Il Grillo parlante non c'è più Perplessità nel movimento

Sfiancati, disorientati dal risultato delle europee, i Cinque Stelle si interrogano sul deludente risultato elettorale. Ma la voglia di individuare un capro espiatorio e magari di addossare la responsabilità della debacle agli errori di comunicazione di Beppe Grillo rischia di creare nuove fratture nel gruppo degli eletti in Parlamento Futuro del M5S, come lo vedete?

grilloROMA - Sfiancati, disorientati dal risultato delle europee, i Cinque Stelle si interrogano sul deludente risultato elettorale. Ma la voglia di individuare un capro espiatorio e magari di addossare la responsabilità della debacle agli errori di comunicazione di Beppe Grillo rischia di creare nuove fratture nel gruppo degli eletti in Parlamento. L'incertezza è amplificata dal silenzio di Grillo: chiuso nella sua villa di Sant'Ilario, il leader del Movimento ha scelto il mutismo e le poche notizie sul suo umore sono arrivate dalla moglie e dalla figlia: «È tranquillo, è sereno, ma non ha voglia di parlare».
 
Ma il silenzio non potrà durare a lungo. L'analisi del voto dei parlamentari M5s arriverà nei prossimi giorni: domani si riuniscono i deputati e giovedì dovrebbero farlo i senatori. Seguirà un'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari per approfondire la diagnosi. Ma già le due prime riunioni serviranno a dare il senso della direzione che il Movimento intende prendere per tappare la falla e cercare di recuperare i voti perduti. Le riunioni dei parlamentari, si osserva nel Movimento,  potrebbe trasformarsi in uno «sfogatoio» di accuse reciproche, oppure in un incontro «propositivo per cambiare rotta e ripartire». 
 
Il timore che circola tra i Cinque stelle è che passi la linea della sconfessione di Beppe Grillo, accusato di aver spaventato gli elettori con la sua tattica aggressiva. I problemi maggiori sono soprattutto al Senato, dove già il drappello di fuoriusciti si è organizzato per dare vita ad un gruppo autonomo, Democrazia Attiva, e dove sarebbe già partita l'offensiva dei democratici a rastrellare voti tra i grillini «dialoganti». 
 
Certo, finora  gli unici ad additare pubblicamente le responsabilità di Grillo e Casaleggio sono solo gli «epurati», come il senatore Fabrizio Bocchino che accusa «l'urlatore» di aver «sacrificato e rovinato il sogno dell'uno vale uno sull'altare del populismo». Ma non sono solo gli «eretici» che si sono ritrovati fuori dal movimento a chiedere il mea culpa. Anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, la pensa così e la sua posizione («dobbiamo riconoscere la sconfitta e fare una doverosa autocritica») potrebbe farsi strada.
 
Lo scontro, in realtà, non sarà più tra i talebani e i dissidenti. La linea che arriva da Milano dopo il lungo faccia a faccia tra Grillo e Casaleggio è quella di rafforzare la truppa di parlamentari che è riuscita a fare opposizione propositiva in Parlamento. Una pattuglia di eletti che lavora sodo dietro le quinte e che ha portato a casa risultati concreti. Stop dunque alla spettacolarizzazione dell'opposizione urlata ed esibita in emiciclo davanti alle telecamere. Ruolo, questo, che dovrà spettare solo a Grillo. La via d'uscita prospettata si basa sull'analisi dei flussi elettorali. Per i Cinque Stelle, posto che è stato un errore polarizzare lo scontro con Renzi, si tratta ora di «consolidare lo zoccolo duro» dei loro elettori, che a giudizio del Movimento si attesta attorno al 24%. Un target ragguardevole, non lontano da quello che, prima delle europee, era lo zoccolo del Pd. «È sbagliato affermare che abbiamo perso quasi 3 milioni di voti.
 
Considerando un'affluenza alle Europee al 58% contro il 75% delle Politiche, è come se avessimo perso poco meno di un milione di voti», dicono ufficialmente i Cinque Stelle.

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