Banche / Il caso

La Cassa di Trento chiude anche la filiale di Cadine: serrande giù dal 3 aprile, resterà solo il bancomat

L'istituto di credito ha inviato una comunicazione ai soci nei giorni scorsi confermando l'ennesima chiusura sul territorio nell'ambito di una riorganizzazione che ha già riguardato Romagnano, Sardagna, Roncafort, Canova e Spini di Gardolo

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di Nicola Maschio

TRENTO. «Da lunedì 3 aprile 2023 la filiale di Cadine sarà operativa unicamente con il servizio ATM-Bancomat».

Questa la comunicazione che la Cassa di Trento ha inviato ai propri soci nei giorni scorsi - la data sul documento è quella dell'8 marzo, ma già in passato le lettere sono arrivate con qualche giorno di ritardo - confermando non solo ciò di cui avevamo scritto poco più di un mese fa, ma soprattutto le preoccupazioni dei cittadini, che assistono impotenti all'ennesima chiusura delle filiali bancarie. Per prima, quest'anno, la sede di Romagnano, nello scorso mese di gennaio, con l'intenzione di centralizzare il servizio sulla struttura di Ravina.

Un annuncio che aveva colto di sorpresa i tanti soci del paese, che avevano risposto con una riunione collettiva, una raccolta firme e la richiesta (accolta ma rivelatasi inconcludente) di un incontro con i vertici dell'istituto bancario.

Una scelta, quella della Cassa di Trento, che ha spinto diversi cittadini a ragionare sulla scelta di un'altra banca, sentendosi di fatto "traditi" da questa decisione.

Da quel momento, qualcuno (tra cui il consigliere comunale Alberto Pedrotti) ha provato a mettere in guardia altre zone del territorio: «Attenzione, perché fonti attendibili parlano di nuove chiusure in programma, a Sardagna e poi a Cadine».

In un primo momento sono arrivate le comprensibili e giustificate smentite, complice anche la scarsa (se non assente) quantità di informazioni a riguardo: «Non abbiamo ricevuto alcuna notizia rispetto a potenziali chiusure, la situazione è tranquilla», avevano commentato Alex Benetti (circoscrizione Bondone) e Giulia Degasperi (Sardagna).

Poi lo scorso 9 febbraio, giù le serrande anche in un'altra filiale, proprio quella di Sardagna. E si è trattato solo di un'altra tappa in questo travagliato percorso, visto che pochi giorni prima, il 31 gennaio, era arrivata anche la notizia della chiusura a Roncafort, tra l'altro dopo quelle di Canova e Spini di Gardolo.

Ma non è tutto visto che, come sottolineato dai vertici della stessa Cassa di Trento - e come già accaduto a Roncafort - sembra destinato a sparire dai sobborghi anche lo sportello del bancomat, se il numero di utilizzi nei mesi post-chiusure non sarà sufficiente a giustificarne la permanenza.

Una «riorganizzazione delle filiali», si legge nella lettera di Cadine, con l'obiettivo «di assicurare a soci e clienti agenzie rinnovate, in cui ottenere un servizio ancora più efficace e capace di rispondere alle esigenze determinate da un contesto sociale ed economico in grande cambiamento».

Un effetto domino preoccupante, che fa inevitabilmente scattare l'allarme.

«Il credito cooperativo è uno dei pilastri che affianca la nostra autonomia - ha aggiunto Benetti -. Per approccio, etica e senso del territorio. Perdere queste realtà non fa altro che omologarci al resto del Paese. In più, la chiusura è arrivata senza preavviso o comunicazione. La banca ha un ruolo sociale importante, sta venendo a mancare proprio quel senso cooperativo che dovrebbe appoggiare le piccole comunità. È chiaro che è in atto un cambio di direzione e che quest'ultimo si sta discostando dai principi iniziali, ma occorre capire verso cosa si sta andando. I segnali sono preoccupanti».

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