Giustizia / Il caso

La sorella di Sara Pedri a Cles: «Non smettete di cercarla, io sono tornata perché è qui che aveva deciso di vivere»

Emanuela Pedri incontra i Carabinieri, e scrive una lettera alla gfinecologa scomparsa. Le ricerche nel lago di Santa Giustina proseguono una volta a settimana, pur con il ghiaccio

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di Marica Viganò

CLES. Emanuela Pedri, sorella della ginecologa scomparsa undici mesi fa, si è fatta forza e sabato scorso ha raggiunto Cles, dove tutto è partito. È lì che la dottoressa Sara Pedri aveva preso un appartamento in affitto dopo aver superato il concorso per dirigente medico presso l'ospedale delle valli del Noce, a metà novembre 2020.

Ed è lì che decise di salire sulla sua Volkswagen T-Roc la mattina del 4 marzo dello scorso anno e di andare a Mostizzolo, parcheggiare vicino al ponte e far perdere le proprie tracce. Emanuela Pedri sabato ha fatto visita ai carabinieri e poi ha raggiunto il ponte, affacciandosi.

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«Sabato ero proprio lì, nel posto che tu hai scelto, un posto che a sol guardarlo ti inghiotte con le sue gole profonde, un luogo che ti fa stare in apnea, che ti ipnotizza e mi rende inquieta - scrive la sorella in un post su Facebook, rivolgendosi a Sara - Una natura selvaggia dove sembra che l'uomo non possa arrivare. Un luogo che hai scelto, come un letto dove poter finalmente riposare da quel malessere che ti inghiottiva, un malessere così profondo che ti impediva di vivere e di voltarti indietro verso di Noi che ci amavi tanto».

Non c'è nessun messaggio d'addio lasciato da Sara Pedri, ma il cellulare abbandonato sul sedile della sua auto e le ricerche da lei effettuate sul web alle 6.16 di quella mattina in merito al ponte di Mostizzolo lasciano pochi dubbi sulla sua tragica fine.

Il lago di Santa Giustina non ha restituito nulla, né brandelli di vestiti, né una scarpa o un accessorio riconducibili alla ginecologa. Il livello dell'acqua, alto nel periodo invernale, sia sta a poco a poco abbassando, ma per organizzare nuove ricerche con i sub si deve attendere ancora qualche settimana quando anche la visibilità sui fondali sarà migliore: tra la fine di marzo e l'inizio di aprile sarà possibile tornare ad immergersi nel lago.

Quando venne presentata denuncia di scomparsa il Commissario del Governo, autorità competente per le persone scomparse, organizzò le ricerche d'intesa con i carabinieri della compagnia di Cles e con i vigili del fuoco, non solo nel lago. Alcune squadre di soccorso perlustrarono i sentieri e le strade nella zona in cui era stata trovata la Volkswagen, nell'ipotesi che Sara Pedri si fosse allontanata a piedi per un'escursione e fosse impossibilitata a tornare perché vittima di un infortunio o per aver perso l'orientamento.

Nessuna pista venne tralasciata, neppure quella di un allontanamento volontario momentaneo. Con il passare delle ore e dei giorni, dopo un continuo confronto tra investigatori, familiari, amici, si è fatta strada l'ipotesi di un gesto disperato. Nel lago di Santa Giustina l'avevano cercata sub, robot, cani specializzati in ricerche in acqua. I vigili del fuoco della zona non si sono fermati neppure nel periodo invernale (ghiaccio e meteo permettendo): il lago viene perlustrato con un gommone una volta alla settimana.

Con l'abbassamento dell'acqua delle prossime settimane qualcosa potrebbe riaffiorare sulle rive, come sperano i familiari della dottoressa, che desiderano «riportare Sara a casa», accompagnarla a Forlì e darle lì l'ultimo saluto.

«Hai scelto un luogo silenzioso - conclude Emanuela nel post dedicato alla sorella - dove l'unico rumore che si sente è quello dello scorrere impetuoso dell'acqua, dove si percepisce un senso di grande libertà, un posto dove non esiste il giudizio, dove il tempo sembra fermarsi. La pace, l'inizio di un viaggio senza tempo... Un posto che dovrò imparare ad amare perché da te scelto».

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