenzo Dellai, ex governatore e oggi capogruppo dei «Popolari Per l'Italia» alla Camera, guarda ora al Pd con occhi diversi, prospettando un'intesa politica che è qualcosa di più di una coalizione, tra il partito di cui il premier è anche segretario nazionale, e i cattolici-democratici che come Dellai in questi anni non hanno voluto aderire al Pd e hanno seguito percorsi diversi a livello nazionale e locale.

 

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Onorevole Dellai, Renzi a Trento ha parlato degli obiettivi del governo, non di politica. Il Pd si è molto rafforzato ma le altre forze politiche sono uscite malconce dalle elezioni: Scelta civica è sparita, Ncd-Udc ha raggiunto a stento la soglia. Per l'Italia non c'era. Cosa accadrà ora sul piano politico secondo lei?


Il governo non ha un problema di consenso parlamentare in questa fase ma quello di dare riscontro alle forti aspettative dell'opinione pubblica. Più sale la fiducia più alto è il rischio della delusione. Le elezioni europee hanno polarizzato moltissimo fra Renzi e Grillo e molta parte delle basi elettorali di altri partiti, preoccupata del futuro del Paese, ha identificato nel Pd la stabilità politica e la barriera a Grillo. E questo è stato un bene per il Paese. Ma ora il problema è mantenere in modo strutturale questo consenso così elevato. E serve un progetto politico vero.


Pensa che il Pd diventerà attrattivo anche per chi fino ad oggi se n'è tenuto fuori, come lei?


Mi pare abbastanza evidente che il Pd ha visto un'accelerazione di trasformazione negli ultimi tempi. Renzi lo sta riconfigurando con forzature ma anche aperture di terreni nuovi. Questo credo sia un campo di discussione molto importante. Renzi è stato attrattivo nei confronti di un'opinione pubblica disorientata e desiderosa di cambiamento, molto al di là delle forze politiche. Ora deve essere attrattivo il progetto politico del Pd. Io voglio capire se riusciamo a identificare un «campo democratico», che va oltre il partito come struttura. Oggi non si può parlare semplicemente di «partito». Renzi ne ha trasformato la concezione, sia la base ideologica che quella organizzativa.


Cosa significa «campo democratico»? È un'alleanza? Una coalizione?


Campo democratico vuol dire individuare un ambito che sia un po' più della coalizione, cioè implichi un rapporto più stretto rispetto ai partiti semplicemente alleati, ma anche un rapporto diverso rispetto all'adesione a un partito, com'era una volta. Insomma, è il riferimento nel quale una pluralità di sensibilità e culture politiche si possono riconoscere intorno a un progetto. Se questo avviene, non c'è dubbio che la cultura politica cattolico-democratica e popolare di cui faccio parte è pronta a riconoscersi. Con alcuni problemi che sono costituiti, per esempio, dal riferimento europeo al Pse, ma anche nelle famiglie europee il quadro è in evoluzione.


Da una parte ci sarà il «campo democratico» e dall'altra? Il centrodestra?


Dall'altra vedo molta confusione. C'è il tentativo di costruire un centrodestra meno berlusconizzato, ma di fatto è quello del '94. E non è un progetto che può interessare me o chi condivide la mia esperienza. Noi vogliamo recuperare la cultura politica del popolarismo italiano, che non è mai stato di destra o conservatore e non si è mai definito "tutto ciò che non è di sinistra". Questa cultura in parte si esprime nel Pd e in parte è ancora alla diaspora e può dare qualcosa di importante al processo del Pd con la cultura del territorio, dei corpi intermedi e della sussidiarietà. I Popolari per l'Italia vogliono continuare a sostenere il governo e partecipare alla costruzione del progetto politico per la prossima legislatura.


La nuova legge elettorale quanto determinerà i protagonisti in campo?


Prima viene la politica, ma certo la legge elettorale dovrà essere modificata per consentire maggiore pluralismo - più liste - nelle coalizioni, questione che comunque può essere superata dalle intese politiche che si costruiscono, penso a forme che consentono unità e pluralismo, come forme federative o confederative.


Upt e centrosinistra trentino come dovrebbero porsi rispetto al quadro nazionale?


Il Trentino è «glocal», e io penso che la sfida che hanno l'Upt e il centrosinistra autonomista sia essere un'esperienza territoriale ma anche partecipe di un progetto nazionale.

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