Quirinale, in corso la prima votazione Il Pd ufficializza Mattarella, Forza Italia non ci sta

di Zenone Sovilla

È fumata nera nel primo scrutinio del voto per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale: prevalgono le schede bianche, che erano l'indicazione data ai rispettivi grandi elettori da Pd e Forza italia. Questo il risultato proclamato poco fa dalla presidente della Camera, Laura Boldrini: presenti e votanti 975 (su 1009 aventi diritto), maggioranza richiesta 673, le schede bianche sono state 538, 33 le nulle. Ferdinando Imposimato ha ottenuto 120 voti (candidato M5S); Feltri 49 (Lega e Fratelli d'Italia); Castellina 37 (Sel); Bonino 25 (socialisti); Rodotà 23 (ex cinquestelle); Gabriele Albertini 14 (Popolari per l'Italia); Sabelli Fioretti 11; Morelli 9; Prodi 9; Caleo 8; Bersani 5; Mattarella 5; Martino 3; Messina 3; Mieli 3; Finocchiaro 2; Greggio 2. Tra i 48 voti considerati «dispersi» quelli per Giancarlo Magalli, Sabrina Ferilli, Antonio Razzi (che ne hanno ricevuto uno a testa). Non validi i consensi espressi per Enrico Letta e Francesco Totti, persone che non hanno ancora i requisiti anagrafici per essere eletti al Colle (50 anni).

Il Pd poco prima del voto ha ufficializzato la candidatura dell’ex ministro Sergio Mattarella, oggi giudice costituzionale: il suo nome, indicato all’assemblea del partito dal segretario e premier Matteo Renzi, è stato messo al voto e approvato all’unanimità. Poco dopo i grandi elettori dem hanno ricevuto l’sms con la disposizione riguardante il comportamento da adottare nella prima votazione, cioè quella di oggi: Renzi invita i suoi a lasciare bianca la scheda. Una strategia dettata dal persistente rifiuto di Forza Italia di esprimersi a favore di Mattarella, il che fa venir meno la possibilità di arrivare al necessario quorum dei due terzi dei voti, previsto anche nelle due successive tornate, che sono in programma domani, una al mattino e l’altra al pomeriggio.

Si prevede che neanche le prossime due tornate possano portare una fumata bianca. La seconda chiama è in programma domattina, dalle 9.30; la terza domani pomeriggio.

Il nome prescelto, dunque, quello di Mattarella, dovrebbe essere l’indicazione di voto dalla quarta chiama, sabato mattina, quando sarà sufficiente la maggioranza assoluta, cioè il consenso di 505 dei 1009 grandi elettori. Una soglia che, a quel punto, il Pd potrebbe raggiungere anche con il solo appoggio degli alleati centristi (Ncd escluso), degli ex Cinque stelle e di Sinistra ecologia e libertà il cui leader, Nichi Vendola, oggi ha accolto positivamente l’orientamento espresso da Renzi, perché si tratta di una figura che segna una rottura con il patto del Nazareno siglato da Renzi e Berlusconi. In attesa della quarta tornata, Sel voterà per la storica esponente della sinistra Luciana Castellina.

L’atteggiamento di Forza Italia è al momento di totale chiusura nei riguardi della candidatura di Mattarella. Silvio Berlusconi ha annunciato che questo strappo mette in difficoltà anche il patto del Nazareno e ha anticipato che anche il Nuovo centrodestra d'ora in poi assumerà un atteggiamento critico nel governo, pur senza farlo cadere subito. «Non siamo noi a non aver rispettato il patto ma Renzi e se si andasse avanti anche dopo la quarta votazione, Fi non voterà Mattarella», ha proseguito.

Ma il governo non sembra in pericolo, visto che il minsitro dell'interno Angelino Alfano ha precisato subito che «il voto per il Colle e il sostegno all'esecutivo sono due vicende distinte».

A questo punto resta da verificare in quale misura questo clima, che peraltro potrebbe evolvere nell'ambito delle manovre in corso, possa preludere a uno strappo anche nell’alleanza Renzi-Berlusconi sulle riforme costituzionali. Severissimo il commento di Raffaele Fitto, leader del dissenso azzurro: «Ora azzeramento totale nel partito e nei gruppi parlamentari dopo il totale fallimento politico del Nazareno. È impensabile che i cultori del patto pretendano ora di travestirsi da oppositori di Renzi».

