Detenuto in fin di vita ma la pena non viene sospesa

Ha 35 anni, è affetto da tumore al midollo spinale in fase avanzata, ma è carcerato. Per lui ieri il presidente Napolitano ha invocato la sospensione della pena e procedure accelerate per la grazia. Ma il magistrato di sorveglianza oggi ha detto no alla sospensione della pena: "non è in pericolo di vita".

NAPOLI - Dalla speranza alla delusione. In 24 ore la vicenda di Vincenzo Di Sarno, detenuto napoletano di 35 anni affetto da tumore al midollo spinale in fase avanzata, che ha chiesto la grazia al presidente Napolitano, ha subito due rovesciamenti.

Ieri il Capo dello Stato era intervenuto augurandosi che «sia l’esame della richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena, sia la procedura per la grazia, siano condotte in tempi commisurati alla gravità delle condizioni di salute di Vincenzo Di Sarno». Il Quirinale, inoltre, aveva sottolineato anche come «in contatto con l’Ufficio del Garante diritti dei detenuti della Campania, è emersa l’opportunità di attivare anche dinanzi alla magistratura di sorveglianza, la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena carceraria a causa delle condizioni di salute».

Ma ieri la decisione del magistrato di sorveglianza è stata una doccia fredda: rigettata la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena e disposto il trasferimento in ospedale. Per il magistrato di sorveglianza Rosa Labonia, «non vi sono i presupposti per l’adozione di un provvedimento d’urgenza» dal momento che il soggetto non appare in immediato pericolo di vita e, peraltro, «rifiuta la terapia propostagli».

Guai a dirlo alla mamma di Di Sarno, Maria Cacace. Per i magistrati non rischia la vita? Non so come non fanno a capirlo. Pesava 115 chilogrammi ed ora ne pesa 53 e non si regge in piedi - spiega - come fanno a dire che non rischia la vita. Sì, rifiuta la terapia, il cibo, perchè non ce la fa più, mio figlio non ha più la forza di vivere».
Il magistrato ha, tuttavia, disposto il ricovero di Di Sarno in un ospedale. E «sulla base della specializzazione oncologica della struttura, e della rapida disponibilità al ricovero» il detenuto è stato già trasferito all’ospedale Cardarelli di Napoli. Qui lo incontrerà domani il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, che aveva già annunciato la visita al carcere di Poggioreale.
«È solo un inizio, un inizio importante perché per me quello che conta davvero è che mio figlio venga curato», aggiunge Maria Cacace. Lo stesso magistrato sottolinea che è «opportuno effettuare un monitoraggio completo sulle effettive condizioni di salute del condannato» e ciò è possibile «solo in ambiente ospedaliero».

Di Sarno aveva incontrato Giorgio Napolitano nel corso della visita del Capo dello Stato a Poggioreale, lo scorso settembre. L’uomo è nel carcere napoletano dal 2009 per scontare una condanna a 16 anni di reclusione per l'omicidio di un cittadino straniero, commesso durante una rissa.

«Si sta spegnendo giorno dopo giorno - ripete Maria Cacace - l’ultima volta che l’ho visto quasi strisciava, non ce la faceva a stare in piedi. Non so cosa si sta aspettando, cosa altro di più. Non posso che rivolgermi nuovamente al nostro presidente Napolitano - conclude -. Lui, solo lui, può aiutarci».

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