Muore di fame in cella dopo il furto da 5 dollari

Aveva 24 anni e soffriva di disturbi mentali. È morto di fame in cella, dopo essere stato arrestato per un furto da 5 dollari. Una storia di emarginazione e - accusa qualcuno - di discriminazione che arriva dalla Virginia, Stati Uniti, non molto lontano dalla capitale Washington. Jamycheal Mitchell aveva rubato un paio di snack e una bibita in un mini market della cittadina di Portsmouth, e per questo nell'aprile scorso era finito dietro le sbarre. E vi è rimasto quattro mesi, senza che nel frattempo qualcuno gli abbia detto qualcosa sul suo destino, o abbia fatto qualcosa per venire a capo della sua situazione. Inspiegabilmente, nonostante le sue condizioni psichiche e fisiche andassero visibilmente peggiorando. Un caso clamoroso di «malagiustizia».

Le vittime sono quasi sempre giovani afroamericani o ispanici. E di colore era Jamycheal: «È morto di cause naturali», hanno sentenziato le autorità carcerarie che all'alba lo hanno trovato in cella disteso a terra, senza vita. Nessun segno di ferite o di traumi. Nessun giallo o caso sospetto. Anche se si aspettano ancora i risultati dell'autopsia. Ma si sa che il ragazzo - come denuncia la sua famiglia - da tempo rifiutava il cibo. Non voleva mangiare, e non voleva farsi medicare o curare dal personale del penitenziario. Chiuso in un silenzio che nulla aveva a che fare col suo carattere giocoso e vivace. «Il suo corpo ha ceduto», piange una zia, che lo ricorda come un ragazzo con problemi psichici (soffriva anche di schzzofrenia) ma sempre allegro, pieno di vita. «Fumava, rideva, e faceva ridere la gente, ma non faceva mai nulla di male, non ha mai fatto male a nessuno», ricordano.

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