Economia / Lo scontro

Famiglie Cooperative, scatta la lotta dei lavoratori dopo la disdetta del contratto integrativo

Oggi, sabato 4 maggio, Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno annunciato la reazione dopo la decisione unilaterale della dirigenza di via Segantini: sospesi per protesta i lavoro festivo, domenicale e supplementare. Stato di agitazione, possibili scioperi

IL CASO Famiglie Cooperative, disdetta dell'integrativo: dura reazione dei sindacati
SCHEDA Famiglie cooperative, disdetto il contratto integrativo
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TRENTO. A poco più di un anno dalle prime avvisaglie, con la Cooperazione che definiva economicamente "insostenibile" il contratto inegrativo, ora si è arrivati allo strappo. E alla reazione dei sindacati, in difesa dei 1.900 lavoratori delle Famiglie Cooperative trentine.

Le famiglie cooperative, ricordano Cgil, Cisl e Uil, hanno deciso unilateralmente di disdettare il contratto integrativo provinciale: un accordo che rinnovo dopo rinnovo era in vigore da quarant’anni. La comunicazione, riferiscono i sindacati, è avvenuta proprio alla vigilia del Primo maggio.

La prima reazione di lotta è già scattata: bloccati straordinari, lavoro supplementare, festivo e domenicale.

Indetto lo stato di agitazione ed è sul tappeto anche la possibilità di ricorso a giornate di sciopero.

"Le Famiglie Cooperative - si legge nella nota diffusa dopo la conferenza stampa di questa mattina, sabato 4 maggio - hanno deciso unilateralmente di disdettare il contratto integrativo provinciale. Un accordo che rinnovo dopo rinnovo era in vigore da quarant’anni. La notizia è stata comunicata alla vigilia della Festa delle lavoratrici e dei lavoratori.

Una doccia fredda per 1.900 dipendenti di 60 famiglie cooperative su 360 punti vendita che da oggi hanno deciso di sospendere per protesta il lavoro festivo e domenicale, gli straordinari e il lavoro supplementare. Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno infatti proclamato subito lo stato di agitazione".

Durissimo il commento dei segretari provinciali, Paola Bassetti, Fabio Bertolissi e Stefano Pichetti.

“Questa decisione - dicono - dimostra la distanza valoriale tra chi le Famiglie Cooperative le vive quotidianamente, da lavoratore dipendente, realizzando i fatturati che le sostengono da più di 120 anni e chi invece prova ad amministrarle, immaginando che atti altamente irresponsabili finalizzati al solo taglio del costo del lavoro come nella logica delle peggiori parti datoriali possano esser la scelta corretta”.

Il braccio di ferro sul rinnovo dell’accordo, ricorda la nota sindacale, è cominciato il 24 febbraio del 2023, quando le famiglie cooperative comunicarono la decisione di voler disdettare il contratto.

"Da quel giorno è partito un tragico conto alla rovescia che ha portato alla chiusura definitiva dei giorni scorsi. Dietro la decisione la strategia delle Famiglie Cooperative di indurre i sindacati a firmare un contratto peggiorativo sotto la spada di Damocle della disdetta contrattuale.

Le intenzione di via Segantini sono chiare: togliere le parti fisse del contratto (110,88 euro di premio presenza e 45,96 euro di salario integrativo provinciale) e sostituirle con un premio di risultato variabile con dei parametri che permettono di ottenerlo in condizioni difficilmente concretizzabili. Puntano anche a tagliare l’indennità prevista per i responsabili di filiale, introdurre un inaccettabile aumento della flessibilità del lavoro con obbligo del lavoro domenicale, introduzione della banca ore, lavoro stagionale/precario etc. etc.

Una situazione che sindacati e lavoratori non sono disposti a tollerare", concludono le tre sigle sindacali.

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