Salute / Il caso

Nuovo ospedale di Trento, pasticcio appalti e i silenzi di Fugatti e Segnana. I medici: «Non si può più aspettare»

L’analisi del presidente dell'Ordine, Ioppi, e del sindacato Cimo: si spendono milioni e milioni per il Santa Chiara, che non garantisce standard per i pazienti. Il Not ci serve, non domani, ma ieri

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di Matteo Lunelli

TRENTO. «Adesso è tempo di decisioni. Non si può più aspettare: il nuovo ospedale va considerato come un'emergenza sanitaria». Il dottor Marco Ioppi, presidente dell'ordine dei medici, è come sempre chiaro, coerente e trasparente. Da anni si batte per arrivare al dunque sulla questione del Not. Ma ora il tempo è scaduto e serve una decisione finale.

L'Anac ha bacchettato l'immobilismo della Provincia, ma ha anche offerto delle soluzioni concrete. «L'Autorità anticorruzione ha dato una rotta, un indirizzo da seguire: o si affida l'incarico a Pizzarotti o si sospende tutto e si riparte. La politica deve decidere, ci vuole una soluzione per uscire definitivamente dalla situazione di impasse. Bisogna farlo con determinazione, anche perché adesso c’è una novità rispetto ai discorsi che si facevano fino a un paio di anni fa: abbiamo la Scuola di Medicina e senza un ospedale funzionale non potrà andare avanti. Il Santa Chiara così come è non è strutturato per l’insegnamento e a questo non si può supplire. Continuiamo ad adeguare spendendo milioni e milioni e i pazienti non possono essere curati in una struttura che è sempre un cantiere. Bisogna decidere, lo dobbiamo ai paziente».

Rispetto al recente passato facciamo notare a Ioppi un’altra novità: se prima l’appello, forte e deciso, era costante e l’esigenza di un nuovo ospedale era la priorità, adesso non più. Nelle ultime settimane l’Azienda sanitaria - inteso come chi la comanda - non ha speso una parola per richiamare l’urgenza di una soluzione. Nulla è stato detto per sottolineare le difficoltà in cui versa il caro ma vecchio Santa Chiara. Zero indicazioni pubbliche anche sulle esigenze pratiche, a partire dal dove collocare - se si ripartisse da zero - la nuova struttura. Ioppi, con un sospiro, conferma. E analizza. «L’Apss è il braccio operativo dell’assessorato. Se quest’ultimo non spinge, l’Azienda si adegua».

Ma i medici e gli infermieri, chi dentro le mura del S.Chiara ci lavora ore e ore ogni giorno, sono invece concordi nel sottolineare che così non si può andare avanti. «Siamo noi indipendenti che dobbiamo spingere: intendo i medici, il personale, i giornali, i cittadini. L’autorevolezza dell’Azienda sanitaria si vede dal modo in cui riesce - come tecnico del settore - a esercitare pressione sull’assessorato. Ora si nota un’osservanza pressoché totale delle direttive che arrivano dal palazzo. E allora siano gli indipendenti a invocare soluzioni coraggiose e rapide, per salvare la sanità, per il futuro del Trentino e di tutti noi». Anche la segretaria del Cimo medici (il sindacato dei professionisti ospedalieri), la dottoressa Sonia Brugnara, chiede soluzioni immediata. E lei rappresenta anche i tanti operatori che al Santa Chiara ogni giorno ci lavorano, con le ben note difficoltà di spazi e di logistica (i parcheggi, solo per fare un esempio). «Sulle questioni tecniche dell’appalto non voglio entrare, perché non è la mia materia. Ma è innegabile che il nuovo ospedale sia un tema centrale. Ed è innegabile che sia necessario: l’attuale ospedale è vecchio e non offre più gli standard di qualità necessari. A mio avviso, quindi, bisogna fare in fretta e creare un ospedale provinciale. Anzi, personalmente ho sempre sostenuto l’ipotesi di un ospedale regionale, ma qui il ragionamento è politico e più ampio».

Centrale per il futuro è la Scuola di medicina. «Dovrà nascere un ospedale universitario, con caratteristiche in grado di accogliere gli studenti, garantendo spazi e infrastrutture adeguate. E proprio gli spazi sono attualmente il problema più importante: questo posso dirlo con cognizione visto che al Santa Chiara ci lavoro. Mancano ambulatori e sale dove poter fare determinate attività, per le quali magari ci sarebbe anche il personale disponibile».

Sulla scarsa spinta dell’Apss per il Not, Brugnara spiega che «noi operatori restiamo sempre della stessa idea: l’ospedale nuovo serve. E in fretta». Non domani ma ieri, in realtà. Ma ci sarà ancora da aspettare, probabilmente a lungo.

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