Lavarone / La rinascita

Drago Vaia distrutto dalle fiamme, raccolti online in tre giorni 30mila euro per rifarlo

Parla l’autore dell’opera: “È troppo presto per dire se ridarò vita al Drago, veramente troppo presto. Non so se riuscirò a rifarlo ma ne abbiamo parlato e qualcosa sarà fatto perché tutto quello che c'è stato, quello che è stato il drago per la comunità non deve sparire per colpa di un incendio”

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LAVARONE. Sta avendo un successo straordinario la raccolta fondi per la ricostruzione di Drago Vaia, distrutta da un incendio di probabile origine dolosa, lanciata dal sindaco di Lavarone, Isacco Corradi. Per partecipare si può andare sulla piattaforma gofundme: l’obiettivo annunciato è raggiungere i 50mila euro: ne sono già stati raccolti 30 mila euro. Ha parlato anche Marco Martalar, lo scultore che ha ideato e creato con le sue mani il Drago di Lavarone, diventato simbolo della devastazione e al tempo stesso della rinascita dopo il disastro della tempesta Vaia.

«Non c'è più nulla, solo pezzi di legno anneriti che spuntano dal terreno, solo macerie»: queste le sue parole. Ha pochi dubbi sull'origine dolosa. «Non è una struttura che può andare a fuoco per sbaglio - spiega mentre passeggia fra ciò che resta - non è per nulla facile dargli fuoco. Non basta, per dire, un accendino buttato dentro la struttura. Qui qualcuno ha deciso di distruggere il drago con il fuoco» commenta camminando fra i pezzi di legno, i monconi del Drago, cui le fiamme hanno "regalato" sembianze da rettile.

È riuscito a capire perché è successo tutto questo?

No, non ci riesco proprio. Posso comprendere la distruzione, nel senso che ce la si può aspettare, quando è compiuta dalla natura, ma dall'uomo no, non è concepibile per me. Ho creato il drago perché possa resistere alle intemperie, ma non a questo. Che sia doloso o meno non è ancora chiaro, ma lo ripeto, mi sembra difficile che tutta questa distruzione sia frutto di un atto accidentale, di una disattenzione. Non avrei mai pensato che qualcuno potesse fare un atto del genere. È una cosa un po' triste a livello umano. Tutta la comunità voleva bene all'opera.

Il suo drago è stato molto apprezzato, ma anche bersaglio di attacchi, lei ha mai ricevuto messaggi o altro che le potessero far pensare che qualcuno lo avrebbe potuto distruggere?

Assolutamente no. C'è sempre qualcuno a cui un'opera, un lavoro non piace, ma da qui a dar fuoco ce ne passa.

Quale è il suo stato d'animo ora, guardando quello che resta della scultura che lei ha creato?

Tristezza, tanta tristezza. Qui non c'è più nulla, solo macerie. Il drago era composto da duemila i pezzi di radici e di scarti degli alberi raccolti nel territorio e tenuti insieme da tremila viti. Ora c'è solo cenere, ferro e dei pezzi di legno anneriti. Null'altro.

Da più parti si chiede, anzi, le viene chiesto di ridare vita al drago di Vaia. Lei è pronto a farlo?

È troppo presto per rispondere a questa domanda, veramente troppo presto. Non so se riuscirò a rifare il drago ma ne abbiamo parlato e qualcosa sarà fatto perché tutto quello che c'è stato, quello che è stato il drago per la comunità non deve sparire per colpa di un incendio.

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