«Giudici stalker contro i No Tav»

«C'è accanimento» nelle azioni dei magistrati che indagano sul movimento No Tav. Questa è la tesi di Alberto Perino, leader storico del movimento che dal 1989 si oppone alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione che attraversa la Valle di Susa. Il pool dei legali a fianco dei No Tav sta valutando - spiega - di «denunciare la magistratura per stalking». Nelle indagini sugli attivisti No Tav, che si sono intensificate dopo l'escalation di violenza ed attentati nella scorsa estate, «non c'è più una motivazione - sostiene Perino -. Riteniamo che sia un accanimento che va al di là di ogni senso giudiziario. Si tratta di stalking, non è più una situazione normale»

«C'è accanimento» nelle azioni dei magistrati che indagano sul movimento No Tav. Questa è la tesi di Alberto Perino, leader storico del movimento che dal 1989 si oppone alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione che attraversa la Valle di Susa.
Il pool dei legali a fianco dei No Tav sta valutando - spiega - di «denunciare la magistratura per stalking». Nelle indagini sugli attivisti No Tav, che si sono intensificate dopo l'escalation di violenza ed attentati nella scorsa estate, «non c'è più una motivazione - sostiene Perino -. Riteniamo che sia un accanimento che va al di là di ogni senso giudiziario. Si tratta di stalking, non è più una situazione normale».
Nei giorni scorsi Perino aveva parlato di un «autunno caldo» per la Valsusa. «Il mio intervento - spiega - è l'espressione della preoccupazione che nutro nei confronti dell'escalation di azioni da parte della magistratura torinese». Il leader storico No Tav torna a definire «legittimi» i sabotaggi: «Abbiamo fatto due assemblee popolari - rivela - e nel corso di queste riunioni pubbliche i partecipanti hanno riconosciuto e detto che il sabotaggio, se non colpisce le persone (o meglio, se non colpisce alcun essere vivente), è una pratica assolutamente legittima e non violenta».

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