Abitazione / Il caso

Cuochi assunti ma non trovano casa: tre lavoratori e 2 imprenditori alla ricerca disperata di un posto, altri 2 sfrattati

«Sono tutti lavoratori specializzati nella ristorazione - accusa Tommaso Baldo dello Sportello casa per tutti - se loro se ne vanno chi fa da mangiare? Qual è il limite oltre il quale la "turistificazione" distrugge l'economia. Hanno un posto fisso ma non possono avere certezza sul dove abitare, non è più una società divisa in classi ma in caste. Non c'è più eguaglianza. È un sistema che si morde la coda questo»

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di Francesca Cristoforetti

TRENTOL'emergenza casa in Trentino è un vortice senza fine. Una situazione tanto intricata e complessa da non consentire nemmeno a persone con tanto di stipendio e contratto a tempo indeterminato di riuscire a trovare un'abitazione consona alle loro esigenze. Intrappolati in questo «limbo», collocandosi in una fascia indefinita, "troppo alta" per gli alloggi Itea e "troppo bassa" per immettersi nel mercato immobiliare che ancora si presenta inaccessibile per molti a causa dei prezzi e della poca offerta.

In questa situazione soltanto pescando dal settore della ristorazione del capoluogo, si trovano ben sette lavoratori, di cui due - un cuoco e un pizzaiolo - con le rispettive famiglie sotto sfratto da circa un anno. Mentre gli altri sono prossimi al dover lasciare casa, senza però avere un'alternativa.

Si tratta di dipendenti, tutti lavoratori specializzati con qualifica, impiegati in noti locali del centro storico di Trento. Soltanto due dei 7, una giovane coppia - gli unici del gruppo con un alloggio di emergenza Itea - hanno da poco aperto una propria attività, un fast food nella zona nord della città.Ciò che accomuna queste storie, raccolte da l'Adige, è la difficoltà, soprattutto nella ricerca, nonostante le garanzie a livello lavorativo ci siano.

«Ho un contratto a tempo indeterminato, guadagno circa 1.600 euro al mese - spiega uno dei cuochi sotto sfratto da un anno circa, 44enne proveniente dal Pakistan - lavoro in un locale del centro dal 2019. Da più di 10 anni ho la residenza qui in Trentino. Ho due bambini, uno di 4 anni e una di 7, entrambi nati in Italia. Casa nostra ormai è sta diventando stretta, e dopo 8 anni è scaduto il contratto di affitto. Sto cercando casa disperatamente da 3 anni circa, perché i proprietari preferiscono venderla a studenti o turisti». Tante le visite ma il problema sembra rimanere sempre lo stesso «essere stranieri o avere bambini piccoli non agevola».

Stessa situazione per il collega coetaneo originario del Marocco, impiegato in un altro locale della città. «Da 24 anni lavoro come pizzaiolo con tanto di contratto, ora a tempo indeterminato e sono residente qui dal 2003. Ho tre bambini, una appena nata. Sono stato sfrattato per fine locazione. Posso capire, ma io purtroppo sono disperato e non so dove andare. Sto cercando casa ovunque, anche fuori dalla città, ma i prezzi sono inaccessibili e trovo pochissime offerte».

C'è chi invece, come la coppia di imprenditori marocchini, a breve saranno costretti a lasciare la loro casa Itea dopo 4 anni. «È un alloggio di emergenza - dice lui, in Italia dal 1986 e in Trentino dai primi anni del Duemila - ma siamo ancora in emergenza. La prossima primavera scadrà il contratto, ma sto cercando casa in affitto da due anni circa e dovremo spostarci con i miei tre figli: il più piccolo ha un anno e mezzo. Sono qui da moltissimo tempo, ho sempre lavorato in Italia, luogo dove sono praticamente cresciuto. Non ho bisogno di aiuti economici, io devo solo trovare una casa. Ma ora alzo bandiera bianca, non so più cosa fare».

Un'odissea infinita anche per tre lavoratori specializzati e con qualifica che non hanno modo di avere certezze sul loro futuro sotto il profilo del diritto all'abitare. «Sono cuoco di professione - sostiene un 25enne originario del Bangladesh - ho girato molto in Italia, ma sono fisso a Trento dal 2018, dove ho un impiego stabile. Mia figlia nata pochi mesi fa è in ospedale per dei gravi problemi di salute. Ho già cercato una soluzione con le istituzioni ma sono seriamente preoccupato. Sono considerato fascia troppo alta perché mi assegnino una casa Itea, e rischiamo che il nostro nucleo famigliare si divida».

Ad aggiungersi anche la voce di due concittadini, gemelli di 24 anni, aiuto cuoco in cucina, che dividono un appartamento in due che «va ben oltre le nostre possibilità economiche, visto che è metà del nostro stipendio. Ma non abbiamo scelta».

«Sono tutti lavoratori specializzati nella ristorazione - accusa Tommaso Baldo dello Sportello casa per tutti, realtà che ha preso in mano le storie di ognuno di loro - se loro se ne vanno chi fa da mangiare? Qual è il limite oltre il quale la "turistificazione" distrugge l'economia. Hanno un posto fisso ma non possono avere certezza sul dove abitare, non è più una società divisa in classi ma in caste. È un sistema che si morde la coda questo: il settore della ristorazione è direttamente collegato al turismo e loro sono un elemento essenziale di questa industria. C'è un problema politico che diventa una tragedia sociale».

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