Sanità / Il caso

I Nas al reparto Ginecologia del Santa Chiara: per il «caso Pedri» nuove indagini

Dopo gli ispettori ministeriali, la Procura invia i Carabinieri, obiettivo approfondire l'organizzazione del reparto per valutare la situazione che stava Pedri e che numerose altre colleghe hanno confermato

LEGALI "Tateo Una vittima"
MOTIVI Il rapporto, poi il caos
CASO Trasferito il primario Tateo
VIDEOSCHEDA Da Sara al terremoto

TRENTO. Nuovi accertamenti sul reparto di ginecologia del Santa Chiara sono stati avviati dalla procura di Trento, nell'ambito dell'indagine sulla scomparsa della dottoressa Sara Pedri.

Mercoledì scorso al Santa Chiara si sono presentati i carabinieri del Nas e della polizia giudiziaria. Accompagnati dal direttore medico dell'ospedale Mario Grattarola si sono diretti in ginecologia. Oltre ad acquisire nuovi documenti relativi all'organizzazione del reparto hanno effettuato un sopralluogo per verificare come sono sistemati ambulatori e sale operatorie.

L'indagine, coordinata dalla pm Licia Scagliarini, parte dalla denuncia della famiglia della ginecologa Pedri, 31enne di Forlì di cui non si hanno notizie dallo scorso 4 marzo. Ma va anche oltre: la scomparsa della giovane professionista, come raccontato dai familiari, sarebbe legata alle condizioni di lavoro all'interno del reparto, ai "soprusi" e alle "umiliazioni" che Sara Pedri aveva detto si subire da parte dei vertici.

Obiettivo della procura, dunque, è approfondire l'organizzazione del reparto per valutare la situazione che stava vivendo la dottoressa Pedri e che numerose altre colleghe di reparto hanno confermato.

Al Santa Chiara ad inizio luglio erano arrivati anche gli ispettori del Ministero della salute, proprio nei giorni in cui si concludevano gli accertamenti della Commissione interna. Il 10 luglio scorso l'Azienda sanitaria, nell'annunciare lo spostamento del primario Saverio Tateo e della dirigente medica Liliana Mereu, spiegava che quanto raccolto dalla commissione interna grazie a 110 colloqui sarebbe stato inviato all'Ufficio procedimenti disciplinari per l'attivazione del relativo iter.

Qualche giorno dopo l'ufficio disciplinare ha iniziato una nuova serie di colloqui nella sede di via Degasperi allo scopo di approfondire e acquisire altro materiale. Una sorta di "secondo giro". Mentre sei ginecologhe si sono affidate agli avvocati Andrea de Bertolini e Andrea Manca, ad approfondire il "caso Pedri" e in particolare a indagare sul clima di tensione (mobbing, come è stato definito da alcune colleghe della dottoressa) all'interno del reparto c'è anche l'Ordine dei medici di Trento.

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