I 5 Stelle sono divisi sui soldi da parlamentari

Il nodo dei «costi della politica» finisce per travolgere anche il Movimento Cinque Stelle che ha trionfato alle elezioni anche grazie alla promessa di drastici tagli alle indennità degli eletti M5S. Un sondaggio tra i parlamentari ha di fatto di sconfessato la richiesta di una più marcata trasparenza sugli emolumenti lanciata ancora pochi giorni fa da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. La maggioranza dei senatori e deputati del gruppo 5 stelle - interpellati in un sondaggio - si è infatti espressa per mantenere completamente la quota della diaria

Il nodo dei «costi della politica» finisce per travolgere anche il Movimento Cinque Stelle che ha trionfato alle elezioni anche grazie alla promessa di drastici tagli alle indennità degli eletti M5S. Un sondaggio tra i parlamentari ha di fatto di sconfessato la richiesta di una più marcata trasparenza sugli emolumenti lanciata ancora pochi giorni fa da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio.
La maggioranza dei senatori e deputati del gruppo 5 stelle - interpellati in un sondaggio - si è infatti espressa per mantenere completamente la quota della diaria, la somma spettante a tutti i parlamentari in aggiunta all'indennità.
Una decisione che ha spaccato i gruppi in Parlamento e scatenato le ira dei militanti, che protestano in rete costringendo i vertici del Movimento ad un'ondata di precisazioni. Sugli stipendi «vorrei assicurare tutti che il M5s manterrà gli impegni presi» assicura il capogruppo al Senato Vito Crimi che posta in rete un video per spiegare: «oggi siamo impegnati sulle Commissioni: dateci qualche giorno e non vi deluderemo..».
Quello delle Commissioni di garanzia è infatti in questi giorni il cavallo di battaglia del M5S: stanno lavorando all'individuazione della squadra di candidati alle presidenze. Ieri al Senato il gruppo M5S ha tentato di bloccare i lavori sul Def chiedendo la verifica del numero legale (l'aula - a parte i grillini - era quasi totalmente deserta: così, spiega il senatore Mario Giarrusso, «rivendichiamo il diritto democratico a riconoscerci le presidenze».
Intanto il nodo delle buste paga dei Cinque Stelle tiene banco: se il 48,48% dei votanti (130 parlamentari) si è espresso per mantenere la diaria e decidere autonomamente se e quanto restituire, il 36,3% ha optato per una rendicontazione che faccia restituire tutto quanto non risulti documentato. Per la deputata Patrizia Terzoni riuscire a fare questo mestiere con soli 2.500 euro al mese è impensabile.
«Vivere a Roma, viaggiare per tornare a casa, seguire i lavori dell'aula, tutto costa» si è detto più volte. Ma il «popolo del Vaffa» in rete non perdona. Anche sei ieri è giunta la notizia che 22 militanti risultano indagati per vilipendio al Capo dello Stato per frasi postate contro Napolitano sul blog di Beppe Grillo (che non risulta indagato).

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