Da sei a due Comuni: domenica si decide

di Giuliano Beltrami

Ultima settimana di campagna elettorale prima dei referendum di domenica prossima che coinvolgeranno sei Comuni del Chiese. Sei che potrebbero diventare due: Borgo Chiese da Condino, Brione, Castel Condino e Cimego; Pieve di Bono-Prezzo dal nome unificato dei due Comuni attuali.

Per Pieve di Bono e Prezzo il risultato dovrebbe essere scontato: i due Comuni rappresentano già una coppia di fatto, avendo quasi tutti i servizi in collaborazione. Non altrettanto si può dire per Condino e dintorni, anche se il clima, annunciato come incandescente, si è andato raffreddando durante gli incontri pubblici.
Non mancano le voci critiche, ma sono ridotte ad aperta minoranza. A Condino la battaglia era partita contro la decisione di scegliere Borgo Chiese, anziché Pieve di Condino, in nome di una storia lunga e gloriosa. Alla fine, dopo un volantinaggio colto, i promotori (Nicola Sartori e Franco Bianchini) si sono defilati, affermando per bocca di Sartori che se proprio passasse la fusione egli straccerebbe il certificato elettorale e non andrebbe più a votare.

Dagli incontri con la popolazione, Brione (il Comune più piccolo) è parso il più compatto: domande dal pubblico sì, ma non prese di posizione ostili. All'incontro di Cimego ci sono state un paio di uscite dure, ma sono rimaste nell'angolo dei pochi. Da Castel Condino soffia il vento dell'incertezza. Nell'assemblea popolare a prendere la parola a lungo è stato l'impiegato comunale, fiero avversario della fusione che, a suo dire, allontanerebbe i servizi dal paese.
Gli scenari possibili. Primo: risultato positivo del referendum. I quattro Comuni si uniscono; nella prima consiliatura ogni ex Comune avrà diritto ad un rappresentante in Consiglio comunale; poi si procederà a liste libere, come accade per esempio a Storo (il Comune più grosso delle Giudicarie) dove Darzo, Lodrone e Storo non hanno liste frazionali. Oppure si può fare come a Tione, dove Saone esprime una propria lista.

Secondo scenario: il referendum non passa. Se a bocciarlo fosse la popolazione di un Comune, gli altri tre potrebbero (secondo le ultime normative) andare ad un altro referendum nella primavera del 2015. 
Per il Comune riottoso il futuro è segnato: andare a gestione associata, prevedibilmente con Storo. Ciò farebbe certamente aumentare il disagio per la popolazione, com'è stato spiegato negli incontri. 
D'altronde la strada della chiusura dei Comuni condominio è stata imboccata e (lo dicono chiaro in Provincia), nessuno più potrà autogestirsi come una volta.

È facile immaginare che questi saranno i messaggi portati giovedì al centro polifunzionale di Condino, dov'è in programma l'incontro pubblico finale con un «parterre de rois» di relatori, fra cui il presidente della Provincia Ugo Rossi. Poi non resterà che attendere il risultato delle urne.

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