Società / La storia

Abdoulaye Fall, 27 anni a Rovereto: «Da 20 anni davanti al Poli, e mi piace così»

Il racconto del 55enne, di origini senegalesi, ambulante nel parcheggio del supermercato: «Sono in Trentino da quando avevo quasi 30 anni, lavoro per portare alla mia famiglia, una volta all’anno, tutto quello che riesco a mettere da parte. Voglio bene alla città, non ho mai subito razzismo»

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di Laura Modena

ROVERETO. Lui è Abdoulaye Fall, 55 anni, originario del Senegal. Non c'è roveretano che, entrando o uscendo dal Poli di via Craffonara, non abbia scambiato due parole con lui. Per anni presente ogni giorno accanto all'ingresso con la sua merce - borse, occhiali, bigiotteria - accuratamente disposta su un telo, e un sorriso generoso sempre aperto sul volto.

Da qualche tempo però ha abbandonato l'attività di vendita ed è passato a occuparsi della pulizia del parcheggio del supermercato. Ma, nell'andirivieni della clientela, quattro chiacchiere le fa sempre volentieri. Racconta spesso di sé e del suo Paese, della sua famiglia e di come è arrivato qui. A Rovereto da ormai 27 anni, Abdoulaye è immigrato a fine anni Novanta. Dapprima è stato ospitato da un connazionale a Lizzana. Poi si è trasferito in un alloggio in via Lungo Leno e ora abita in via Abetone, proprio di fronte al quel supermercato che è ormai la sua seconda casa.

In Senegal ha moglie e figli, due maschi e due femmine tra i 6 e i 14 anni. «Torno a casa una volta all'anno, di solito per due mesi. Lì però è troppo difficile trovare lavoro. Risparmio tutto l'anno per portare i soldi alla mia famiglia. Poi torno qui e ricomincio a mettere da parte».

Quando hai lasciato il Senegal per l'Italia?
«Avevo quasi trent'anni quando sono partito, nel '96. La situazione politica era instabile e mancava il lavoro. Prima ero impiegato come commesso nel negozio di abbigliamento di mio cugino, nel centro di Dakar. Facevamo import-export con Italia e Francia e vendevamo merce di lusso: Vuitton, Dior, Gucci, Saint Laurent. Improvvisamente c'è stata una grande ondata di inflazione e la nostra moneta, garantita dalla Francia (il Franco CFA), ha perso il 50% del valore. Non vendevamo più niente. Io ero ancora giovane e ho scelto di andare via, per cercare fortuna da un'altra parte. Così sono arrivato in Francia. Poco dopo ho deciso di venire qui a Rovereto, dove viveva già da anni un caro amico che faceva il camionista per una ditta di Ala. Mi ha ospitato a Lizzana, ai "condomini verdi". Ma io non avevo i documenti e non potevo lavorare».

Di cosa vivevi?
«Per aiutarmi il mio amico mi ha comprato borse, braccialetti, cinture, portafogli, gioielli. Di giorno giravo per le vie di Rovereto e al mercato del martedì, di sera invece andavo per i bar. Qualche volta mi ha fermato la polizia, ma io non avevo precedenti, non ho mai fatto reati. Volevo solo lavorare per vivere. Allora mi raccomandavano di comportarmi bene, di non rubare, di non spacciare e mi lasciavano andare. Anche per questo motivo sono restato. Erano comprensivi e mi capivano. D'estate invece andavo a vendere sul lago di Garda e a volte anche a Caldonazzo. Sono andato avanti così circa nove anni e poi ho ottenuto i documenti».

E come sei arrivato al supermercato di via Craffonara?
«Un giorno mi sono fermato lì davanti e ho cominciato a mettere giù la roba. Il direttore mi lasciava fare e così un po' alla volta è diventato il mio posto fisso. Un po' prima del Covid, però, la ditta che gestisce le pulizie mi ha chiamato a lavorare. Così ho iniziato a pulire ogni mattina il parcheggio esterno e quello sotterraneo. Facevo anche la sanificazione. Ma ora lavoro solo un giorno alla settimana ed è troppo poco. Sto cercando qualcos'altro, ho fatto anche domanda per lavorare in fabbrica. Negli anni mi è capitato anche di lavorare come stagionale, vendemmia e raccolta mele a Pomarolo e Aldeno».

Che rapporto hai con Rovereto?
«Io sono molto affezionato a questa città, sono fortunato a vivere qui. Dico la verità, la gente mi ha sempre trattato bene. I miei amici mi dicono "vieni in Francia" ma io non ci penso ad andarmene. I roveretani mi vogliono bene e io a loro. La gente si ferma a parlare con me e a me piace chiacchierare. Questa è sempre stata la mia fortuna. Le persone hanno tanta confidenza con me e mi raccontano, pensa che mi chiedono anche consigli. Soprattutto per i problemi tra marito e moglie. Io dico sempre di portare pazienza perché la vita coniugale è complicata, ognuno deve accettare e perdonare. Vivere insieme è difficile ma tutti cercano compagnia. La solitudine appartiene solo a Dio, non alle persone. Dal mio posto vicino all'entrata del supermercato io vedo tante scene, famiglie farsi e disfarsi, tante situazioni».

Come è cambiata la presenza degli stranieri a Rovereto negli anni?
«La situazione è cambiata molto. Purtroppo ci sono molti stranieri, magari nati qui ma figli di immigrati, che non rispettano le regole. Bevono per strada, litigano e si picchiano. Se cerchi di farli ragionare ti aggrediscono. Non va bene perché i roveretani sono accoglienti e io lo posso dire. A me dispiace molto perché così va male per tutti. Io ringrazio Rovereto e questo supermercato perché sono sempre stato aiutato e nessuno mi ha mai fatto problemi».

Non hai subito discriminazioni?
«Mai. Io non ho mai subito razzismo o discriminazioni. Forse anche per il mio modo di fare, perché io do sempre rispetto e non chiedo mai niente. Mi sono sempre sentito accolto. Anche i dipendenti del Poli sono sempre stati gentili con me, ogni tanto mi allungano qualcosa da mangiare o da bere».

In futuro pensi di tornare in Senegal?
«Ormai Rovereto è la mia città, ma vivere da immigrato fino alla morte non va bene. Mi sono realizzato e non posso lamentarmi di niente, ma per me sarebbe ora di tornare, anche per gestire la mia famiglia. Ma in Senegal non c'è lavoro. I miei figli crescono lì e io spero che prendano il diploma e trovino lavoro senza essere costretti a andarsene come ho fatto io».

Conosci altri tuoi connazionali qui?
«Certo! La comunità senegalese in Trentino ha un'associazione che si chiama "Acset - Senegalesi in Trentino" e raccoglie oltre 400 iscritti. Facciamo riunioni a Trento e a Rovereto, per conoscerci e dare una mano ai nuovi arrivati. Per i documenti, per il lavoro, oppure quando ci sono le elezioni in Senegal, ci troviamo e ci aiutiamo. Quando ci sono le feste nazionali organizziamo una sala e a volte vengono anche le autorità del nostro Paese. Così sentiamo che il nostro governo ci è vicino e non ci ha dimenticato».

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