Dj Fabo: niente funerale ma sì a preghiera in chiesa

L'ultimo saluto sarà nella stessa chiesa dove 40 anni fa era stato battezzato e negli anni successivi aveva ricevuto i sacramenti della prima comunione e della cresima.

Non un funerale, nè una commemorazione, per Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico dal 2014 dopo un incidente stradale, conosciuto come il dj Fabo, che una settimana fa ha deciso di morire attraverso il suicidio assistito in Svizzera. Ma un momento di preghiera, supplicato dalla mamma, che per questo addio ha scelto la parrocchia dei momenti felici, quella di Sant'Ildefonso, zona Sempione, anche se lontano dal quartiere Giambellino, dove Fabiano ha trascorso gli ultimi anni.

L'annuncio è stato dato dalla fidanzata Valeria Imbrogno e dal radicale dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato che sabato 25 febbraio ha caricato Fabiano, 40 anni compiuti due settimane prima, il 9, in macchina e lo ha portato fino alla clinica Dignitas di Zurigo. "Per chi volesse salutare Fabo - è il breve messaggio - la cerimonia sarà venerdì alle 19 nella parrocchia di sant'Ildefonso". Nella chiesa costruita 60 anni fa in cemento armato e mattoni, a forma esagonale, la madre di Fabiano negli ultimi giorni è andata più volte per parlare con il parroco Don Antonio Suighi.

"Don Antonio ha ascoltato la mamma che gli ha parlato di questo suo desiderio di un momento di preghiera - ha spiegato il portavoce della Curia di Milano, Don Davide Milani - Il parroco ci ha interpellato ed è stato deciso di accordare questo momento, che sarà il modo per partecipare al dolore della madre e di tutti quelli che hanno voluto bene a Fabiano". Ma anche se la Curia sottolinea che non sarà una commemorazione funebre (tra l'altro le ceneri del dj morto il 27 febbraio, secondo la sua volontà, sarebbero già state portate in India), non ci sarà una messa e l'unica riflessione sarà quella di Don Antonio, il sì al momento di preghiera viene letta quasi come 'un'apertura'. Di 'svolta rivoluzionaria', parla il deputato di Mdp Arturo Scotto. Mentre la co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni, Mina Welby, vedova di Piergiorgio, al quale 10 anni fa venne negato il funerale religioso, ringrazia Papa Francesco per aver portato 'nell'ambito della Chiesa una rinnovata sensibilità verso la comprensione di posizioni non canoniche'.

"Dieci anni fa il Vaticano chiuse le porte a Welby, per Fabo, le porte della Chiesa saranno aperte - dice - Oggi invece molti illustri rappresentanti della Chiesa hanno espresso la propria compassione e comprensione per il dolore di Fabo e anche a nome dell'Associazione non posso che porgere un sincero e profondo ringraziamento per questa apertura che porta con sé un grande valore di umanità e progressismo".

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