Territorio / I volti

Claudio Moser, per 41 anni nei boschi: la meritata pensione per lo storico custode forestale

Dal 1982 a servizio della comunità e in difesa delle montagne: ora è pronto per l’orto e per curare il piccolo gregge di pecore alle pendici della Marzola: «Spero si continui a mantenere l’autonomia della struttura, magari rafforzando il personale. C’è una grande professionalità ed esperienza»

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di Paolo Giacomoni

ROVERETO. Quarantun anni e cinque mesi ininterrotti al servizio della comunità e in difesa dei suoi boschi. È questo l'invidiabile traguardo raggiunto da Claudio Moser l'ormai "storico" Custode Forestale della zona est della città (Povo e Villazzano dal 1982 e Mattarello dal 1987) che, con il prossimo 1° giugno, andrà ufficialmente in pensione. "Ufficialmente" perché di fatto Moser ha già riposto la divisa e consegnato la Fiat Panda di servizio dovendo obbligatoriamente smaltire le ferie accumulate in questi ultimi anni, conseguenza dell'ormai cronica carenza di personale che da qualche anno tormenta l'Azienda Forestale di Trento e Sopramonte.

Quella del Custode Forestale - l'antico "Saltar" risalente addirittura all'epoca romana e poi longobarda - è una figura importante che, soprattutto in passato (quando boschi, campi, malghe e pascoli erano fonte di sostentamento primario), rivestiva un ruolo di primissimo piano tanto da essere codificato in ogni Carta di Regola. Ne è un significativo esempio "Lo statuto della comunità di Povo" risalente al 1698, laddove "norma" questa figura: «Che gli Saltari, che saranno eletti e deputati a guardar e custodir i Boschi, debbano haver il giuramento del Clar.mo Sig. Massaro, di far loro officio realmente senza dolo e fraude, il quale sarà andar tre volte in settimana per cadauno, cioè il lunedì, mercoledì e venerdì, l'altro martedì, giovedì e sabato a tender alli Gazi, perché non venghino danneggiati da chi sija, come anco ai boschi liberi, perché non sijno danneggiati da persone forestiere confinanti, dovendosi ogni giorno prima d'andar alla Guardia o custodia consegnarsi al Sindico o deputati del Comune».

Più recentemente, in particolare nelle zone su cui grava ancora il diritto di Uso Civico, il Custode Forestale ha comunque mantenuto una funzione fondamentale nella vigilanza, la custodia e la corretta manutenzione boschiva. Ne è consapevole Claudio Moser classe '61, "recordman" di permanenza sul territorio, profondo conoscitore di ogni toponimo e anfratto di una montagna percorsa in lungo e in largo in questi quattro decenni di servizio. Una miniera di aneddoti e ricordi che spazia dagli incendi boschivi, alle trasgressioni motoristiche, dai Rave Party a Pramarquart alla comparsa di cinghiali e lupi, dalla gestione delle baite sul territorio per arrivare alla catastrofe di Vaia del 2018 che ha colpito duramente sulla fascia a monte del rifugio Maranza favorendo la altrettanto devastante diffusione del bostrico.

Non stiamo naturalmente dimenticando, uno dei settori di competenza del custode forestale, forse il più importante almeno per il suo rapporto con la popolazione: le annuali assegnazioni delle porzioni di legname ai residenti. «Nel corso di questi anni - ci racconta Moser - ho calcolato di aver assegnato complessivamente circa 300.000 quintali di legna da ardere e oltre 40.000 colonne per uso agricolo, senza contare le migliaia di "bacchette" per vigne e orti che nei primissimi anni di servizio erano comprese nell'uso civico». Non nasconde un po' di nostalgia per i tempi passati quando l'Azienda Forestale era una «grande famiglia» e gli amministratori, comunali e circoscrizionali, erano motivati e con una grande conoscenza del territorio.

«Ricordo le vecchie Sessioni Forestali nelle singole circoscrizioni con una serie di personaggi, magari culturalmente modesti, ma assolutamente innamorati dei loro boschi, preparati in materia e con una conoscenza incredibile di zone e toponimi il che rendeva questi incontri piacevoli e produttivi». Nel corso della breve chiacchierata non potevano mancare alcune considerazioni riguardo le prospettive dell'Azienda Forestale Trento-Sopramonte con la ventilata ipotesi di un suo scioglimento per sostituirla non si sa ancora bene con cosa.

«Qualsiasi sia la scelta - dice Moser - credo vada comunque salvaguardata l'autonomia della struttura rafforzandola nella dotazione di personale ora largamente sottodimensionato. Incorporare l'attuale azienda all'interno di qualche ufficio comunale rischia di disperdere un patrimonio di esperienza e professionalità che dura da settant'anni». Lasciamo Claudio Moser ai lavori in preparazione della sua seconda vita da pensionato: campagna, orto e, per tenersi in allenamento, anche un piccolo gregge di pecore. Ma dal suo "buen retiro" di Susà di Pergine non si allontanerà di molto dalle pendici della "sua" amata Marzola.

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