Questa mattina c’era stato, fra gli altri, un vertice nel quale Berlusconi ha incontrato, oltre ad alcuni esponenti del partito a lui vicini, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Al momento, però, il pressing sul leader di Fi affinché accolga l’ipotesi Mattarella, sembra non aver sortito l’effetto sperato e poco fa il capogruppo al Senato, Paolo Romani, ha defintio la candidatura «una forzatura unilaterale del presidente del consiglio che non otterrà il nostro appoggio».

Ha rincarato la dose il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta: «La candidatura di Sergio Mattarella, con tutto il rispetto che merita, non è accettabile. Ci rammarichiamo per il metodo che inspiegabilmente non ha previsto la nostra condivisione per un candidato realmente forte, di garanzia e che rappresentasse l’unità nazionale», ha commentato poco fa mentre proseguivano le operazioni di voto.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del senatore Maurizio Gasparri: «Renzi ha scelto un metodo arrogante, abbassi la cresta. Vuol vincere da solo? Si accomodi. Allo stato attuale prevedo che non voteremo Mattarella nemmeno alla quarta tornata».

Nel pomeriggio, dopo un nuovo summit di Forza Italia, Berlusconi ha annunciato che il suo partito voterà scheda bianca anche sabato. «L’accordo con Renzi si è fermato a metà strada. Abbiamo evitato i segretari del Pd ma non un nome condiviso, vediamo se hanno i voti per eleggerlo da soli», ha detto poco fa all’assemblea dei grandi elettori spiegando di aver chiamato Sergio Mattarella per dirgli che la scheda bianca è un segno di rispetto nei riguardi della sua persona. «Questa situazione segna comunque un altolà al patto del Nazareno», ha sottolineato.

Critiche a Renzi vengono anche dal leader dell’ala sinistra del partito, il deputato lombardo Pippo Civati, che poco fa ha annunciato che non starà «al gioco della scheda bianca» e invece voterà per Romano Prodi al Quirinale.
Civati, grande critico dell’intesa fra Renzi e Berlusconi sulle riforme e altro, ipotizza che il nome di Mattarella sia un diversivo: «Non credo che il Patto del Nazareno sia finito, se no andremmo a votare domani. Non si capisce perché aspettare la quarta votazione», ha detto, precisando peraltro che dalla quarta tornata, sabato mattina, si allineerà a quanto deciso in assemblea e sosterrà il candidato proposto da Renzi. Tuttavia, ha aggiunto, «penso che Romano Prodi avrebbe la maggioranza più larga».

Frattanto, poco fa si è appreso che il candidato M5S è Ferdinando Imposimato. Il movimento Cinque stelle questa mattina ha tenuto la consultazione on line fra gli attivisti per stabilire il candidato da votare, scelto in una rosa di nove nomi proposta dall’assemblea dei parlamentari. Hanno partecipato alla votazione 51.677 iscritti certificati: il noto ex magistrato, in passato deputato dei Democratici di sinistra, ha ottenuto il 32% dei voti, precedendo Romano Prodi (20%), Nino Di Matteo (13%), Pierluigi Bersani, Gustavo Zagrebelsky, Raffaele Cantone, Elio Lannutti, Salvatore Settis e Paolo Maddalena.

Annunciando i risultati, il blog di Beppe Grillo spiega che se dal quarto scrutinio i cambi di maggioranza dovessero portare a un nome condiviso tra più forze politiche in Parlamento «si deciderà come meglio muoverci con una votazione lampo on line».

I fuoriusciti dall'M5S di Camera e Senato hanno annunciato che non voteranno Mattarella: alla prima chiama si esprimeranno per il giurista Stefano Rodotà, che due anni fa era il candidato acclamato dall'intero movimento Cinque stelle ma che oggi non figurava fra i dieci nomi sottoposti al voto degli iscritti.

Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno annunciato, invece, che voteranno per il noto giornalista Vittorio Feltri.

L'ex presidente trentino e oggi deputato Lorenzo Dellai poco fa ha affermato che quella per Sergio Mattarella è «un’indicazione molto positiva». Il presidente del gruppo parlamentare Per l’Italia-Centro democratico, ha sostenuto che sul nome proposto da Renzi «c’è grande convinzione e altre forze politiche possono convergervi, senza giochi tattici e secondi fini».

 

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