Incidenti nucleari Francia impreparata

Sull’orlo del burrone, a un filo dalla catastrofe, sempre. Se prima queste erano «considerazioni da bar» o, nella migliore delle ipotesi, da ecoterroristi, ora queste affermazioni, suffragate da fatti e dati, arrivano da chi se ne intende e se ne occupa da tempo. «La Francia non è pronta ad affrontare un incidente nucleare grave». Lo afferma Jean-Claude Delalonde, presidente dell’associazione che riunisce i comitati locali d’informazione sui siti nucleari (Anccli).

Secondo l’associazione, le autorità non hanno messo in pratica gli insegnamenti delle catastrofi di Chernobyl e Fukushima, in particolare sul raggio d’azione del «piano particolare di intervento», le misure da mettere in atto dopo un incidente, che Oltralpe è limitato a 10 chilometri, contro i 20-50 chilometri nei Paesi circostanti. «I piani attuali di soccorso non sono adeguati - spiega Delalonde - Anche se a febbraio 2014 un piano nazionale di risposta è stato reso pubblico, niente è stato messo in atto dopo oltre due anni». C’è in particolare poca chiarezza su modi e tempi di un’eventuale evacuazione, e delle eventuali distribuzioni di iodio stabile per contrastare le radiazioni.

«I piani indiani di evacuazione sono più sviluppati che qui: per esempio prevedono la quantità di cibo da mettere a disposizione, gli alloggi d’emergenza, i letti, le coperte e persino i sari», aggiunge, chiedendo alle autorità di affrettarsi a realizzare quantomeno delle simulazioni digitali delle catastrofi.

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