Si è spento il sorriso di Nadya Giordano

di Denise Rocca

Nadya Giordano se n’è andata ieri mattina, a 43 anni, dopo una lunga battaglia contro la malattia: un combattimento fatto con forza di volontà e il sorriso stampato in viso. Un volto molto noto a Mori, il suo, perché da una quindicina di anni lavorava nella pubblica amministrazione. Prima come vigilessa, per qualche anno, poi all’ufficio commercio, dove oggi era la funzionaria.

Viveva a Villa Lagarina con la famiglia, i suoi due bambini erano sempre il suo primo pensiero, ma Nadya era originaria di Napoli, da dove era partita ormai tanti anni fa per venire a vivere in Trentino. «Una grande lavoratrice - spiega l’assessore al Commercio del Comune di Mori Flavio Bianchi - A Napoli mi diceva che aveva fatto anche la conducente di autobus. L’amministrazione comunale può solo parlare bene di lei, si è distinta sia per la capacità professionale che per le doti di umanità e relazione con i colleghi che anche in questo percorso che l’ha portata alla scomparsa le sono stati molto vicini».

Da molto tempo Nadya Giordano combatteva con il tumore che l’aveva aggredita e nell’ultimo anno la situazione si era aggravata tanto da tenerla, suo malgrado, spesso lontana dal lavoro: un epilogo che era diventato tristemente evidente col passare del tempo. Il clima negli uffici comunali di Mori ieri era mesto. Lo sconforto tanto, per la perdita di una persona che professionalmente e umanamente aveva saputo farsi ben volere. «È difficile esprimere in poche parole chi era - spiega Erika, una delle colleghe di lavoro - Nadya era una donna sempre proiettata verso il futuro, molto positiva. Ha sempre dato forza a tutti anche nel momento peggiore della sua malattia. Aveva sempre una parola di conforto per gli altri e un grande spirito, molto ottimista e molto forte».

Nel tempo libero la passione per il «cake design» la decorazione di torte che le rende delle vere e proprie sculture di zucchero e pan di spagna: «Ce le portava in ufficio - ricordano le colleghe - Buonissime e belle, delle meraviglie, fantastiche. Poi ha passato un periodo particolarmente salutista e ha cominciato a ridurre zucchero, grassi, fare esperimenti e sono uscite anche cose meno buone, la prendevamo in giro un sacco per questo. Ci siamo fatte delle belle risate assieme, Nadya era uno spirito solare».

Dai ricordi di chi la conosceva, esce il ritratto di una donna che, forte della sua autorevolezza, non aveva timori a presentarsi al mondo nella sua umanità: «Aveva sempre una bella parola per tutti - ricordano in ufficio - anche quando capitava di incontrare persone difficili sul lavoro lei diceva sempre che c’è del buono in tutti e bisogna saperlo tirare fuori. Lavorativamente era il nostro funzionario, molto capace nel suo lavoro e capace soprattutto di conciliare il lavoro produttivo e di organizzazione con una semplicità incredibile».

«Si lavorava in serenità - continua Erika - Nadya del resto era un vero leader: di quelle persone che sapevano fare le cose e quindi anche chiedere che venissero fatte in un certo modo. Era per tutti noi un pilastro al quale appoggiarci nel momento del bisogno e quando ha iniziato a mancare in ufficio a causa della sua malattia si è sentito. Era una donna molto dedita al suo lavoro. Tra colleghi avevamo anche un gruppo whattsApp, nel quale spesso le chiedevamo consiglio quando era via. Era molto responsabile del lavoro che portava avanti, si occupava del comune come fosse la sua azienda».

Nel dolore di una perdita si ricordano anche i momenti di allegria fra colleghe che erano anche amiche: «Personalmente - continua Erika - mi ha dato un ottimo esempio di vita e rispetto del lavoro: tante volte si denigra la pubblica amministrazione, e invece lei era un esempio per tutti noi, una “napoletana anomala”, come la prendevo in giro. Se la rideva di gusto quando le dicevo così».

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