Quirinale, in corso la seconda votazione. Si infiamma la polemica fra Pd e Forza Italia

Nuova fumata nera alla terza votazione per il presidente della Repubblica. 

Su Sergio Mattarella "auspico si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell'Italia". E' l'appello che Matteo Renzi rivolge ai partiti di maggioranza e opposizione sottolineando che "è una scelta che interpella tutti e non solo un partito". "Finite le prime tre votazioni, siamo arrivati al momento chiave", afferma il presidente del Consiglio Matteo Renzi. "Siamo di fronte alla concreta possibilità che una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello Stato come Sergio Mattarella, diventi il presidente della Repubblica con un voto ampio di settori della maggioranza e dell'opposizione parlamentare". "Non è - sottolinea Renzi - una questione che riguarda un solo partito: la scelta del Capo dello Stato interpella tutti, senza distinzioni. Per questo auspico che sul nome di Sergio Mattarella - presidente della Repubblica di tutti gli italiani - si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell'Italia".

Dopo la fumata nera di ieri pomeriggio, si è svolta questa mattina alla Camera la seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica: anche in questo caso un nulla di fatto. La terza è prevista per le 15.

Lo scrutinio, che si è appena concluso (accanto alla presidente Laura Boldrini c'era fra gli scrutatori il deputato trentino Riccardo Fraccaro), indica un andamento molto simile a ieri, con una prevalenza delle schede bianche. 

Si sono registrati 953 votanti (su 1009 aventi diritto), 531 schede bianche (ieri erano state 538), 26 nulle.

L'ex magistrato Ferdinando Imposimato, candidato M5S, ha ottenuto 123 voti, Feltri (Lega e Fratelli d'Italia) 51, Castellina (Sel) 34, Bonino (Socialisti) 23, Rodotà (ex cinquestelle) 22, Sabelli Fioretti 14, Gualdani 10, Pagano 7, Pagano 6, Prodi, 5 Severino 5, Mattarella 4, Sangalli 4, Greggio 3, Guerra 3, Messina 3, Barani 3, Bersani 2, Cimmino 2, Finocchiaro 2, Frattini 2, Marinetti 2, Scognamiglio 2; voti dispersi 143.

Anche questo pomeriggio il voto dovrebbe finire con una fumata nera, posto che servirebbe ancora, per eleggere un candidato, la maggioranza qualificata dei due terzi.
Domani mattina, quando basterà la maggioranza semplice, 505 voti sui 1009 aventi diritto, potrebbe essere eletto il candidato indicato dal Pd, Sergio Mattarella, che nel 2001 fu «imposto» come candidato in Trentino scatenando la reazione di Lorenzo Dellai, oggi peraltro suo dichiarato sostenitore per l'ascesa al Colle.

Nell’attesa, anche oggi il segretario democratico e premier, Matteo Renzi, ha dato ai suoi grandi elettori l’indicazione per la scheda bianca.

Forza Italia intanto è in rotta di collisione con Renzi ma anche in fibrillazione al suo interno, con la minoranza guidata da Raffaele Fitto che attacca i quadri del aprtito che hanno sostenuto la linea del patto del Nazareno fra Renzi e Berlusconi. A quanto pare, dopo la scheda bianca di questa mattina, nel pomeriggio Fi dovrebbe addirittura uscire dall'aula e lo stesso dovrebbe fare domani. Silvio berlusconi denuncia il mancato rispetto da parte di Renzi dell’accordo sulla scelta di un candidato «condiviso».

Il Nuovo centrodestra fa sapere che continuerà a votare scheda bianca anche nel pomeriggio.

Il movimento Cinque stelle continuerà a votare Ferdinando Imposimato, il nome uscito vincitore dalle consultazioni online degli iscritti. I grillini, tuttavia, lasciano aperta l’ipotesi di una modifica del loro atteggiamento nella votazione in programma domattina.

