Fecondazione assistita ad Arco, anno record di gravidanze

È un anno da record, quello appena trascorso, per il Centro di procreazione medicalmente assistita di Arco, il centro diretto dal dottor Arne Luehwink, dove si rivolgono le coppie che hanno difficoltà ad avere figli

È un anno da record, quello appena trascorso, per il Centro di procreazione medicalmente assistita di Arco, il centro diretto dal dottor Arne Luehwink, dove si rivolgono le coppie che hanno difficoltà ad avere figli.
Nel 2014, infatti, si è avuta la più alta percentuale di gravidanze e successi mai registrato da quando, una decina di anni fa, il Centro ha iniziato la sua attività. Ben 130 le gravidanze su 420 embrio-transfer, il che in termini percentuali si traduce in un 30,95% di trasferimenti di embrioni conclusi con successo, ossia con la nascita di uno o più bambini.

Ma il 2015 è anche un anno di possibili grandi cambiamenti considerato che qualcosa si sta muovendo anche in Trentino sul fronte della fecondazione eterologa (quando il seme maschile o l’ovulo utilizzati non appartengono ad uno dei genitori, ma ad un donatore esterno alla coppia). Attualmente il problema sono soprattutto le donatrici. Del resto perché una donna si dovrebbe sottoporre ad esami, visite, stimolazione ovarica, prelievi per donare gratuitamente ovociti in forma anomima ad una coppia che non conosce? «Per questo ci stiamo muovendo tra i pazienti del nostro centro - spiega Arne Luehwink - e stiamo distribuendo un questionario per vedere l’eventuale disponibilità a donare. Al momento si tratta di un questionario conoscitivo anche se non anonimo».
Anche tra le donne che già si sottopongono a stimolazione ormonale la donazione di ovociti non è comunque a costo zero, nel senso che questi, fino a quando la persona può potenzialmente utilizzarti, potrebbe non essere diposta a donarli ad altri.
«Rispetto ad una iniziale chiusura verso la fecondazione eterologa - spiega il primario - ora quando chiama qualcuno lo inseriamo in una lista d’attesa dicendo che sarà contattato appena avvieremo anche questa attività. Non abbiamo ancora una data certa e comunque saremo più contenti se ci fosse una norma nazionale. Adesso tutto è delegato alle singole regioni o province e quindi ci sono tante soluzioni diverse. Sarebbe utile avere linee guida comuni per evitare il turismo della fertilità».
E mentre la lista d’attesa per la fecondazione eterologa si sta formando piano piano, quella per quella omologa è sempre lunga. Si parla di un anno d’attesa.


«Da alcuni anni il Centro lavora sui 500-600 cicli di secondo livello. Quest’anno abbiamo avuto una percentuale di successo molto alta, al top anche a livello nazionale, ma le oscillazioni da un anno a un altro o da centro a centro dipendono anche dal tipo di popolazione che si rivolge a noi. Più l’età è alta, è noto, e più le probabilità di successo sono basse. Io continuo a ribadire che i figli si devono fare presto, quando si è giovani, e se i figli non arrivano le coppie si devono rivolgere a noi».
Nel 2013 è stato posto il limite dei 43 anni per accedere ai cicli di fecondazione mentre il centro accetta le donne fino a 42 anni e 6 mesi per avere il tempo di poter fare eventualmente visite e tutta la procedura prima del compimento del 43esimo anno di età. In ogni caso è provato che più è bassa l’età della donna e più è alta la probabilità che una delle tecniche, o la Fiavet (i gameti, ossia ovocita per la donna e spermatozoo per l’uomo, si incontrano all’esterno del corpo della donna e solo dopo la fecondazione e la produzione di uno o più embrioni vengono trasferiti nell’utero) o l’inseminazione intra-uterina (il liquido seminale viene introdotto all’interno della cavità uterina) abbiano successo.
Per quanto riguarda i dati sull’inseminazione intra-uterina, il ricorso a questa tecnica di primo livello sta diminuendo. Le inseminazioni di questo tipo nel 2014 sono state 173 e hanno portato a 28 gravidanze. 16,2 la percentuale di successo, la più alta dal 2008.

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