L'Alitalia ormai è a terra ma Poste italiane la salva

È Poste Italiane il «salvatore» di Alitalia, scelto dal governo per correre, magari con altri soggetti pubblici e gran parte dei soci privati, in soccorso della compagnia di bandiera. Il gruppo guidato da Massimo Sarmi dovrebbe partecipare con 75 milioni all'aumento di capitale da 300 milioni complessivo a cui si dovrebbero aggiungere 200 milioni di linee di credito. Una cifra necessaria per ridare ossigeno alle casse quasi vuote del vettore italiano, che altrimenti rischia di rimanere a terra da domani

È Poste Italiane il «salvatore» di Alitalia, scelto dal governo per correre, magari con altri soggetti pubblici e gran parte dei soci privati, in soccorso della compagnia di bandiera. Il gruppo guidato da Massimo Sarmi dovrebbe partecipare con 75 milioni all'aumento di capitale da 300 milioni complessivo a cui si dovrebbero aggiungere 200 milioni di linee di credito. Una cifra necessaria per ridare ossigeno alle casse quasi vuote del vettore italiano, che altrimenti rischia di rimanere a terra da domani, come ha sottolineato il responsabile dell'Enac, Vito Riggio.
Si tratta di un'altra operazione ponte che dovrà essere varata dal cda convocato per oggi. «Ce l'abbiamo fatta», esulta il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, aggiungendo come in questo modo «l'integrazione con il partner straniero può essere affrontata da posizioni di parità». Poco prima Palazzo Chigi, con una nota, aveva benedetto la società del Tesoro come «partner industriale» e con un chiaro appello agli industriali italiani, usciti malconci dagli ultimi cinque anni di gestione privata di Alitalia, ha chiesto ad ognuno di fare la propria parte. «Sono necessarie una profonda revisione del piano industriale e l'adozione nei tempi più rapidi del nuovo piano da parte dei nuovi organi societari».
La soluzione Poste è il coniglio a sorpresa uscito dal cilindro del governo dopo che, per giorni, si erano rincorsi solo i nomi di Fintecna, Ferrovie dello Stato e Cdp. L'ipotesi di Poste, controllata al 100% dal Tesoro, è spuntata dopo la convocazione di Sarmi a Palazzo Chigi. La scelta del gruppo pubblico sblocca una situazione che sembrava arrivata ad uno stallo. Tanto che si è deciso di spostare a oggi la riunione del board previsto in un primo tempo per ieri. Il consiglio dovrà prendere atto della decisione del governo e varare il nuovo aumento di capitale, incrementandolo a 300 milioni, dai 100 decisi dal cda del 26 settembre. Resta però un'incognita. L'aumento di capitale dovrebbe essere per metà in capo alla parte pubblica e per metà ai soci. Però, a quanto si apprende, proprio i soci potrebbero essere disponibili a coprire i restanti 75 milioni. Per ridare alla compagnia la liquidità necessaria per sopravvivere è prevista anche l'attivazione di linee di credito da parte delle banche per 200 milioni.
La decisione del cda di oggi sulla ricapitalizzazione è comunque cruciale per la continuità aziendale di Alitalia. Se non verrà approvata, ammonisce Riggio, domani la compagnia rimarrà a terra: senza quella decisione «credo che saranno loro a venirci a portare la licenza, perché la compagnia è in difficoltà», ha detto Riggio a SkyTg24 Economia.
Intanto i sindacati si dicono pronti alla mobilitazione e chiedono al governo di «garantire la continuità aziendale perché non c'è altra strada»: senza Alitalia, avvertono, ci sarebbe un rischio collasso con effetto su migliaia di posti di lavoro in tutto il settore.

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