Entusiasta della candidatura Mattarella è il senatore Svp Karl Zeller: «La sua elezione al Quirinale sarebbe l’optimum per l’Alto Adige», afferma, interpellato dal quotidiano Tageszeitung di Bolzano. Il parlamentare ricorda che Mattarella venne eletto in Alto Adige nel 2001 nel quadro di un patto elettorale con la Svp. Zeller, inoltre, ricorda il ruolo determinante che ebbe Mattarella nel trasferimento delle competenze da Roma a Bolzano nel campo dell’energia e anche sui rifugi alpini.

Continua ad attaccare l’ex ministro Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, che vede dietro l’angolo le elezioni anticipate: «Renzi si è basato finora su due maggioranze: la sua maggioranza di governo con Alfano, che è carne della nostra carne, e la maggioranza sulle riforme costituzionali con Berlusconi, mettendo in un angolo la minoranza del suo partito che però è una minoranza molto pesante. Adesso ha detto di fatto no a Berlusconi, ha rotto il patto istituzionale con Berlusconi, ha rotto di fatto anche il patto con Alfano, perché Alfano è furioso al pari di Berlusconi.
Per cui di fatto due maggioranze, la maggioranza istituzionale e la maggioranza di governo non ci sono più. Senza di noi Renzi non ha i voti al Senato e quindi l’esito finale sono le elezioni. Ma con le elezioni non dobbiamo temere noi, che i nostri voti di opposizione ce li teniamo, ma D’Alema, Bersani, Civati, Bindi e compagnia cantante, che adesso inneggiano a Mattarella e a Renzi, ma che saranno fatti tutti fuori. Quindi se io fossi in D’Alema, Bersani, Civati, Bindi e compagnia bella non starei molto sereno, avrei qualche preoccupazione nel votare Mattarella».

Gaetano Quagliariello, coordinatore di Ncd, esprime a sua volta contrarietà: «Il nome non c’entra assolutamente nulla. Anzi, una larghissima parte del nostro gruppo ha grande stima per Mattarella. Il problema invece è che Matteo Renzi ha fatto una scelta in contraddizione con lo stesso metodo Renzi», dice oggi al Corriere della Sera.
«Renzi - spiega Quagliariello - ha costruito una maggioranza per le riforme con Forza Italia e una maggioranza di governo con noi; e ci ha sempre detto che intendeva tenere insieme queste due maggioranze per potersi affrancare dalla sua minoranza interna» come è avvenuto, per esempio, in occasione del voto sulla legge elettorale, l’Italicum.

Avremmo voluto condividere il consenso su una figura istituzionale in grado di portare a compimento le riforme e la legislatura.
Al momento dell’indicazione del candidato - sottolinea Quagliariello -, Renzi non ha tenuto conto nè della maggioranza per le riforme, nè di quella di governo. Ha creato una terza maggioranza. È un errore di metodo - avverte Quagliariello - che renderà più difficile il percorso delle riforme».

Soddisfatto, invece, il dissidente Pd Stefano Fassina: «L’elezione di Mattarella può essere un elemento di stabilizzazione del quadro politico in un contesto in cui il presidente del consiglio, dopo il passaggio della presidenza della Repubblica, riconosce anche la rilevanza di posizioni interne che hanno obiettivi costruttivi sul terreno delle riforme» «Rimango colpito dice parlando in Transatlantico con i giornalisti- dalle posizioni di Forza Italia, perché fino all’altro ieri tutti dicevano che il patto del Nazareno non ricomprendeva la presidenza della Repubblica poi improvvisamente hanno insistito su questo pacchetto completo. Mi sembrano in grande difficoltà, non congiunturale, cercano giustificazioni abbastanza fragili mentre ritengo che l’elezione di Mattarella sarà un elemento di stabilizzazione».

Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, al contrario, prevede che quella del Pd possa rivelarsi una vittoria di Pirro: «Secondo me quello che rischia di più è Renzi. Perché se il presidente sarà Mattarella, lui si affida mani e piedi alla sinistra di Vendola, Cuperlo e Civati.
Quindi nel breve perde Berlusconi ma quello che rischia di rimetterci di più è Renzi».

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