Il dolore di Daniel: «Quel camper ci ha travolti»

Il primo pensiero, quando ha aperto gli occhi in ospedale, è andato ai suoi amici, Daniele e Albano. «Nessuno mi aveva detto nulla. Ho chiesto ad un infermiere e lui mi ha spiegato cosa era accaduto». Erano passate quasi sei ore dallo schianto. Zambanini solo verso sera, in quel maledetto martedì, ha saputo di essere l'unico sopravvissuto della compagnia: i suoi amici erano morti sul colpo nel terribile schianto dal quale lui era uscito miracolosamente illeso. «Ero frastornato. Ho sentito la mia famiglia e ho detto di non raggiungermi in Croazia. Avevo bisogno di stare da solo, di riposare. Ero confuso, non riuscivo a capire nulla». Naturalmente i fratelli non lo hanno lasciato solo e sono subito partiti per la Croazia, per raggiungere Daniel al Centro clinico ospedaliero di Susak, nel reparto di traumatologia in cui era stato ricoverato.

Dopo una notte trascorsa in solitudine, nel dolore e nella riflessione, Daniel mercoledì è stato dimesso e con i fratelli si è subito diretto verso l'Italia, per tornare a casa. A Flavon è arrivato a mezzanotte. «Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini, in particolare le comunità di Flavon, Terres, Cunevo, il personale del consolato italiano. Anche in ospedale mi sono trovato bene», evidenzia.

Con la polizia croata ha parlato solamente prima di ripartire per l'Italia.

Nel frattempo era stata divulgata una versione dell'incidente che Daniel in parte smentisce. «Non è vero che stavamo svoltando a sinistra per raggiungere un distributore di carburante: come può verificare la polizia, le nostre moto erano a posto, avevamo da poco fatto il pieno. Non c'era motivo di svoltare a sinistra o di portarci al centro della carreggiata. Ero il primo della fila: se avessi fatto qualcosa di sbagliato lo saprei». Dell'incidente Daniel non ha ricordi: «Ho perso i sensi, mi sono svegliato in ospedale. Non mi sono reso conto di niente, perché il camper è arrivato alle nostre spalle, ci ha sorpresi».

Il ragazzo, 26 anni, pittore di professione, racconta il viaggio che avevano progettato da tempo: sette giorni in moto, lui, Daniele e Albano con le loro Ktm, Kawasaki e Ducati, verso la Croazia con l'isola di Pag come meta. «Eravamo partiti sabato scorso da Terres, alle 13 - ricorda con la voce che si increspa per il dolore e la commozione - Ci siamo diretti in Alto Adige, per raggiungere Cortina d'Ampezzo.

La prima notte l'abbiamo trascorsa a Erto, poi ci siamo diretti in Istria dove ci stava aspettando un nostro amico. Ci siamo fermati da lui domenica notte, prima di rimetterci in viaggio. Il lunedì abbiamo fatto tappa a Pula, dove ci siamo riposati in un albergo». E si arriva al martedì mattina. Daniel non ce la fa a ripercorrere con la mente le ultime ore trascorse con gli amici. «Eravamo diretti all'isola di Pag» è l'unico particolare che aggiunge prima di distogliere il pensiero da quella tragica mattina. È troppo presto per rivivere quei momenti divertenti e sereni, che poco dopo sarebbero stati interrotti nella maniera più tragica, sulla strada che li stava portando al mare. «Dovevamo andare a Pag, non avevamo intenzione di svoltare. La polizia non ha parlato con me, se non prima che io partissi per rientrare in Italia. Dunque non capisco come abbia fatto a ricostruire la dinamica», evidenzia.

Lui è il «miracolato». Se ne è reso conto quando si è trovato solo, nella stanza d'ospedale: nessuna ferita, nessun trauma grave, a parte qualche graffio. Daniel è stato protetto dalla tuta che indossava, dal casco, dai guanti. Ma anche Daniele Pedron e Albano Mahmutaj indossavano le protezioni. E, soprattutto, non andavano veloci, erano prudenti. Eppure lui si è salvato, mentre gli amici sono morti sul colpo, falciati sul tratto di strada fra Kraljevica e Crikvenica, ad una trentina di chilometri da Fiume. «Se sono qui è per il destino, per la fortuna. Qualcuno dall'alto ha guardato giù» dice. Non ha visto le condizioni in cui sono ridotte le moto. Bastano le foto a testimoniare la crudezza dell'incidente, quelle due lenzuola bianche sull'asfalto e i rottami dei mezzi.

«Fisicamemte sto bene, ma non è semplice - aggiunge - Sono ancora confuso, ma voglio andare dai genitori di Daniele e Albano, voglio stare un po' con loro, parlare». Non sarà solo, Daniel, in questo suo cammino di dolore: un'intera comunità è con lui e con le famiglie Pedron e Mahmutaj.

Un mese di custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga sono le conseguenze immediate per il sessantacinquenne francese che, alla guida di un camper, ha provocato l'incidente stradale in cui sono morti sul colpo Daniele e Albano. La decisione di tratterenere in carcere l'uomo è stata presa dal giudice istruttore al quale è stato affidato il caso.
Nella mattinata di ieri l'uomo è stato interrogato, ma a quanto pare sembra che abbia deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. In pratica, non ha spiegato il motivo per il quale è finito contro le tre moto, spezzando in pochi secondi la vita di due ragazzi che stavano tranquillamente procedendo nello stesso senso di marcia del camper.

Nel corso del pomeriggio di oggi le salme di Daniele e Albano sono attese a Terres e i funerali si svolgeranno domani, sabato (alle 17), giornata di lutto cittadino.

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