Sala parto chiusa, donna portata d'urgenza dall'ospedale di Arco al Santa Chiara

L'altra notte all'ospedale di Arco si è verificata la prima vera emergenza ostetrica notturna. Una donna è entrata in ospedale con un probabile distacco di placenta. Aveva dolori e perdite di sangue. In questi casi ogni minuto è prezioso per salvare o limitare i danni al nascituro. Ad Arco è stato fatto tutto quanto prevede il nuovo modello organizzativo, ma ora, a poche ore di distanza da quel parto, sono molti gli operatori che si chiedono se ciò che è stato fatto è stato davvero abbastanza. Se lo chiedono soprattutto alla luce del fatto che il bambino è nato all'ospedale Santa Chiara con un indice Apgar al primo minuto pari a 1. Per i non addetti ai lavori tale indice è una valutazione della vitalità del neonato considerando la frequenza cardiaca, la respirazione, il tono muscolare, i riflessi e il colore della pelle. Il valore massimo dell'indice è 10. I neonati con punteggio tra 7 e 10 sono considerati normali. Un punteggio che va da 4 a 6 potrebbe indicare la necessità di assistenza nella respirazione o, comunque, che il neonato ha dei problemi. Sotto il 3, è evidente, i problemi potrebbero essere ancora maggiori. Per questo, di fronte a indice pari a 1, le preoccupazioni non sono poche e i rischi di possibili conseguenze sono reali.  

La mamma di questo piccolo neonato è residente fuori provincia. Quello nato al Santa Chiara di Trento è il suo primo bambino. La donna era in cura a Rovereto e lì l'altra notte ha chiamato quando si è accorta del sangue e che qualcosa non andava. A Rovereto le hanno detto di fermarsi ad Arco, l'ospedale a lei più vicino. L'ostetrica di Arco è stata allertata dalla collega di Rovereto. Quando la donna è giunta in ospedale erano le tre di notte. Dopo una prima valutazione ostetrica, in pochi minuti è giunto in ospedale anche il ginecologo reperibile e in simultanea è stato anche allertato l'elicottero perché è stato subito evidente che la situazione era grave. Non c'era tempo da perdere. 

Purtroppo i miracoli non li può fare nessuno. I tempi tecnici non possono essere superati e l'elicottero, per quanto veloce, impiega minuti per decollare, per arrivare a destinazione, per ridecollare e portare la paziente al Santa Chiara. Così, da quando la donna è entrata in ospedale ad Arco a quando è nato il bambino a S. Chiara è trascorsa più di un'ora. Troppo? Già ad Arco era chiaro che la donna aveva un probabile distacco di placenta, che il bambino che aveva in grembo era bradicardico, ossia in sofferenza. Si doveva tirarlo fuori dalla pancia nel più breve tempo possibile. La cosa ottimale sarebbe stata entrare subito in sala operatoria. Ma ad Arco, ormai è noto, di notte la sala parto non è in funzione. Non c'è l'equipe di sala. Anche alla presenza di un rianimatore e un ginecologo non è possibile intervenire. Mancano gli strumentisti, manca il secondo ginecologo, mancano tutte le figure necessarie per allestire una sala operatoria. Per questo ad Arco hanno seguito alla lettera le nuove regole e hanno inviato a Trento la partoriente. Il bimbo, come detto, è nato verso le 4 e 20 del mattino. 

Purtroppo è noto che le complicazioni che insorgono per un distacco di placenta possono mettere a repentaglio la vita della gestante e del feto. Lo sanno bene rianimatori, ginecologi e ostetriche impegnati ogni giorno in sala parto. 
Per quanto riguarda la madre, il rischio maggiore è quello di shock emorragico e necessità di un'isterectomia (rimozione dell'utero). Per quanto concerne il feto, invece, oltre all'ipossia e allo stress fetale, può verificarsi una nascita prematura o una morte intrauterina. La mamma ricoverata al S. Chiara sembra stia bene. Il bambini è ancora in fase di valutazione.

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