Città / Divieti

Santa Maria Maddalena, la movida «silenziata» non piace agli studenti: «Trento è una città morta»

La «stretta» del Comune sulla zona fa spostare i ragazzi verso via Calepina e piazza Duomo. Ma l’offerta di divertimento per gli universitari è decisamente poca

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PRECEDENTI Schiamazzi e rumori: il Comune interviene su due bar
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Diego Morone

TRENTO. Quello appena trascorso è stato il primo weekend - con in vigore i divieti legati alla vendita di alcolici e allo stazionamento di "avventori nei pressi dei locali" per il Matrix, La Scaletta e il Dejavù, in Santa Maria Maddalena, un tempo sede di molte serate universitarie. Dopo le 23 la zona cambia, ma non drasticamente: se prima erano un centinaio le persone tra i vari locali, il numero scende ancora, fino ad avere qualche piccolo gruppo sparso e a distanza di qualche metro dagli esercizi - a cui, per "l'incremento del rumore, anche durante i passaggi della polizia locale, con conseguente compromissione del diritto al riposo dei residenti", è stato fatto divieto di somministrare bevande alcoliche d'asporto. In seguito allo sfollamento, dovuto alla presenza degli addetti, una figura obbligatoria fino al 12 maggio, il limite posto dall'ordinanza, gli universitari - sembrano spostarsi verso altre zone: chi verso il Duomo, chi in Via Belenzani e chi in via Calepina.

Quello che è sicuramente cambiato rispetto agli altri weekend, spostando il focus da una zona all'altra, è stato il numero di persone sedute a un tavolino o in piedi nella zona di Santa Maria: il numero di assembramenti sarà sicuramente ridotto all'osso - per quanto in giro per il centro, in altri locali, principalmente con un pubblico più adulto, di gente in piedi non ne manca, come nella zona tra La Fiorentina e l'Angolo dei 33.

Avviandosi verso Santa Maria Maddalena, la musica - da sempre oggetto di discussione per il rumore e il fastidio che recherebbe al sonno dei residenti del centro, si può sentire, ma è a basso volume: il centro è stato più quieto di altri giorni, anche per via di una presenza di forza pubblica tutt'altro che esigua.

Muovendosi a piedi nella fascia oraria successiva alle 23, c'è stato modo di incontrare varie volanti per il centro. La posizione dei ragazzi universitari, sicuramente in numero minore rispetto a quello della settimana precedente, o di altre giornate, anche più calde delle ultime, è stata in linea di massima la stessa, tra chi parla di «un punto contro la movida e un altro contro la società giovane», e chi invece definisce «Trento come città morta», la situazione si può riassumere a pieno nelle parole di uno dei presenti nella zona off-limits, Lapo Martino, studente di 19 anni iscritto al corso filosofia, venerdì sera era proprio con i suoi colleghi: «L'unico posto dove poteva esserci un po' di svago era quello, in centro. Capisco la posizione del vicinato: alle 2 il rumore può essere alto, ma una stretta che arriva nel periodo primaverile, avviandoci verso quello estivo, è difficile. Non c'è uno spazio centrale dove trovarsi. - dice - L'unico rischio era quello di ammassare le persone, serve un altro spazio, se non può essere quello».

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