Ambiente / Il tema

Allarme crisi idrica: in Trentino servono altri 19 bacini per stoccare 2,5 milioni di metri cubi di acqua

Il presidente Mauro Capra spiega la strategia della federazione dei Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario esistenti in Trentino: «Da quando sono nati, hanno sempre lavorato nell’ottica di salvaguardare la disponibilità di acqua»

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di Giorgia Cardini

TRENTO. Il 78% della superficie irrigata ricade nel perimetro dei 230 Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario esistenti in Trentino. Fare i conti senza di loro, quando si parla di emergenza idrica e di crisi climatica, è impossibile. Anche perché gran parte della trasformazione dei sistemi finora è passata attraverso questi enti e se adesso in Val di Non l’irrigazione è esclusivamente a goccia, e consente già un risparmio di risorsa stimato nel 40%, lo si deve a loro.

A rappresentare da 40 anni questa realtà, che opera complessivamente su circa un quarto (180.000 ettari) del territorio provinciale, è la Federazione Comifo.

Che ha ben chiaro che serve agire, e velocemente, per dare al Trentino un futuro agricolo al riparo dai cambiamenti climatici. A spiegare la strategia a cui punta Comifo è il presidente Mauro Capra. «Da quando sono nati - esordisce - i consorzi hanno sempre lavorato nell’ottica di salvaguardare la disponibilità di acqua, creando le infrastrutture necessarie. Finora sono stati realizzati invasi con una capacità di stoccaggio di circa 2 milioni di metri cubi, ma non bastano. Perciò come Federazione ci muoviamo lungo tre filoni di idee».

Quali sono, presidente?

«Il primo, a breve termine, è centrato sulle nuove tecnologie. Attraverso i nostri consorzi possiamo dotare le colture (e già si è fatto e si sta facendo) di strumentazioni che comportano una ulteriore riduzione dei consumi del 10-15%. Sono sistemi già disponibili sul mercato, che danno indicazioni precise su fabbisogno delle piante e su quanto rilasciare. In questo momento i consorzi hanno già gli strumenti per ridurre o sospendere per un giorno l’irrigazione, se necessario. Su questo fronte, abbiamo il sostegno della Fondazione Edmund Mach, con cui collaboriamo fattivamente».

In Trentino però servono anche nuovi invasi.

“È il filone a medio termine, quello della realizzazione di nuove infrastrutture: attenzione, le chiamo infrastrutture perché credo che si tratti di opere importanti come le strade o le ferrovie. Mi spiego: noi dovremo lavorare molto sul rifacimento delle tubazioni, per evitare perdite, e sulla realizzazione di laghetti (invasi). Ci poniamo come obiettivo un ulteriore stoccaggio di 2,5 milioni di metri cubi e, come Federazione, abbiamo individuato 19 possibili localizzazioni in Trentino. Ma per questa fase va costituita una cabina di regia».

Con quale obiettivo?

«Non possiamo pensare, come fatto fino ad ora, di lasciare le iniziative ai singoli consorzi. Una cabina di regia (composta in primis dal Comifo e dalla Provincia) serve perché non possiamo perdere tempo nella ricerca del consenso sulla realizzazione di un invaso. Dovremo sicuramente fare le necessarie istruttorie su queste opere, ma se vengono individuate come infrastrutture primarie del territorio, bisogna che abbiano precedenza nella realizzazione e tempi certi. E una cabina serve anche per il reperimento delle risorse, ingenti. Da questo punto di vista, dalla riunione di oggi a Roma (ieri, ndr) sono uscite prospettive interessanti anche per il finanziamento delle opere. Anche per questo bisogna ragionare per territori e non più per singoli consorzi».

Il terzo filone su cui Comifo si muove?

«Ha un termine più lungo: è la ricerca, in collaborazione con la Fem e altre realtà, per selezionare piante che abbiano meno bisogno di acqua. Solo in questo modo possiamo contrastare efficacemente possibili emergenze. Se quest’anno andiamo avanti in questo modo, ci ritroveremo in seria difficoltà. Preoccupa la scarsità degli accumuli e l’abbassamento delle falde: ma se a marzo pioverà molto, paradossalmente non sapremo dove stoccare l’acqua perché non abbiamo abbastanza invasi».

[Nella foto, il bacino irriguo del lago Braide, realizzato a Predaia, in val di Non]

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