Lavis, il parroco dice stop ai cortei funebri in paese

di Pietro Gottardi

Il corteo funebre che a Lavis dopo le esequie accompagnava attraverso il paese il feretro del defunto dalla chiesa arcipretale fino al cimitero, non ci sarà più. Dal 21 aprile scorso, giorno di Pasqua, è entrata infatti in vigore la decisione di sopprimere la processione  assunta dal Consiglio pastorale.

A darne comunicazione è stato l’ultimo bollettino parrochiale giunto alle famiglie di Lavis proprio nel corso della settimana santa.

«Una decisione - spiega il parroco don Vittorio Zanotelli - che si colloca all’interno di una più vasta e delicata riflessione fatta negli scorsi mesi dai Consigli pastorali parrocchiali di Lavis e Pressano sulla situazione di chi sta per affrontare la morte, sui familiari che gli stanno vicino e sulla celebrazione cristiana delle esequie».

Riflessione e ragionamenti ai quali ha contribuito con la propria sensibilità e la propria esperienza (è stato per 17 anni cerimoniere del Papa), don Giulio Viviani. Un confronto proficuo, sfociato nella formulazione di alcune indicazioni per una degna celebrazione funebre che sono state riportate in un dépliant illustrativo.

Di tutte, quella di maggiore impatto sulla comunità è sicuramente l’abolizione del corteo funebre che, a detta del Consiglio pastorale, non realizza più le sue finalità. «Il suo scopo sarebbe quello di accompagnare il defunto al luogo della sepoltura con un rituale che prevede canti e preghiere durante il cammino - spiega don Vittorio -. Questo aspetto negli anni è andato però sempre più sfumando, trasformando quella che dovrebbe essere una processione religiosa, in un corteo, che altro non è che la forma laica di una processione».

Considerazioni inoppugnabili, segno dei tempi che sono cambiati, che a Lavis si affiancano ad un problema oggettivo: la distanza che separa la chiesa dal cimitero: «In termini di tempo si tratta di venti minuti ed è lo stesso rituale per le esequie che in casi come questi consente di valutare la soppressione del corteo funebre» aggiunge il parroco.

Un altro importante fattore che ha influenzato la decisione, è il numero crescente di persone che sceglie di essere cremata (58% nel 2015; 57% nel 2016; 61% nel 2017 e 62% nel 2018), eliminando alla radice la necessità del corteo e lasciando come residuale l’ipotesi della tumulazione al cimitero.

«Ecco quindi - si legge nel comunicato del bollettino parrocchiale - che in caso di sepoltura immediata chi desidera assistervi si sposterà autonomamente al cimitero, dove il sacerdote sarà presente per la preghiera prima della tumulazione. In caso di cremazione, invece il sacerdote accompagnerà - come già avviene - la salma all’esterno della chiesa per un’ultima preghiera».
Va poi aggiunto che non tutti i funerali si svolgono nella chiesa arcipretale, ma anche nella chiesetta del cimitero.
Nel 2015 su 46 esequie celebrate, il 32% si è svolto al cimitero; nel 2016 su 38 il 21%; nel 2017 su 49 il 44% e fino a ottobre 2018 su 40 il 40%.

«In molti casi la scelta della funzione al cimitero è stata fatta dai familiari dei defunti proprio per evitare il corteo lungo il paese - rivela don Zanotelli -. Da parroco la speranza è la decisione di sopprimere il corteo funebre consenta anche di tornare a privilegiare la chiesa, autentica casa della comunità, come sede dei funerali».

comments powered by Disqus