Grillo: «Basta con l'unità d'Italia»

«Basta Roma, torniamo alla Repubblica di Venezia e al Regno delle Due Sicilie». È l'ultima proposta o, meglio, provocazione di Beppe Grillo che abbandona i soliti toni militareschi e nazionalisti, e sposa quelli secessionisti della Lega Nord I tuoi commenti

grilloROMA - «Basta Roma, torniamo alla Repubblica di Venezia e al Regno delle Due Sicilie». È l'ultima proposta o, meglio, provocazione di Beppe Grillo che abbandona i soliti toni militareschi e nazionalisti, e sposa quelli secessionisti della Lega Nord. 
 
Proprio lui che era approdato a nuoto in Sicilia come novello Garibaldi. Il leader del M5S immagina di far tornare l'Italia indietro, fino a prima del 1861, anno dell'Unità: basta con questa «arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme - scrive sul suo blog - Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni».
«L'Italia - dice - non può essere gestita, da Roma, da partiti inconcludenti».
 
È musica per le orecchie dei leghisti. Roberto Maroni invita a «non sottovalutare» le parole di Grillo. «Se ci dai una mano, non ci ferma nessuno», commenta il segretario del Carroccio Matteo Salvini anche se non si fida pienamente del nuovo alleato pentastellato e chiede a Grillo di dare prova di coerenza appoggiando il «referendum per l'indipendenza del Veneto» e sostenendo «lo statuto speciale per la Lombardia».
 
Comunque sia, l'attenzione del leader M5S sembra rivolta ad attaccare il «sistema»: Napolitano è «un signore di novant'anni e decide le sorti della Nazione»; Renzi è «un imbarazzante venditore di pentole che si atteggia a presidente del Consiglio e massacra di tasse e burocrazia» il Paese, afferma.
Al di là delle ipotetiche divisioni del Paese (Grillo posta una mappa dell'Italia del 1494 nella quale appaiono, tra gli altri, la Repubblica di Siena, il Ducato di Mantova e addirittura il Marchesato di Saluzzo), l'operazione sembra destinata a distogliere l'attenzione dai problemi interni al Movimento.
Sabato prossimo, il 15 marzo, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti accoglierà i primi cittadini cinque stelle ed aspiranti sindaci nella «città ducale» in vista delle prossime elezioni amministrative.
 
La riunione, già marchiata come «sovversiva» dallo staff M5S, rischia di trasformarsi in un incontro di solidarietà nei confronti dei dissidenti recentemente espulsi. Pizzarotti, però, frena. «In questo clima di veleni - scrive su Facebook - ci sono voci che sosterrebbero che noi abbiamo creato delle liste di inviti. Nulla di più falso. La partecipazione a questo incontro non c'entra nulla con la certificazione del Blog, è solo un momento per fare rete e condividere esperienze».
 
A breve, tra l'altro, i senatori cacciati dal gruppo cinque stelle a Palazzo Madama potrebbero dare vita ad un proprio gruppo parlamentare. I numeri ci sono: ai quattro espulsi della prima ora (Mastrangeli, De Pin, Anitori, Gambaro), nelle ultime settimane si sono aggiunti altri nove (Orellana, Battista, Bocchino, Campanella, Bencini, Bignami, Mussini, Casaletto e Romani). Il totale raggiunge così 13 senatori, ai quali, secondo fonti parlamentari, potrebbero aggiungersi altri «dissidenti».

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