Morì di parto per la «ventosa» Omicidio colposo per 2 ostetriche

Devono essere condannate a 1 anno e 4 mesi, con la sospensione condizionale della pena, due ginecologhe dell’ospedale San Paolo di Milano che, quasi tre anni fa, decisero di far nascere una bimba con la tecnica della «ventosa ostetrica», invece che con un taglio cesareo, causando in questo modo, secondo l’accusa, alla madre una vasta emorragia e così, mentre la piccola era venuta alla luce, la donna è morta poche ore dopo. La richiesta è stata formulata dal pm Francesco Vittorio De Tommasi nel processo con rito abbreviato a carico dei due medici imputati per concorso in omicidio colposo davanti al gup Stefania Pepe.

La donna, che aveva 20 anni, di origine marocchina, è morta il 13 giugno del 2015 all’Humanitas di Milano, dove era stata trasferita già in condizioni disperate dopo l’emorragia causata, stando alle indagini del pm e ad una consulenza disposta della Procura, dall’utilizzo della tecnica, considerata desueta dagli inquirenti, della «ventosa», preferita al cesareo d’urgenza e che avrebbe provocato una vasta lacerazione.

L’inchiesta è scattata dopo la denuncia del marito, parte civile con il legale Paola Di Sotto, che ha chiesto un risarcimento a carico degli imputati di 1,5 milioni di euro. Le difese parleranno il 18 maggio.

Stando a quanto ricostruito dalle indagini (agli atti c’è anche una consulenza tecnica depositata dal legale di parte civile, in linea con quella disposta dal pm), nel corso del parto della donna, che era affetta da problemi di obesità, si verificarono alcune complicanze e le due ginecologhe per facilitare l’uscita del feto decisero, «erroneamente» secondo la Procura, di ricorrere alla «ventosa ostetrica» e non ad un taglio cesareo d’urgenza.

Tra l’altro, secondo l’imputazione, le due ginecologhe, prima di praticare la «ventosa», non avrebbero allertato l’anestesista e non avrebbero nemmeno predisposto la sala operatoria per un intervento urgente che poteva rendersi necessario a causa del rischio concreto di una lacerazione grave, che si è poi verificata e ha causato l’emorragia.

Per le difese, invece, stando ad una consulenza di parte, la donna, invece, non sarebbe morta per l’emorragia ma per una embolia da liquido amniotico. Le due dottoresse in sede di udienza preliminare si erano sottoposte all’interrogatorio e hanno poi scelto il giudizio con rito abbreviato. Non è nemmeno escluso che il giudice nel processo, prima di emettere la sentenza, decida di affidare ad esperti una consulenza tecnica d’ufficio per valutare il caso.

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