Commercio / Persone

Dopo 24 anni chiude bottega Rasim: il calzolaio geniale, afflitto dal mal di schiena, vivrà a Lavis senza pensione

Il suo negozio a Zambana era frequentato da una clientela anche del capoluogo: la sua abilità leggendaria, la sua umiltà distintiva. Ma ora è invalido al 100 per cento e non ce la fa più

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di Pietro Gottardi

ZAMBANA. Dopo 24 anni di quotidiano e intenso lavoro e chissà quante migliaia di scarpe, borsette e cinture riparate, Rasim Thersana ha chiuso la sua bottega di artigiano. Nei giorni scorsi questo omone in apparenza altero ma dal cuore buono, con baffi e occhiali giunto in Italia nel 1991 dalla capitale dell’Albania, Tirana , ha liberato il locale al civico 43 di via Degasperi a Zambana, dove lavorava da 11 anni fra le sue vecchie ma incredibilmente efficienti macchine e le montagne di scarpe che la gente nel tempo, aveva scoperto avere più vite se messe nelle sue sapienti mani.

Poche parole - poco più che sussurrate - e mai banali, Rasim aveva fatto dell’umiltà e della dedizione al proprio lavoro e alla propria clientela regole professionali inderogabili, Una presenza discreta ma molto apprezzata la sua, negli undici anni di lavoro a Zambana, come nei 13 anni precedenti nella piccola bottega che aveva aperto nel 2000 a Lavis, in via Roma, di fronte alla canonica, abitata ai tempi dal compianto don Paride Chiocchetti che con lui aveva stretto una salda amicizia.

Rasim, uomo con le mani d’oro e l’intuito degli artigiani bravi e svelti a trovar soluzioni, purtroppo col passare degli anni ha dovuto fare i conti con il suo punto debole: la schiena. «Ho 65 anni e per i miei problemi alla schiena sono invalido al 100% e non ho più la forza necessaria per svolgere il mio lavoro (che si svolge prevalentemente in piedi) ai ritmi richiesti per rispettare i tempi di consegna delle riparazioni ai clienti - ci spiega mentre sta rimuovendo con un raschietto dalla vetrata della sua ex bottega la scritta “Calzoleria” -. Purtroppo sono costretto a chiudere, anche se d’ora in poi dovrò farmi bastare la pensione di invalidità per vivere».

Una situazione non facile quella in cui si ritrova questo bravo artigiano, visto che due terzi circa delle poche centinaia di euro della pensione di invalidità servono per pagare l’affitto dell’abitazione in cui vive a Lavis. «Non ho la pensione per gli anni che ho lavorato. La mia compagna, che curava la parte contabile della mia attività, mi aveva detto che non valeva la pena versare i contributi. La sua pensione - diceva - sarebbe bastata per entrambi». Il destino, tuttavia, sa essere crudele e beffardo. E così, un anno fa, proprio mentre la coppia stava per formalizzare la propria unione civile, un improvviso blocco intestinale nel giro di poche settimane si è portato via la donna. Un colpo durissimo per Rasim a cui ora un aiuto da chi ne ha apprezzato il lavoro e le qualità umane, siamo certi sarebbe gradito. 

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