I nuovi leader: Letta, Alfano, Renzi e Tosi

L'analisi del nuovo scenario politico di Paolo Micheletto: «Verso un futuro che non potrà essere quello di Bossi o di Borghezio al Nord né quello di Boso in Trentino. Perché riteniamo che le “sparate” come quelle del parlamentare Gianluca Pini facciano male soprattutto a chi cerca di migliorare l’immagine della Lega e di risalire faticosamente dai disastri dell’ultimo Bossi e del suo Cerchio magico»I tuoi commenti

di Paolo Micheletto

letta alfanoROMA - C’è un’assenza illustre in Parlamento. Un silenzio piuttosto rumoroso e uno stare alla finestra che sembra tanto forzato. Se il Pdl ha superato il drammatico passaggio del voto di fiducia al governo Letta evitando nei fatti la scissione in due (che però appare solo rinviata) tra il gruppo di Alfano, Lupi e Quagliariello e quello dei fedelissimi di Berlusconi e se il Pd sembra aver firmato una pace interna sulla permanenza di Letta al governo almeno fino alla fine dell’anno prossimo e sull’elezione a segretario di Matteo Renzi, c’è la Lega Nord davanti all’ennesimo bivio.
Viene quindi da collegare le vicende interne al Pdl al futuro del Carroccio. Un futuro che però non potrà essere quello di Bossi o di Borghezio al Nord né quello di Boso in Trentino. Perché riteniamo che le “sparate” come quelle del parlamentare Gianluca Pini facciano male soprattutto a chi cerca di migliorare l’immagine della Lega e di risalire faticosamente dai disastri dell’ultimo Bossi e del suo Cerchio magico. Ha detto tale Pini, commenta l’ultima tragedia di Lampedusa: «La responsabilità morale della strage è tutta della coppia Boldrini - Kyenge. La loro scuola di pensiero ipocrita che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo porta a risultati drammatici come questi». Non pago, ha aggiunto: «Il lutto nazionale? Secondo me è un’esagerazione».
Parole da brividi. La politica non ha bisogno di questa Lega. Forse però il Nord-Est ha esigenze e problemi che una Lega più concreta ed efficace - e non razzista - potrebbe intercettare. Nel Nord-est che per anni ha lavorato e accresciuto il Pil italiano a ritmi da primi posti al mondo e che ora si trova davanti ad una recessione drammatica, ci sono milioni di voti in battuta libera. Chi è più bravo, li prenderà. Chi saprà parlare con la piccola borghesia veneta, sempre sul filo del rasoio tra l’accoglienza e l’esclusione, tra il governo dei processi mondiali e la chiusura di fronte agli stessi, avrà fatto un servizio a tutta l’Italia.
Ecco perché diventa importante quanto accadrà domenica a Mantova, dove il sindaco di Verona Flavio Tosi presenterà la Fondazione a suo nome, preludio del “via libera” alla ricerca della leadership del centrodestra. Dicono che a Tosi guardino con attenzione coloro che vogliono costruire un centrodestra finalmente europeo e non solo orientato da Berlusconi. Insomma, dall’alleanza tra Berlusconi e Bossi all’intesa tra Alfano e Tosi, senza derive giudiziarie, etiche, morali, di chiusura verso l'Europa e gli immigrati.
E così alle prossime elezioni politiche - che da martedì solo molto più lontane - i leader in campo potrebbero essere Letta, Renzi, Alfano, Tosi. Non male come ricambio generazionale.

 

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