Ex Whirlpool, una «patente» per poter lavorare di nuovo

A Rovereto per ricominciare. La storia di Matteo

Matteo Ravanelli ha ventidue anni e la sua giovane età, unita all’entusiasmo ed alla voglia di fare, sono indubbiamente il valore aggiunto che gli hanno permesso di contrastare la poca esperienza e la sfortuna di iniziare la carriera lavorativa dovendo fare i conti con la crisi economica ed un’azienda che ha chiuso i battenti quattro mesi dopo la sua assunzione. Stiamo parlando dello stabilimento di Spini di Gardolo della Whirlpool, un colosso che con le sue scelte aziendali ha lasciato su una strada centinaia di lavoratori in Trentino. Tra questi c’era anche il giovane di Lavis, che era all’epoca impiegato in una ditta dell’indotto e che ha saputo rimettersi in gioco e dimostrare che gli strumenti per poter trovare una nuova strada nel mondo del lavoro ci sono.

«Quando sono stato licenziato dalla ditta in cui stampavo pezzi di plastica per gli elettrodomestici della Whirlpool, per prima cosa ho deciso di rimettermi a studiare ed ho scelto la strada dell’alta formazione per completare il mio percorso di studi, seguito all’Istituto tecnico tecnologico “Marconi” di Rovereto» racconta Matteo Ravanelli, ripercorrendo le tappe degli ultimi anni.

«Poi è arrivata l’opportunità “patentini” destinati ai lavoratori espulsi dalla Whirlpool e ho scelto di conseguire quello di saldatura». È in questa fase che il ragazzo ha iniziato a frequentare la città della Quercia: al Centro di formazione professionale «Veronesi», infatti, esiste da qualche anno una rete temporanea d’impresa (Volver) di cui fa parte la stessa scuola assieme ad altri enti di formazione. Recentemente è diventata un punto di riferimento per tutti i «lavoratori espulsi dalla Whirolpool» e dalle aziende dell’indotto con il compito di proporre il cosiddetto «insieme coordinato di servizi personalizzati per la rioccupazione» di queste persone. Dalla sensibilizzazione all’accompagnamento al lavoro, passando per il bilancio delle competenze e la formazione specialistica.

Indubbiamente persone giovani e motivate come Matteo hanno una chance in più, ma nel predisporre i vari corsi di formazione mirati all’accesso ed al superamento di esami «abilitanti» si è cercato di spaziare in vari campi. Esistono ventitre diversi percorsi, proprio per offrire a tutti una possibilità di tornare ad avere un lavoro. Si è pensato alle donne ed agli uomini, a chi lavorava in fabbrica e a chi era impiegato negli uffici.

«Io ho seguito il corso che mi ha permesso di conseguire tre diversi patentini inerenti la saldatura» continua Ravanelli. «Il percorso era della durata di 250 ore, io ero il più giovane dei sette che hanno partecipato alle lezioni teoriche e poi pratiche. Sono molto soddisfatto, non solo del fatto che ho potuto conseguire gratuitamente un’abilitazione che, se fatta privatamente, ha un costo che si aggira tra i 15 ed i 20 mila euro, ma anche perché appena uscito di qui ho trovato lavoro». Un lavoro qualificante, tra l’altro: «Sono stato assunto da un’azienda di Mezzolombardo che lavora nell’ambito delle macchine agricole e  che mi ha affidato un reparto nuovo di zecca». Di storie a lieto fine, grazie a questi percorsi mirati, ce ne sono più d’una e riguardano giovani e meno giovani. Italiani e stranieri (un terzo del totale), che grazie a questi «patentini» hanno in mano un attestato che certifica le capacità al futuro datore di lavoro.
Ad oggi sono 106 le persone che hanno seguito i diversi corsi di formazione, 196 i patentini conseguiti nei diversi ambiti. A Rovereto, città in cui l’industria ha fatto storia, anche chi ha perso il lavoro ricomincia a sperare.

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