Raid aereo a Damasco: strage di bimbi

Hamida aveva un anno: è morta, insieme ad altri innocenti piccoli, almeno 10, nel raid aereo del regime a Qabun, una delle periferie di Damasco roccaforte della ribellione contro il presidente Bashar al Assad. Le tragiche immagini dei corpi dei bambini estratti dalle macerie sono state pubblicate dagli attivisti anti-regime nello stesso giorno in cui viene denunciato nuovamente l'uso di armi chimiche contro i civili

Hamida aveva un anno: è morta, insieme ad altri innocenti piccoli, almeno 10, nel raid aereo del regime a Qabun, una delle periferie di Damasco roccaforte della ribellione contro il presidente Bashar al Assad. Le tragiche immagini dei corpi dei bambini estratti dalle macerie sono state pubblicate dagli attivisti anti-regime nello stesso giorno in cui viene denunciato nuovamente l'uso di armi chimiche contro i civili. Questa volta le forze di Assad, secondo gli oppositori, «hanno utilizzato armi chimiche nella zona di piazza Abbasidi a Damasco e nel sobborgo di Jawbar».
Gli Lcc hanno denunciato nell'ultimo mese, a partire dal 19 marzo, l'uso di gas e altre non meglio precisate altre armi chimiche nei sobborghi di Homs, a Bayada e Khalidiyeh, in quelli di Aleppo, a Khan Asal e al-Sheikh Maqsoud (ieri, morti tre bimbi), e Ateibeh, a est di Damasco.
Ieri, il britannico Times ha pubblicato in prima pagina i risultati di una analisi condotta da un centro di ricerca del ministero della Difesa su una zolla di terreno prelevata circa un mese fa dagli 007 di Sua Maestà in un sobborgo di Damasco, che prova l'uso di armi chimiche.
Ma sono le immagini strazianti che arrivano da Qabun e non l'uso dei gas a segnare quest'altra giornata di sangue, in una strage senza fine che conta oggi 78 morti: tra loro almeno 16 bambini di meno di 10 anni. Se si contano gli adolescenti fino ai 16 anni, il bilancio è ancora più drammatico: sono 27 i minori uccisi in sole 24 ore, secondo l'Osservatorio per i diritti umani.
I ribelli, dal canto loro, devono fare i conti con la crescente forza di Jabaht al Nusra, sospettata di essere vicino ad Al Qaida e che si sospetta abbia fermato i 4 reporter italiani rilasciati e appena rientrati in patria e che oggi saranno ascoltati da un magistrato.

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